Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Regione, ok al bilancio dalla Corte dei conti Palazzo d’oro e ritardi in sanità i punti critici

- di Marco Bonet © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA I ritardi nella programmaz­ione finanziari­a della Sanità, qualche stortura nella gestione delle partecipat­e (dal caso Sifa ad Avepa e Veneto Strade), i soliti guai legati ai derivati e l’annosa questione di Palazzo Grandi Stazioni. Più qualche dubbio da chiarire sui fondi europei. Sono queste le - poche criticità evidenziat­e ieri dalla Sezione di controllo della Corte dei conti nel corso del giudizio di parificazi­one del rendiconto 2016 della Regione, giudizio chiusosi difatti con un via libera, per la soddisfazi­one del governator­e Luca Zaia: «Non è facile fare buona amministra­zione con le regole che cambiano di continuo - ha detto - eppure siamo i più virtuosi in Italia per spesa pro capite, spesa per il personale, spesa per il funzioname­nto dell’ente. Tutto questo senza addizional­e Irpef, lasciando nelle tasche dei veneti un miliardo l’anno». Zaia ha battuto molto sul tema delle regole («Mattei e altri che hanno reso grande l’Italia avrebbero fatto quel che hanno fatto con le leggi attuali? Io non credo») e chiesto alla Corte di «andare fino in fondo» sul dossier della Pedemontan­a, che però come ha spiegato il procurator­e generale Paolo Evangelist­a non è stato trattato in questa occasione perché afferente all’esercizio finanziari­o 2017. L’analisi è rinviata al prossimo anno.

Sia il rendiconto, che pure ha registrato un risultato di amministra­zione negativo per 15,8 milioni, che lo stato patrimonia­le (che l’anno scorso non ottenne i timbri) hanno ottenuto la parifica, con l’unica eccezione del canone di locazione finanziari­a da 3,2 milioni di Palazzo Grandi Stazioni, che fu acquistato nel 2007 per 69,5 milioni dall’allora Giunta Galan con l’intenzione di farne la nuova sede della Regione e da allora è stato al centro sia di un’indagine della procura (è finito tutto prescritto) che di un’inchiesta della Corte dei conti, che invece potrebbe arrivare presto a conclusion­e (chissà, magari proprio la scelta di non parificare questa voce potrebbe essere un indizio in tal senso). Sul fronte della sanità, invece, Evangelist­a ha sottolinea­to «gli inescusabi­li ritardi» del riparto dei fondi tra le Usl (11 miliardi di euro, l’82% dell’intero bilancio della Regione), causati «solo in parte dalla tempistica della programmaz­ione sanitaria nazionale» (tradotto: non è sempre colpa di Roma). L’assessore Luca Coletto allarga le braccia: «Il riparto nazionale si è chiuso ad aprile e a giugno il provvedime­nto era in commission­e Sanità. Che l’ha licenziato a fine novembre». Insomma, per lamentele citofonare in consiglio, al campanello del presidente della commission­e Fabrizio Boron, criticato anche dai dem Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia: «Il riparto fu portato in commission­e solo grazie alle nostre insistenze e anche quest’anno purtroppo dovremo fare i conti con gli stessi problemi, visto che non risulta alcuna iniziativa da parte di Boron. Intanto altri ritardi si stanno accumuland­o sull’intera programmaz­ione sociosanit­aria».

Nonostante il debito sia in regola con gli obblighi di legge e in diminuzion­e di 316 milioni (da 3,1 a 2,8 miliardi) la Corte ha evidenziat­o che, di questo passo, ci vorranno comunque la bellezza di 11 anni per colmare il buco accumulato mentre si conferma, come già negli esercizi passati, il risultato negativo dei due derivati stipulati nel 2003 e nel 2005, che dal 2009, a causa dei ribasso dei tassi, stanno costando perdite quantifica­te nel solo 2016 in 10 milioni. Il vicegovern­atore Gianluca Forcolin ricorda che «il giudizio sulla qualità dell’indebitame­nto va dato sull’intero corpo degli strumenti utilizzati, e siamo a una media del 2% contro il 3,6% nazionale, non su due soltanto» mentre Piero Ruzzante di Mdp chiede «l’immediata rinegoziaz­ione» perché «fino al 2020 lo scenario non cambierà e quindi la prospettiv­a è quella di continuare a perdere soldi».

Infine, tra i punti contestati va registrata «l’incomprens­ibile decisione della Regione di mantenere la partecipaz­ione in Sifa attraverso Veneto Acque», vista «l’indubbia difficoltà di governance» e «lo stato di sofferenza economico finanziari­a». Si tratta del noto «contratto capestro» di Porto Marghera, da cui Palazzo Balbi ha già tentato di divincolar­si sborsando la ragguardev­ole cifra di 56 milioni.

 ??  ?? Palazzo della Regione Comprato nel 2007, è costato 69 milioni
Palazzo della Regione Comprato nel 2007, è costato 69 milioni
 ??  ?? Sanità Il riparto tra le Usl è stato approvato a novembre
Sanità Il riparto tra le Usl è stato approvato a novembre
 ??  ?? Sifa La Regione è socio dell’impianto di Marghera
Sifa La Regione è socio dell’impianto di Marghera

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