Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Io fascista? Macché Una liberale sfegatata contro chi rinfocola l’odio nel Paese»

- Emilio Randon

VENEZIA Se ha mai alzato il braccio? Certo che sì, e pure di recente. Se ha mai gridato «presente!»? Anche. E con sentimento.

L’ultima volta al funerale di un reduce della Repubblica Sociale Italiana. «Si chiamava Danilo Grumolato ed era un patriota e un gentiluomo e una persona mite e gentile. Ho gridato “presente” io e altri che lo accompagna­vano perché tutti sapevamo che così lui avrebbe voluto». Elena Donazzan è a piede libero, ma anche no, sfacciatam­ente scorretta come sempre ma con qualche preoccupaz­ione circa la possibile e futura tenuta della propria spregiudic­atezza politica. «I rinfocolat­ori dell’odio si sono rimessi al lavoro, come quel Fiano a Roma che vuole incarcerar­e gli accendini con il Duce e mettere in galera le bottiglie di Merlot con l’elmetto. Ogni volta che questo Paese mostra qualche tiepido segno di riconcilia­zione i

La legge Fiano è una legge fumogeno, un’arma di distrazion­e di massa

rinfocolat­ori si fanno sotto: temono che l’odio si spenga, hanno paura che gli italiani escano dalla guerra civile e possano riconoscer­si in un solo Paese».

Elena non confessa ma gli indizi sono contro di lei. La suddetta - leggeremmo nel brogliacci­o di questura – è stata notata in pose e atteggiame­nti inequivoca­bilmente fascisti. Ergo, in base all’articolo 4 della legge Mancino, l’assessore regionale all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro Elena Donazzan, potrebbe essere condannata alla pena da sei mesi fino a due anni, più un’ammenda da 400 mila a un milione di lire, sanzioni previste per chi «esalta pubblicame­nte esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo o le sue finalità antidemocr­atiche». Già la condanna in lire mette tristezza, e su questo l’indagata Donazzan ha ragione a chiede un aggiorname­nto della legge, ma su tutto il resto è fieramente contraria. «Se passa la legge Fiano finisco dentro, certo che sì. Ah, lei dice che potrebbero sbattermi in galera anche adesso? Non so per che cosa ma va bene così, molti nemici, molto onore. A proposito, non sarà mica che l’onorevole Fiano è un ex fumatore? Dico così perché non mi spiego altrimenti il suo accaniment­o contro gli accendini duceschi. Gli ex fumatori sono i più intolleran­ti». Ride e motteggia l’assessore all’Istruzione e alla Formazione. Poi si fa seria. «No, non sono fascista. Primo perché mi manca il contesto: sono nata nel 1972, anno in cui usciva “Il Padrino”, a Roma nasceva il primo governo Andreotti e a Washington scoppiava il Watergate. A quel tempo il regime era caduto da un pezzo. In secondo luogo non lo sono perché in Italia è un reato esserlo». Non fascista, ma gesuitica sì. «Neanche questo, sono una liberale sfegatata. Non voterei mai una legge che punisce l’esibizione della falce e martello e nemmeno una che condanna l’incitament­o all’odio di classe, magari arriveremo a quella che manderà in galera i negazionis­ti dell’effetto serra, ma io non sarò della partita. In quanto all’amico Gianni Scarpa, tutta la mia solidariet­à: era un originale intratteni­tore, felice conduttore di un impianto balneare, uno che cercava di mettere insieme il pranzo con la cena allietando i clienti. Rischia di perdere il posto per una serie di aforismi fascisti e lui stesso è un aforista, un collezioni­sta di calembour, camerata immaginari­o come lo sono tutti quelli che oggi si dicono fascisti per dire qualcos’altro. E cioé che non ne possono più, che il Paese è guasto e non si campa, che la classe politica è indegna. Il prefetto di Venezia non aveva altro da fare che occuparsi di Punta Canna?».

In onore di Gianni Scarpa, Elena Donazzan si vestirà come donna Margherita Sarfatti, «veneziana, ebrea, intellettu­ale scomoda e donna meraviglio­sa, amante del Duce». Come lei indosserà un tubino nero anni ‘30, «molto chic, inviterò gli amici e darò una festa al bagno di Punta Canna. Ci sarà chi si veste da conte Volpi, chi da Italo Balbo, ci saranno Frida e Duranti i divi maledetti. Farò apologia del Ventennio e la farò in maschera, voglio vedere in che reato incorro. Mi spiace solo di non potermi permette la scollatura che poteva permetters­i la Sarfatti, non ho le spalle come le sue. E mi dispiace anche l’idea che la festa possa ulteriorme­nte danneggiar­e il povero Gianni Scarpa. Lui mi sembra già abbastanza nei guai, per cui, forse, il party lo darò da qualche altra parte».

«Okay, seriamente, io ci credo nella libera espression­e del pensiero e considero pericolose certe pulsioni censorie dell’antifascis­mo con le scarpe chiodate, questi sì che sono rigurgiti. I rinfocolat­ori dell’odio oggi hanno due problemi: del primo ho detto – hai visto mai che in questo Paese si smetta di odiare – il secondo gli fa da corollario e complement­o: hai visto mai che la gente veda i veri problemi, la crisi delle banche venete, la pauperizza­zione del nostro territorio? In caso di rischio – e qui siamo al rischio - tirare subito fuori una legge fumogeno come quella dell’onorevole Fiano, accendere e fare cortina. Leggi di distrazion­e di massa, la sinistra le accende sempre quando la pubblica attenzione oltrepassa la soglia della sopportazi­one».

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