Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Marghera 2.0: navi, logistica e ricerca
La rinascita parte dall’industria green. La nuova stazione delle crociere entro il 2019 vicino alla Fincantieri, il mini off shore per le merci, l’innovazione e start up a ridosso della città. L’accordo con il governo per velocizzare le bonifiche
VENEZIA Dalle ciminiere delle fabbriche a quelle delle navi di crociera, dall’industria chimica all’industria green. E ancora logistica, start up e innovazione. Porto Marghera 2.0 cent’anni dopo l’intuizione del conte Volpi di Misurata. Allora doveva rappresentare il futuro di Venezia e Mestre, oggi anche, nonostante per arrivarci la strada sia diversa. «Il futuro è qui, non a Venezia», va ripetendo da tempo il sindaco Luigi Brugnaro. Lo era anche per Pierre Cardin che aveva pensato di realizzare il suo «fiore» con affaccio sulla laguna, marcando il passaggio dalle fabbriche alla nuova vita dell’area industriale. «La trasformazione del polo chimico, il recupero dell’architettura industriale di Marghera, il suo rapporto con il centro storico e soprattutto con Mestre, sono problemi epocali, che non si risolvono con un grattacielo che è alto e nulla più», lo stroncò ad esempio l’architetto Vittorio Gregotti. E il Palais Lumière travolto da polemiche, vincoli e burocrazie è rimasto solo uno schizzo sulla carta, così come le idee di chi voleva crearci un nuovo quartiere residenziale puntando su un waterfront invidiato da tutto il mondo. «Case? Porto, fabbriche, terziario. O se preferite fabbriche, terziario e porto. Qualche alloggio potrebbe esserci agli ultimi piani del Vega (il parco scientifico e tecnologico, ndr) residence per chi lavora a Marghera nulla di più», insiste il sindaco.
Di sicuro il futuro è la vera sfida di Venezia e del Veneto non solo per le dimensioni dell’area coinvolta (1500 ettari) e del patrimonio infrastrutturale accumulato in 100 anni di storia (almeno sei miliardi di euro), ma anche per la lunghezza del waterfront (oltre trenta chilometri con dodici chilometri di banchine portuali attive) che è già stato oggetto di un gigantesco marginamento per il quale sono già stati investiti centinaia di milioni di euro. «Potenzialmente il domani è roseo: da una parte la deindustrializzazione delle produzioni più vecchie e dall’altra gli spazi infiniti per la nuova industrializzazione compatibile con le tecnologie del momento e del futuro», sottolinea il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia Pino Musolino.
La riconversione 2.0 è già iniziata, L’Eni che ha deciso di trasformare la raffineria tradizionale in bio-raffineria, primo esempio al mondo segnando la svolta green di Porto Marghera ed evitando l’ennesima chiusura delle vecchie fabbriche. A Venezia viene prodotto l’innovativo Green Diesel, che ha caratteristiche chimico-fisiche superiori ai biocarburanti disponibili in commercio e che inquina meno. «Ma il futuro non è scindibile dal passato che ci racconta la storia di un grande porto industriale europeo con una grande ricerca scientifica», spiega Brugnaro. A partire dal porto: industriale, commerciale ma anche passeggeri con la nuova stazione marittima prevista nel canale industriale Nord vicino alla Fincantieri
Il sindaco Brugnaro Il futuro non è scindibile dal passato: la nuova vita dell’area tra porto, fabbriche 4.0 e terziario
(che continua a costruire i sempre più grandi grattacieli del mare) e la Pilkington (che ha deciso di reinvestire a Marghera «riassumendo» i 120 dipendenti che erano in cassa integrazione e cercando cinquanta nuovi giovani) e il canale Brentella. Tre nuovi approdi per le crociere più grandi che non riusciranno a passare per il canale Vittorio Emanuele per raggiungere la Marittima, evitando così il passaggio davanti a San Marco. Perché ormai la soluzione alternativa – duplice — è stata individuata dal governo: mantenere la Marittima e cominciare a spostare le navi a Marghera facendole transitare attraverso il canale dei Petroli dove passano ormai da tempo le navi commerciali. La convivenza non sarà facile, ma gli spazi sono talmente ampi da poter incrociare i due traffici. D’accordo, i passeggeri delle crociere non vedranno più il campanile di San Marco, ma l’arco del cracking (che continuerà a restare per portare attraverso la pipeline i prodotti ai petrolchimici di Mantova e Ravenna), i serbatoi e le poche ciminiere rimaste. «Stiamo lavorando per incentivare l’inserimento e la creazione di nuove industrie compatibili e innovative», dice il presidente del Porto Pino Musolino pensando ad esempio al nuovo deposito di Lng (gas naturale liquefatto), il carburante del futuro. Senza dimenticare le nuove attività di logistica integrata con la semi-lavorazione delle merci per creare lavoro aggiunto, quella che Musolino definisce attività industriali 4.0.
Fondamentale saranno le nuove regole sulle bonifiche su cui Ca’ Farsetti, Regione e ministero dell’Ambiente stanno lavorando insieme da tempo, perché senza bonifica non c’è riconversione. «Sono ottimista — confessa il sindaco — bisogna dare agli investitori tempi e costi certi, quello che non è stato fatto in tutti questi anni». L’intervento è già in corso nell’area MonteSyndial pensata per rappresentare la parte a terra del porto off shore di costiana memoria che l’attuale presidente del Porto vuole ridurre creando un mini terminal sulla piattaforma del Mose a Malamocco. E presto dovrebbero essere pronti per essere «messi all’asta» i 110 ettari di Eni ormai dismessi.
I i tre miliardi di euro, tra opere infrastrutturali, bonifiche e investimenti industriali dell’elenco dei progetti pervenuti alla Regione sembrano essere solo un ricordo di qualche anno fa. Ma gli scenari futuri non sono più fantascienza, visto i primi germi di riconversione greeen e 2.0. L’innovazione potrebbe spianare la strada alla nuova industria, quella della ricerca, delle app, delle telematica, che il Comune ha previsto di insediare a ridosso della città, al parco scientifico e su tutta l’area oggi vuota parallela a via Fratelli Bandiera a Marghera. Il waterfront? Niente yacht, grattacieli o palazzi di vetro, le banchine servono come il pane alle attività di logistica, alle industrie commerciali e alle navi da crociera.