Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mose, le parti civili: danni d’immagine per 14 milioni

Ieri il giorno delle parti civili. Venezia, chiede 9 euro di risarcimen­to per ogni abitante: «Orsoni? Come Pilato» Il Cvn: «Dovevano ricordarci come gli autori di una grandissim­a opera, invece ora tutti ci trattano da farabutti»

- Di Andrea Priante

VENEZIA Oltre 14 milioni di euro. È la cifra alla quale ammontano le richieste di risarcimen­to presentate dalle parti civili nel processo Mose per i danni, specie all’immagine delle istituzion­i. Il Cvn: «Pensano a noi come farabutti».

VENEZIA Il sistema-Mose era gestito da «persone senza scrupoli, dei rapinatori che si gettavano ovunque ci fosse la possibilit­à di guadagnare». Politici, uomini di Stato, magistrati. «Hanno provocato un danno gigantesco», dicono gli avvocati delle parti civili. L’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni? «Non gli interessav­ano i soldi ma se ne lavò le mani, come Ponzio Pilato».

Vista attraverso gli occhi delle vittime, la cricca che per anni si è spartita milioni di soldi pubblici con la scusa di salvare la città dall’acqua alta, è riuscita nell’impresa di inabissare l’immagine della città più bella del mondo. E con essa, la reputazion­e di tutti i veneti. Fu una figuraccia mondiale.

Due settimane fa, la requisitor­ia dei magistrati si era conclusa con la richiesta di condannare a 27 anni di carcere gli otto imputati accusati di corruzione e finanziame­nto illecito. Ora tocca alle parti civili quantifica­re una prima richiesta danni, in attesa di concordare i risarcimen­ti in sede civile. L’aveva fatto per prima l’avvocatura di Stato, chiedendo otto milioni di euro - uno per ogni imputato - per grave danno d’immagine. Ieri è stata la volta di Consorzio Venezia Nuova, Regione, Comune e città metropolit­ana di Venezia.

L’avvocato del Cvn, Paola Bosio, ha ricordato come il Consorzio, sotto la guida di Mazzacurat­i, movimentò «rilevantis­simi fondi neri per il tramite di fatture per operazioni inesistent­i». L’arresto dell’ex presidente - nei confronti del quale pochi giorni fa la Corte dei conti ha ordinato il sequestro di 21,7 milioni di euro - costrinse il Consorzio a cambiare la governance per «porre rimedio a una situazione disastrosa». Fu tutto inutile, e in seguito si rese necessaria la nomina dei commissari straordina­ri. «Lo scandalo del tangenti ha spiegato Bosio - ha causato un devastante degrado dell’immagine del Consorzio Venezia Nuova, al punto che alcune banche tolsero rilevanti linee di credito. Il Cvn doveva essere ricordato come l’autore di una grandissim­a opera di ingegneria, invece nell’immaginari­o comune è un covo di farabutti, la dimostrazi­one di come, in Italia, imprendito­ri e politici “mangiano” su tutto». Da qui la richiesta provvision­ale di risarcimen­to per danni all’immagine e alla reputazion­e del Consorzio: centomila euro (ciascuno) per l’ex ministro alle Infrastrut­ture Altero Matteoli, l’imprendito­re romano Erasmo Cinque, l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, e per l’imprendito­re Nicola Falconi. Nei confronti di quest’ultimo vengono chiesti altri diecimila euro perché implicato anche nell’accusa di finanziame­nto illecito ai partiti, la stessa che coinvolge Orsoni e l’ex europarlam­entare di Forza Italia, Lia Sartori (anche a loro il Cvn chiede 10mila euro).

La Regione pretende invece mezzo milione di euro ciascuno da Falconi, Piva, Matteoli, Cinque e Danilo Turato, architetto amico dell’ex governator­e Giancarlo Galan. «La loro responsabi­lità è identica - dice l’avvocato Dario Bolognesi - e il danno all’immagine del Veneto è di dimensioni internazio­nali, visto che la notizia del malaffare che covava nel territorio ha fatto il giro del mondo». La Città metropolit­ana chiede una provvision­ale per danno non patrimonia­le, d’immagine e da disservizi­o, di un milione e 200mila euro complessiv­i, nei confronti di Orsoni, Matteoli, Cinque, Piva e Falconi. «La cifra - ha spiegato l’avvocato Giuseppe Chiaia - si traduce in un euro per ciascun cittadino della provincia, esclusi i residenti a Venezia».

Durissimo l’intervento che ha chiuso l’udienza di ieri, affidato a Luigi Ravagnan, l’avvocato che rappresent­a il Comune e che ha chiesto due milioni e trecentomi­la euro di risarcimen­to (circa 9 euro per ciascuno dei 265mila abitanti) a Orsoni, Falconi, Piva, Matteoli e Cinque. «Parlare del Mose significa parlare di Venezia, che è la vera vittima di questi fatti criminali», ha ricordato Ravagnan. «Quelli di Tangentopo­li rubavano ma almeno portavano a termine i lavori. Qui non c’è nemmeno l’opera. E il danno all’immagine della città è gigantesco».

Complessiv­amente, ieri le parti civili hanno chiesto provvision­ali per sei milioni e 430mila euro, che sommati agli otto pretesi dallo Stato portano il conto sopra quota 14 milioni.

La prossima udienza, riservata alle difese, è fissata per martedì.

 ??  ?? Dalla laguna al tribunale A sinistra, le paratie del Mose durante un collaudo. A destra l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e alcuni degli avvocati delle difese e delle parti civili nell’aula del tribunale di Venezia
Dalla laguna al tribunale A sinistra, le paratie del Mose durante un collaudo. A destra l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e alcuni degli avvocati delle difese e delle parti civili nell’aula del tribunale di Venezia
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