Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E ORA GLI SPAGNOLI FANNO BUSINESS CON IL PROSECCO
IL CASO BUSINESS E POLEMICHE Il colosso Freixenet acquista il vino dal Veneto e lancia la sfida
Freixenet, il più grande produttore spagnolo di spumanti, lancia la sua linea di Prosecco Doc e Docg. La produzione è affidata a un’azienda trevigiana e l’obiettivo degli spagnoli è di rivenderlo, in versione «lusso», soprattutto nel Regno Unito.
TREVISO Fatte le debite proporzioni, è come se Ferrari - il principe delle bollicine italiane - proponesse un accordo ai produttori francesi per commercializzare Champagne con la propria etichetta: c’è il fondato sospetto che, lassù nel nord-est della Francia, lo respingerebbero a schioppettate. Perché saranno anche sciovinisti, i transalpini, ma non mettono in vendita i gioielli di famiglia.
A casa nostra, invece, capita esattamente questo. Succede, cioè, che Freixenet - per i profani, il più grande produttore spagnolo di spumanti e tra i maggiori al mondo, sponsor ufficiale del Motomondiale, con 110 milioni di bottiglie e un fatturato di 530 milioni di euro - ha lanciato quest’anno la sua linea di Prosecco Doc e Docg, in elegante confezione dorata che trasmette un messaggio di raffinatezza e, perché no, di lusso. Parliamo di Prosecco buono e autentico, non di una delle goffe imitazioni che ogni tanto si incontrano in giro per il mondo. Solo che si presenta al consumatore sotto un’etichetta nota ovunque per essere un simbolo del «made in Spain». Non esattamente una valorizzazione del territorio di provenienza, insomma.
Business is business, gli affari sono affari e il mercato, con ogni evidenza, ha spinto Freixenet in questa direzione. La casa spagnola non nasconde i suoi obiettivi: con il Prosecco andrà alla conquista della Gran Bretagna, primo mercato per le nostre bollicine da esportazione. «Abbiamo trovato il Prosecco perfetto per il palato dei britannici», spiega Liza Madrigal, responsabile marketing di Freixenet in UK.
Già, ma dove l’hanno trovato? Perché, accertato che gli spagnoli non hanno acquistato vigneti o cantine dalle nostre parti, è evidente che qualcuno deve aver fornito loro la materia prima. Si chiama «private label» o, detto con parole nostre, produzione per conto terzi: nel caso specifico, la pista Freixenet porta a Oderzo, nel Trevigiano, dove ha sede quel colosso della cooperazione vinicola a nome «La Marca» (9 cantine di produzione, oltre 5.000 viticoltori, 9.000 ettari coltivati a Glera, ricavi balzati l’anno scorso a oltre 100 milioni di euro).
Cosa cambia nel mondo del Prosecco con questa operazione in salsa spagnola? Lorenzo Biscontin, esperto di marketing che ha lavorato per anni nel beverage, risponde così nel suo blog: «Cambia che la marca di Prosecco più conosciuta al mondo d’ora in avanti sarà Freixenet, il cui livello di notorietà è di gran lunga superiore a quello di qualsiasi etichetta storica di Prosecco. E cambia, a mio parere indebolendosi, la percezione del legame tra il Prosecco e il suo territorio d’origine. Inoltre, la produzione di Prosecco per conto di Freixenet da parte della cooperativa che produce la maggiore quantità di Doc in assoluto, rischia di creare ulteriori scontri e fratture».
Tutto perfettamente legittimo, sia chiaro, come si affretta a sottolineare il direttore generale del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi: «L’operazione è stata realizzata con tutti i crismi, da parte di un’azienda straniera che non sta banalizzando il Prosecco ma, anzi, lo valorizza, perché è nel suo stesso interesse. Peggio sarebbe - punge Giavi - se aziende fortemente connotate con il Prosecco sfruttassero questo traino andando a vendere in giro per il mondo altre denominazioni, diciamo così, meno pregiate». Il Veneto, insomma, non sta svendendo un pezzo prezioso del suo sistema agroalimentare? «Io penso - risponde Giavi - che piuttosto sono gli spagnoli a dover essere arrabbiati, visto che la loro azienda principale investe nel nostro vino».
Business is business. Ma, come sibila un produttore dell’area storica d iV aldob biade ne Con egli ano ,« noi chiediamo all’Unesco di tutelare le colline del Prosecco come patrimonio dell’umanità, e poi facciamo il vino per gli spagnoli. Non è così che funziona».
La protesta Chiediamo all’Unesco di tutelare le nostre colline e poi facciamo il vino per gli spagnoli