Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, sì unanime dei sindaci. «E in Provincia torni l’elezione diretta»

Per il voto il 22 ottobre, il consiglio deve deliberare lunedì

- Andrea Zucco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La spesa La Provincia stanzia 300mila euro, il resto potrebbe pagarlo la Regione

BELLUNO Dopo l’approvazio­ne all’unanimità, è scattato l’applauso: ieri pomeriggio l’Assemblea dei sindaci ha conferito al consiglio provincial­e il mandato di indire il referendum per l’autonomia bellunese, da affiancare a quello indetto dalla Regione. Nella sala degli Affreschi di palazzo Piloni, 44 su 61 sindaci del Bellunese (2 Comuni sono commissari­ati) si sono detti d’accordo con l’iniziativa referendar­ia promossa dalla Provincia. Per cercare di ottenere l’accoppiame­nto con il referendum regionale, la convocazio­ne va effettuata entro lunedì. Venerdì mattina, il consiglio provincial­e si riunirà appositame­nte per deliberare. Un passaggio che sarebbe dovuto arrivare ieri pomeriggio, insieme all’approvazio­ne del bilancio di previsione dell’ente ma che è stato rimandato perché nell’emiciclo mancavano due consiglier­i (per la maggioranz­a Pierluigi Svaluto Ferro, per la minoranza Renata Dal Farra).

I primi cittadini bellunesi hanno accettato il quesito e dato mandato alla Provincia di indire il referendum prevedendo nel bilancio un’apposita voce di spesa da 300 mila euro (la prima stima sommaria del costo della consultazi­one). «Il messaggio che è uscito mi rende felice, io ci ho sempre creduto e ora sappiamo che ci credono anche gli altri sindaci», ha commentato la vicepresid­ente Amalia Serenella Bogana, che regge l’ente dalla mancata riconferma di Daniela Larese Filon al timone del Comune di Auronzo. «Non credo ci saranno problemi, usciremo vincitori e ci faremo sentire», ha aggiunto. La Provincia proverà a far sì che sia la Regione a pagare la gran parte delle spese, offrendosi di versare solo la produzione e la distribuzi­one delle schede.

Per il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, bisogna guardare oltre al costo: «Negli anni abbiamo tenuto alta l’attenzione sul mancato riconoscim­ento delle difficoltà bellunesi – ha osservato – .Ora bisogna scegliere se alzare il tiro a livello politico oppure continuare come sempre. Se la Regione, come dice, crede all’autonomia, sostenga una parte dei costi». Il sindaco di Feltre Paolo Perenzin ha proposto la formulazio­ne finale, che tenta di limitare l’impegno economico della Provincia. «Pensiamo anche a quello che dovrà succedere dopo il referendum – ha detto –. Le elezioni di primo grado (ovvero il ritorno alle urne dei cittadini e non dei soli consiglier­i comunali, ndr) devono essere un obiettivo. Da noi solo un ente come la Provincia consente di fare massa critica». Per Ennio Vigne, sindaco di Santa Giustina, l’importante è mirare al bersaglio giusto: «Bisogna avere il coraggio di dire che la Provincia sta andando in default per colpa dei tagli dello Stato – ha attaccato – Se al referendum votano in pochi, è finita».

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Specificit­à montana Il centro di Belluno e, sullo sfondo, le Dolomiti, simbolo dell’unicità della provincia

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