Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mose, le parti civili: danni d’immagine per 14 milioni
Ieri il giorno delle parti civili. Venezia, chiede 9 euro di risarcimento per ogni abitante: «Orsoni? Come Pilato» Il Cvn: «Dovevano ricordarci come gli autori di una grandissima opera, invece ora tutti ci trattano da farabutti»
VENEZIA Oltre 14 milioni di euro. È la cifra alla quale ammontano le richieste di risarcimento presentate dalle parti civili nel processo Mose per i danni, specie all’immagine delle istituzioni. Il Cvn: «Pensano a noi come farabutti».
VENEZIA Il sistema-Mose era gestito da «persone senza scrupoli, dei rapinatori che si gettavano ovunque ci fosse la possibilità di guadagnare». Politici, uomini di Stato, magistrati. «Hanno provocato un danno gigantesco», dicono gli avvocati delle parti civili. L’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni? «Non gli interessavano i soldi ma se ne lavò le mani, come Ponzio Pilato».
Vista attraverso gli occhi delle vittime, la cricca che per anni si è spartita milioni di soldi pubblici con la scusa di salvare la città dall’acqua alta, è riuscita nell’impresa di inabissare l’immagine della città più bella del mondo. E con essa, la reputazione di tutti i veneti. Fu una figuraccia mondiale.
Due settimane fa, la requisitoria dei magistrati si era conclusa con la richiesta di condannare a 27 anni di carcere gli otto imputati accusati di corruzione e finanziamento illecito. Ora tocca alle parti civili quantificare una prima richiesta danni, in attesa di concordare i risarcimenti in sede civile. L’aveva fatto per prima l’avvocatura di Stato, chiedendo otto milioni di euro - uno per ogni imputato - per grave danno d’immagine. Ieri è stata la volta di Consorzio Venezia Nuova, Regione, Comune e città metropolitana di Venezia.
L’avvocato del Cvn, Paola Bosio, ha ricordato come il Consorzio, sotto la guida di Mazzacurati, movimentò «rilevantissimi fondi neri per il tramite di fatture per operazioni inesistenti». L’arresto dell’ex presidente - nei confronti del quale pochi giorni fa la Corte dei conti ha ordinato il sequestro di 21,7 milioni di euro - costrinse il Consorzio a cambiare la governance per «porre rimedio a una situazione disastrosa». Fu tutto inutile, e in seguito si rese necessaria la nomina dei commissari straordinari. «Lo scandalo del tangenti ha spiegato Bosio - ha causato un devastante degrado dell’immagine del Consorzio Venezia Nuova, al punto che alcune banche tolsero rilevanti linee di credito. Il Cvn doveva essere ricordato come l’autore di una grandissima opera di ingegneria, invece nell’immaginario comune è un covo di farabutti, la dimostrazione di come, in Italia, imprenditori e politici “mangiano” su tutto». Da qui la richiesta provvisionale di risarcimento per danni all’immagine e alla reputazione del Consorzio: centomila euro (ciascuno) per l’ex ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, l’imprenditore romano Erasmo Cinque, l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, e per l’imprenditore Nicola Falconi. Nei confronti di quest’ultimo vengono chiesti altri diecimila euro perché implicato anche nell’accusa di finanziamento illecito ai partiti, la stessa che coinvolge Orsoni e l’ex europarlamentare di Forza Italia, Lia Sartori (anche a loro il Cvn chiede 10mila euro).
La Regione pretende invece mezzo milione di euro ciascuno da Falconi, Piva, Matteoli, Cinque e Danilo Turato, architetto amico dell’ex governatore Giancarlo Galan. «La loro responsabilità è identica - dice l’avvocato Dario Bolognesi - e il danno all’immagine del Veneto è di dimensioni internazionali, visto che la notizia del malaffare che covava nel territorio ha fatto il giro del mondo». La Città metropolitana chiede una provvisionale per danno non patrimoniale, d’immagine e da disservizio, di un milione e 200mila euro complessivi, nei confronti di Orsoni, Matteoli, Cinque, Piva e Falconi. «La cifra - ha spiegato l’avvocato Giuseppe Chiaia - si traduce in un euro per ciascun cittadino della provincia, esclusi i residenti a Venezia».
Durissimo l’intervento che ha chiuso l’udienza di ieri, affidato a Luigi Ravagnan, l’avvocato che rappresenta il Comune e che ha chiesto due milioni e trecentomila euro di risarcimento (circa 9 euro per ciascuno dei 265mila abitanti) a Orsoni, Falconi, Piva, Matteoli e Cinque. «Parlare del Mose significa parlare di Venezia, che è la vera vittima di questi fatti criminali», ha ricordato Ravagnan. «Quelli di Tangentopoli rubavano ma almeno portavano a termine i lavori. Qui non c’è nemmeno l’opera. E il danno all’immagine della città è gigantesco».
Complessivamente, ieri le parti civili hanno chiesto provvisionali per sei milioni e 430mila euro, che sommati agli otto pretesi dallo Stato portano il conto sopra quota 14 milioni.
La prossima udienza, riservata alle difese, è fissata per martedì.