Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Anche De Poli con Berlusconi Valzer dei posti
VENEZIA Tu chiamalo, se vuoi, «partito dependance», come fanno i leghisti. O casa dei moderati, Ppe in Italia, alternativa liberale, centro popolare, quarta gamba del centrodestra, terza del centrosinistra. Il punto è che lì in mezzo, tra Renzi e Berlusconi, in questi giorni c’è un gran movimento, che coinvolge anche parlamentari e consiglieri regionali veneti. Dopo l’ex vicesegretario regionale del Pd Andrea Causin, ieri anche l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi ha ufficializzato dalle colonne del Corriere del Veneto il suo passaggio con Berlusconi, «unico leader credibile del centrodestra». Lo seguiranno le tre senatrici (Patrizia Bisinella, che è pure la sua compagna, Manuela Munerato e Raffaela Bellot) e i due deputati (Matteo Bragantini e Roberto Caon) di Fare! All’ex Cavaliere guarda anche il senatore dell’Udc Antonio De Poli, che spiega: «Stiamo tornando verso lo schema centrodestra e centrosinistra e in questo contesto un centro autoreferenziale è destinato a sciogliersi come neve al sole. Bisogna essere pragmatici, fare chiarezza, altrimenti gli elettori non capiscono. Serve un’area di centro riferibile al Ppe che sia però ancorata al centrodestra». Il «centro referenziale», ispirato dall’esperienza francese di Macron, di cui parla De Poli sarebbe quello studiato da Angelino Alfano, Pierferdinando Casini, Denis Verdini e Enrico Zanetti, che difatti, tramontato il progetto comune con Tosi a suo tempo benedetto da Verhofstadt dell’Alde, avverte: «Noi siamo aperti al dialogo sia col Pd che con Forza Italia. La legge elettorale lascia ampi spazi per la costruzione di un centro autonomo, liberale e popolare, che ragioni sui contenuti piuttosto che sulle appartenenze e gli schieramenti tradizionali». e Raccontano gli azzurri che per Alfano è impossibile - per ora - pensare al ritorno in Fi. E ad Alfano, che oggi riunirà i suoi a Taormina, sono legati il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani (che dopo aver sostenuto col Pd l’elezione a sindaco di Giordani potrebbe aspirare ad un prestigioso incarico a Padova) e i senatori Mario Dalla Tor e Franco Conte. «Al momento si corre da soli - dice Dalla Tor - ma molto dipenderà dalla legge elettorale». Più defilato l’ex vicegovernatore Marino Zorzato, che allarga le braccia: «Vedo molti personalismi e nessun vero progetto politico». Si muovono da indipendenti, ma sempre nell’alveo del centrodestra, gli alfieri di Parisi, dal senatore Maurizio Sacconi al deputato Domenico Menorello, così come quelli di Fitto, dall’europarlamentare Remo Sernagiotto all’ex consigliere regionale Leonardo Padrin, che stiletta: «Non siamo né profughi né accattoni, andiamo avanti per la nostra strada». In Forza Italia viene dato per certo il «ritorno» dei fratelli Alberto e Massimo Giorgetti, mai usciti ufficialmente, della senatrice Cinzia Bonfrisco e di Quagliariello, che in Veneto significa il consigliere regionale Stefano Casali (che a Palazzo Ferro Fini fa asse con Andrea Bassi e Maurizio Conte), indispettito però dal rientro in pista di Tosi, «che fino all’ultimo alle Comunali di Verona ha cercato i voti del Pd contro di noi». Con le nuove alchimie nazionali, in effetti, gli incroci sul territorio si fanno pericolosi. Come testimonia il nervosismo dei leghisti: «È solo gente a caccia di posti in lista ma hanno fatto male i conti - sibilano i colonnelli -. Forza Italia farà in Veneto tra il 5 e l’8%, che col proporzionale significa tra 3 e 6 parlamentari. Togliamo Ghedini, Brunetta e qualche paracadutato tipo Valentini. Tutti gli altri si scanneranno per le briciole, prima di essere scaricati da Berlusconi. E se mai riuscissero a creare questo fantomatico “soggetto di centro”, potranno brindare se qui ne passerà uno. Insomma, tanto rumore per nulla».