Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Banche, via libera della Camera
Sì tra le polemiche. Il capogruppo Pd accusa gli imprenditori veneti: si sono chiamati fuori
VENEZIA Via libera alla Camera al decreto salvabanche. Un sì tra le polemiche e le accuse. Il capogruppo del Pd, Ettore Rosato, critica gli imprenditori veneti: «Si sono chiamati fuori». Il Capo dello Stato firma la legge sulla commissione d’inchiesta.
VENEZIA Dopo una lunga giornata, segnata come quella precedente dall’ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle, la Camera dei deputati ha approvato ieri con 211 voti a favore, 91 contrari e 3 astenuti il disegno di legge di conversione del decreto che dispone la liquidazione coatta della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e apre la strada all’operazione studiata dal governo di concerto con IntesaSan Paolo, che acquisirà i due istituti («Ci faremo carico della situazione a patto che il decreto non venga stravolto» aveva avvertito alla vigilia della discussione in parlamento l’A.D. di Intesa Carlo Messina).
Il decreto «salva venete», com’è stato ribattezzato, ha avuto 107 voti a favore in meno della questione di fiducia votata dall’aula mercoledì e voluta dal governo per blindare il testo mettendolo al riparo dai 600 emendamenti presentati in commissione. Il provvedimento, che scade il 24 agosto, passa ora all’esame del Senato, dove la maggioranza può contare su numeri assai più risicati e dove già si annuncia battaglia, con mozioni depositate da Federazione delle Libertà, Movimento Cinque Stelle, Mdp e Sinistra (e potrebbe aggiungersi anche la Lega) con l’obiettivo di inasprire le responsabilità dei manager ed estendere la platea degli obbligazionisti: «Se pensano di venire qui con il decreto blindato dalla fiducia dicendo prendere o lasciare sbagliano di grosso» avvertono i senatori di opposizione. Il clima è questo.
Non è stato più sereno ieri, con gli alfieri di Grillo ad alternarsi per l’intera giornata al microfono (erano stati presentati 142 ordini del giorno, 83 a firma M5s, si sono iscritti a parlare in 65 per un totale di 82 interventi: non tutti hanno sfruttato i 10 minuti garantiti dal regolamento, sennò si sarebbero oltrepassate le 13 ore), con momenti surreali dedicati alle origini romane del termine «banchiere», analisi storico filologiche e discorsi in stretto dialetto veneto con conseguenti richiami all’uso della lingua italiana da parte del presidente di turno. Una protesta culminata con il lancio di finte banconote da 500 euro al grido «pigliatevi pure questi».
Duro l’intervento di replica del capogruppo del Pd Ettore Rosato, rivolto - anche - al Veneto, «una regione economicamente forte, il cui tessuto imprenditoriale non ha però voluto assumersi la responsabilità di contribuire alla ricapitalizzazione per la quale lo Stato pure si era reso disponibile». E ancora: «Cercheremo di tutelare in ogni modo i risparmiatori, anche ricorrendo alle risorse che in futuro dovessero derivare dalla gestione dei crediti deteriorati» e però «alcuni di loro avevano obbligazioni che rendevano l’11% e io mi chiedo - ha proseguito Rosato - quando erano andati in banca si erano chiesti come fosse possibile che rendessero l’11%? È giusto ristorarli ora con soldi pubblici?». Chiari pure i riferimenti alla Lega (il deputato vicentino Filippo Busin poco prima aveva definito «meschine» le allusioni su una presunta connivenza del centrodestra che da vent’anni governa la Regione con la mala gestio delle due banche), quando il capogruppo dem ha accusato: «C’era chi diceva che le popolari non andavano toccate, che non avrebbero mai dato problemi e invece abbiamo scoperchiato noi il pentolone dei crediti deteriorati, delle società sottocapitalizzate, delle cattive gestioni che esistevano da anni, di cui tutti sapevano ma chi c’era prima di noi aveva fatto finta di non vedere».
Molti gli ordini del giorno firmati dai deputati veneti approvati, a cui si vedrà se il governo darà mai seguito: quello di Domenico Menorello sul monitoraggio congiunto Stato-Regione sul rischio credit crunch («È assolutamente necessario che si confermi la vicinanza del sistema bancario al territorio e si rinsaldi il rapporto con le imprese» ha detto ieri il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas), quello di Enrico Zanetti sulla detassazione delle transazioni cui hanno acconsentito gli azionisti, quello di Sara Moretto sulla messa al riparo delle stesse transazioni da possibili azioni revocatorie da parte dei commissari, quello di Federico Ginato sull’obbligo per le banche di rispondere dei danni derivanti dai contenziosi, quello di Simonetta Rubinato per il supporto agli uffici giudiziari e il recupero dei beni appartenenti agli ex vertici aziendali, da utilizzare poi per ristorare i creditori.
Sempre ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la legge per l’istituzione dell’attesa Commissione parlamentare di inchiesta. Entro una settimana saranno nominati i commissari, poi ci vorranno altri dieci giorni per la prima convocazione e la nomina del presidente.
Ettore Rosato (Pd) C’è chi aveva acquistato obbligazioni con tassi all’11%, giusto ristorarlo ora con soldi pubblici?