Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Spiragli per gli azionisti Esuberi, intesa su 4mila
Cause, Campo dopo il no di Cappelleri. Accordo per 4mila
«Ipiccoli azionisti di Bpvi potrebbero essere ammessi come creditori nel fallimento». Così Gaetano Campo, presidente della sezione lavoro e fallimenti del Tribunale di Vicenza, Esuberi, intesa su 4mila.
VICENZA Quattromila prepensionamenti volontari a partire da ottobre, ieri sindacati e vertici di Intesa hanno stipulato l’accordo sugli esuberi. Almeno mille sono dipendenti delle banche venete egli esodi saranno gestiti attraverso il fondo di solidarietà con permanenza massima di 7 anni per i lavoratori dele ex popolari e 5 per quelli d’Intesa. La prima finestra d’uscita è a ottobre e potranno usarla coloro che maturano i requisiti pensionistici entro fine anno, poi entro il 222 e il 2024. I lavoratori di Bpvi e Vb mantengono al momento gli integrativi aziendali.
Risolta la vicenda dei lavoratori, resta apertista quella degli azionisti. «I piccoli azionisti di Popolare di Vicenza, anche se sono soci, potrebbero comunque essere ammessi come creditori nel fallimento. Dipenderà dai commissari liquidatori: la decisione spetta a loro». Gaetano Campo, presidente della sezione lavoro e fallimenti del Tribunale di Vicenza, restituisce uno spiraglio di speranza di risarcimento alle decine di migliaia di azionisti defraudati di Bpvi. Pur se come soci sono di fatto «proprietari» dell’azienda che si avvia alla liquidazione coatta amministrativa, secondo il magistrato gli azionisti potrebbero ugualmente entrare nel gruppo dei creditori: a decidere saranno gli ex amministratori ora commissari liquidatori, Fabrizio Viola, Claudio Ferrario e Giustino Di Cecco. In caso i curatori dovessero dire «no», comunque, gli azionisti potranno ricorrere al tribunale fallimentare, che si pronuncerà in via definitiva.
Ad evidenziare il rischio che con la liquidazione gli azionisti in quanto tali – grandi e piccoli, tutti per le loro quote formalmente titolari dell’azienda (la banca) – rimanessero fuori dalla possibilità di insinuarsi come creditori era stato, nei giorni scorsi, il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri. Campo non nega la tesi del procuratore: «I soci in quanto tali “sono” la banca, hanno sottoscritto un capitale di rischio e il decreto legge li tratta così per questo motivo. Allo stesso tempo però, proprio per queste ragioni sono in piedi le cause civili di azionisti che contestano di non essere stati adeguatamente informati, o di essere stati spinti e sollecitati – sottolinea il magistrato –. Per questo ci sono cause pendenti che chiedono l’annullamento o l’invalidità dei contratti di sottoscrizione: sono azionisti che sostengono di essere creditori dalla banca e vogliono essere risarciti del danno e della somma investita». Nessuno di questi, conferma il giudice, finora si è rivolto al tribunale fallimentare di Borgo Berga «perché siamo ancora entro i termini per fare istanza ai commissari. Chi ritiene di essere creditore lo farà presente ai liquidatori che decideranno se ammetterli o meno allo “stato passivo”, i debiti a cui la banca deve far fronte: è una scelta discrezionale dei commissari – precisa Campo - potrebbero anche decidere di diversificare le posizioni dei piccoli azionisti da quelle degli investitori istituzionali». L’istanza ai curatori può essere rivolta anche da chi non ha avviato cause, conferma il giudice. E in caso di rifiuto «chi si ritiene creditore potrà proporre opposizione al tribunale». Nei giorni scorsi sul tema era intervenuto anche l’avvocato Sergio Calvetti, difendendo la possibilità degli azionisti di insinuarsi come creditori: «Lo confermano numerose pronunce dei giudici civili, intervenute insieme ai lodi della Consob e delle sentenze del gran giurì».