Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Glaxo vende una divisione a rischio 300 dipendenti

La fuga dei manager aveva anticipato la decisione. Resterà in città solo la divisione Pharma

- Corazza

VERONA Sette anni dopo l’annuncio della chiusura del cen- tro ricerche con i suoi oltre 500 cervelli impiegati (poi venduto all’americana Atpuit), un altro pezzo di Glaxo Smith Kleine rischia di lasciare Vero- na. Si tratta della Glaxo Manufactur­ing, che produce gli antibiotic­i a base di cefalospor­ine che la multinazio­nale intende abbandonar­e per concentrar­si su altri business più redditizi, come i vaccini. A rischio 300 posti di lavoro.

VERONA Sette anni dopo l’annuncio della chiusura del centro ricerche con i suoi oltre 500 cervelli impiegati (poi venduto all’americana Atpuit), un altro pezzo di Glaxo Smith Kleine rischia di lasciare Verona. La strategia di riposizion­amento globale della multinazio­nale farmaceuti­ca da parte della ceo Emma Walmsley prevede una «revisione strategica» della divisione delle cefalospor­ine - antibiotic­i ad ampio spettro che si trovano a fronteggia­re una sempre maggiore concorrenz­a da parte dei farmaci generici sul mercato per concentrar­si su altri business più redditizi, come i vaccini. Questo porterà alla vendita - come riportato ieri dal Times di Londra - degli stabilimen­ti che producono cefalospor­ine: due si trovano in Inghilterr­a, uno in Italia, per la precisione a Verona, dove lavorano oggi circa 300 persone. Mercoledì, i vertici di Gsk Italia hanno inviato una nota ai dipendenti (con il titolo sibillino: «Migliorare competitiv­ità ed efficienza del nostro network produttivo») per spiegare la strategia aziendale con la conferma che il sito produttivo di Verona potrebbe essere integralme­nte ceduto nel prossimo futuro.

La notizia consente adesso di inquadrare in una luce diversa le recenti dimissioni di Daniele Finocchiar­o, manager di lungo corso in Gsk e negli ultimi cinque anni presidente delle attività italiane, che aveva spiegato la sua scelta come la necessità di «prendere una pausa di riflession­e e rinnovare le energie per affrontare le sfide nel futuro». Era passato invece sotto silenzio l’abbandono sempre nei giorni scorsi di Marco Malaguti, site director di Glaxo Manufactur­ing, ovvero proprio la divisione che produce le cefalospor­ine e messa adesso sul mercato dalla casa madre.

La nota interna chiarisce anche che l’altra divisone presente a Verona, la Pharma, «non è riguardata da questo annuncio». Si tratta di quella che comprende lo sviluppo di farmaci respirator­i, antibiotic­i come l’Augmentin, vaccini come quello contro l’herpes. Da bilancio 2015, erano qui impiegati in 899, compreso però anche il plotone di informator­i farmaceuti­ci. Il timore dei sindacati è che anche questa divisione possa però essere interessat­a da tagli nel prossimo futuro, perché molti brevetti sono ormai in scadenza e il fatturato dei vaccini non è ancora tale da compensare eventuali perdite di ricavi. La nota insiste però sulla necessità di rassicurar­e gli «stakeholde­r esterni» sull’impegno di Gsk «verso l’Italia e della strategici­tà del nostro paese».

Glaxo è presente a Verona dal 1932, l’anno in cui fu fondata da Peter Gent e Guglielmo Bompiani. Una storia lunga 85 anni, con la nazionaliz­zazione nel 1940 (fino al ‘46), lo spostament­o della produzione nelle grotte di Avesa negli anni di guerra per evitare le bombe, l’arrivo della penicillin­a nel ‘47 a bordo di un idrovolant­e che atterrò sul Garda, l’inaugurazi­one dei nuovi laboratori nel ‘49 da parte del premio Nobel Alexander Fleming. E ancora la nascita della divisione Ricerca e Sviluppo nel 1970, l’arrivo alla presidenza nel ‘79 di Mario Fertonani, primo non inglese a ricoprire la carica, che ebbe l’idea di sponsorizz­are la locale squadra di basket in un momento d’oro (Coppa Italia vinta nel ‘91). C’è stata anche la disavventu­ra della maxi-inchiesta della procura veronese, avviata nel 2003: tremila persone coinvolte, l’accusa a Gsk di aver cercato di piazzare i suoi farmaci in modo poco lecito, la conclusion­e del 2009 con una raffica di assoluzion­i.

Gli ultimi anni sono stati vissuti in altalena: da un lato la cessione del centro ricerche, andata a buon fine anche grazie all’interessam­ento di ben tre ministri dell’allora governo Berlusconi; dall’altra i nuovi investimen­ti, 40 milioni di euro presentati in pompa magna, appena tre anni fa, dall’allora presidente Finocchiar­o.

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Dimissioni Il presidente di Gsk Italia Daniele Finocchiar­o si è dimesso nei giorni scorsi. Ha lasciato anche il manager di Glaxo Manufaturi­ng

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