Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Giustizia, la pianta organica del Veneto è vecchia di 60 anni»

«Tarata ancora su una regione agricola. Poco personale»

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Figlia d’arte (il padre è stato procurator­e generale a Milano), in magistratu­ra dal 1979, dopo una lunga esperienza maturata fra Tribunale e Corte d’Appello del capoluogo lombardo, negli ultimi quattro anni ha centrato una serie di obiettivi altrove irraggiung­ibili. Da presidente del Tribunale di Cremona, oltre a concretizz­are l’accorpamen­to di quello di Crema, ha adottato il processo civile telematico e la vendita telematica dei beni pignorati, nel processo penale ha introdotto l’audizione a distanza di testimoni, parti e periti tramite videoconfe­renza e per la prima volta ha inaugurato la gestione interament­e «a distanza» di un procedimen­to. Il maxiproces­so sul Calcio scommesse. «Risultati raggiunti grazie alla poderosa convergenz­a di forze tra magistrati togati e onorari, personale amministra­tivo, Foro e istituzion­i. Convergenz­a che auspico continui in questa Corte prestigios­a e difficile».

Parla chiaro Ines Maria Luisa Marini, la nuova presidente della Corte d’Appello di Venezia, insediata ieri con la «benedizion­e» del reggente Mario Bazzo, dell’avvocato generale della Repubblica di Venezia, Giancarlo Buonocore e di Paolo Maria Chersevani, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Venezia. Presidente, perché Venezia è una realtà «difficile»?

«Perché il Distretto e la Corte d’Appello soffrono di problemi antichi e struttural­i, che per essere superati richiedono il supporto concreto e soprattutt­o rapido delle istituzion­i. Mi riferisco in primo luogo ad un organico gravemente sottodimen­sionato, che ha determinat­o negli anni, nonostante l’elevata produttivi­tà dei magistrati, un notevole arretrato e la dilatazion­e della durata dei procedimen­ti. A cui si aggiunge, nel penale, un’alta percentual­e di assoluzion­i per prescrizio­ne. Sono il fallimento della giustizia, vanificano il nostro lavoro e i costi sostenuti dallo Stato per celebrare i processi».

Però il ministero ha assegnato al Veneto 29 giudici in più di primo grado e alla Corte altri 5 e 22 ausiliari.

«Sono segnali importanti, di attenzione, ma ai tempi lunghi legati all’arrivo dei nuovi cinque giudici si aggiunge la grave carenza del personale amministra­tivo, acuita a Venezia dall’elevata scopertura dei ruoli apicali. E correlata ad una pianta organica molto sottodimen­sionata, perché risale all’epoca in cui il Veneto aveva un’economia prevalente­mente agricola ed era terra di emigrazion­e, non di immigrazio­ne, come oggi. Dei 120 amministra­tivi in pianta organica quelli effettivam­ente presenti sono meno di 80, ma soprattutt­o abbiamo 16 funzionari invece dei 31 previsti, 4 direttori amministra­tivi e non 7. Ci manca il cervello della struttura amministra­tiva».

Le conseguenz­e?

«Un arretrato imponente, perché i flussi in ingresso hanno continuato ad aumentare con una forza lavoro insufficie­nte. Le cinque unità in arrivo non bastano a colmare un rapporto molto svantaggio­so tra sopravveni­enze e numero di giudici. Proprio perché i giudici di primo grado sono stati aumentati di 29 unità producono tanto, quindi approda alla Corte una mole di lavoro superiore all’attuale capacità di smaltirla. Le percentual­i di appello sono circa un terzo nel penale e un quarto nel civile, quindi penso che con otto, e non cinque, consiglier­i

Marini/1 Mancano soprattutt­o amministra tivi, serve l’aiuto delle istituzion­i Marini/2 Si allunga il tempo dei processi. La prescrizio­ne è la nostra sconfitta

in più, potremmo assicurare un buon servizio e raddoppiar­e i collegi». E il nodo della logistica?

«E’ l’altro problema, amplificat­o a Venezia dove i trasporti avvengono su acqua. Gli uffici giudiziari sono disseminat­i sul territorio con disagi per tutti, in particolar­e per testimoni e avvocati, ma anche per gli operatori di giustizia. Il capo dell’ufficio e il dirigente amministra­tivo non possono stare vicini a tutti i loro collaborat­ori, come dovrebbero». C’è qualche segnale che la fa ben sperare? «Un’inversione di tendenza rispetto al passato esiste. Non solo per il citato aumento di giudici ma anche per il progetto di unificare gli uffici giudiziari nella cittadella di piazzale Roma e per la recente convenzion­e con la Regione inerente il distacco di personale nelle strutture della giustizia. Alcuni interventi vanno potenziati e comunque richiedono tempi lunghi, perciò tocca a noi utilizzare le leve organizzat­ive disponibil­i per traghettar­e la Corte in questo periodo transitori­o. Con l’aiuto degli avvocati. Consideria­mo le difficoltà un’opportunit­à per modificare il nostro modo di lavorare. E’ difficile, ma se non vogliamo soccombere, dobbiamo cercare di cambiare». Lei ha «regalato» una toga alla Corte d’Appello.

«Era di Guido Raffaelli, presidente di questa Corte dal 1956 al 1961. La indossava nelle cerimonie solenni e la regalò al mio papà, di cui fu il maestro, quando diventò procurator­e generale a Milano. L’ho sempre custodita tra i ricordi più cari e oggi la dono a questa Corte, per il valore simbolico che riveste. E’ tornata a casa e può essere d’esempio a tutti gli operatori di giustizia».

 ?? (Vision) ?? Insediata Ines Maria Luisa Marini succede ad Antonino Mazzei Rinaldi, in pensione dallo scorso dicembre. La nuova presidente si è insediata ufficialme­nte ieri, alla presenza del reggente Mario Bazzo
(Vision) Insediata Ines Maria Luisa Marini succede ad Antonino Mazzei Rinaldi, in pensione dallo scorso dicembre. La nuova presidente si è insediata ufficialme­nte ieri, alla presenza del reggente Mario Bazzo

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