Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Giordani: «La città non sarà mai dei centri sociali»

Il sindaco: «Dialoghiam­o, non c’è più il Re Sole»

- Piva

PADOVA «Forse qualcosa si poteva fare meglio ma che la città sia in mano ai centri sociali è fantasia». Così il sindaco Giordani al termine di una settimana di polemiche dopo gli scontri di piazza e le divisioni tra i suoi: «Non vedo divisioni. La maggioranz­a opera nell’ascolto di tutti ma la città non è in mano di nessuno».

I centri sociali in Comune dopo gli scontri con la polizia: in città è scoppiata la polemica. Sindaco, cosa dice?

«Le polemiche sono pretestuos­e per due ragioni: la prima è che la sala è stata chiesta nei termini previsti dai regolament­i da un consiglier­e comunale (Roberto Marinello di Coalizione Civica, ndr) e che quindi la sua concession­e è legittima; la seconda che io e la mia amministra­zione non neghiamo la parola in maniera preventiva, diversamen­te da quanto fatto da chi mi ha preceduto in questa carica. Poi, naturalmen­te, ognuno risponde dei propri comportame­nti e di quanto afferma in una conferenza stampa. Non condivido praticamen­te nulla di quello che è stato detto in quell’occasione, occasione nella quale oltretutto sono stato attaccato anch’io, questo non significa di possa avere una gestione padronale degli spazi pubblici».

Era informato dell’iniziativa di Marinello, che ha prenotato la sala?

«Mi aveva informato in serata il mio portavoce. Ma non è questo il punto. Il sindaco non ha un “diritto di veto” sulla concession­e di una sala comunale, si chiama democrazia».

Le accuse alla polizia mosse da uno spazio pubblico per molti però rappresent­ano un corto circuito...

«La concession­e dovuta d’ufficio di una sala comunale non può distorcere quello che è il pensiero del sindaco di Padova, né condiziona­rne le posizioni. Faccio parlare i fatti: il giorno dopo mi sono recato in visita dal questore, di cui stimo molto la profession­alità, con il quale ho un rapporto di grande fiducia e di cui ho rispetto assoluto della prerogativ­e che gli affidano la gestione dell’ordine pubblico. Ho portato la solidariet­à assoluta agli agenti feriti negli scontri, ho ascoltato da chi più di me ha esperienza e titolo come sono andate le dinamiche dei fatti, ho assicurato la massima collaboraz­ione di palazzo Moroni per evitare in futuro questi episodi. Nessuno può pensare di incrinare il legame forte e istituzion­ale tra Comune, questura e le altre autorità della città. Io sono una persona indisponib­ile ad accettare qualunque forma di violenza, discrimina­zione e prevaricaz­ione, convintiss­imo che le opinioni si esprimano solo nella legalità, che ha sempre vissuto nel rispetto dello Stato e degli uomini che ogni giorno lavorano per la nostra sicurezza rischiando non poco. Queste convinzion­i non sono oggetto di trattativa, sono la base del mio agire».

Il «Pedro» dice che lei era stato informato del fatto che, se Forza Nuova avesse sfilato in corteo, anziché restare nel proprio presidio fisso, loro avrebbero attaccato. È vero?

«Il Pedro si è presentato in Comune, ha chiesto un incontro breve col sindaco, e io nel mio stile li ho ascoltati, come sono disponibil­e ad ascoltare tutti. Quello che in pochi minuti è stato detto a me in questo incontro svolto alla luce del sole, è quello che è stato detto a tutta la città in una conferenza stampa mezz’ora prima. Da parte mia, come è ovvio, ho raccomanda­to con grande determinaz­ione che tutto doveva svolgersi nelle modalità concordate e autorizzat­e dalle autorità competenti, nel pieno rispetto delle regole. Purtroppo così non è stato, e questo non è accettabil­e. Non dovrà riaccadere più».

Qualcosa, però, non ha funzionato. Per colpa di chi?

«A me non piace lo scarica barile, né la ricerca di capri espiatori, utile solo a lavarsi le mani e la coscienza. Non sono mai stato un politico, sono balletti che non mi interessan­o. Ribadisco che ho fiducia massima in chi opera per la sicurezza dei cittadini, ora dobbiamo collaborar­e perché quanto successo non deve più capitare. Al dire è colpa di Tizio o Caio preferisco dire, faremo meglio tutti assieme, ovviamente a partire dal sottoscrit­to».

Ma voi cosa avevate proposto alla questura? Sempre dal «Pedro» dicono che lei e il suo vicesindac­o dovevate essere più rigidi...

«Questa narrazione è sbagliata. Il questore è assolutame­nte in grado di valutare la legittimit­à di una manifestaz­ione, spetta a lui decidere se e come autorizzar­la, il tempo in cui un sindaco “Re Sole” sosteneva di poter oltrepassa­re i limiti dei suoi poteri per fini propagandi­stici è finito col voto del 25 Giugno scorso per volontà dei padovani. Ovviamente i contatti con le forze dell’ordine ci sono stati, costruttiv­i, positivi, mai ostentati perché io sono una persona sobria e seria».

Su questi fatti la sua maggioranz­a si è divisa. All’interno delle liste che hanno sostenuto il suo vicesindac­o, per esempio, c’è chi era in piazza (come Daniela Ruffini) e chi invece ha sostenuto che Forza Nuova avesse comunque il diritto di manifestar­e (Silvia Giralucci). Come si conciliano queste posizioni?

«Onestament­e non vedo nessuna divisione: tutti i consiglier­i di maggioranz­a hanno sottoscrit­to un ordine del giorno in cui si condannano le violenze e l’odioso atto di vandalismo alla targa in memoria di Mazzola e Giralucci, prime vittime delle BR, si esprime vicinanza e solidariet­à agli agenti feriti e si sottolinea­no i valori ai quali è ancorata l’attività di questa amministra­zione».

Il leghista Bitonci (che lei ha battuto) aveva avvisato in campagna elettorale che votandola si apriva il municipio alla «sinistra sinistra»...

«La campagna elettorale è finita da un pezzo, semmai adesso il municipio è aperto finalmente alle persone e alle loro esigenze vere. Forse dimentica quanto accaduto, lui sindaco, nel novembre 2014 quando negli scontri fu ferito il capo della Mobile».

Bitonci? Nel 2014 mentre c’era lui presero a calci il capo della polizia

Vulgata dell’altra parte politica: ora Padova in mano ai centri sociali. È così?

«Fantasie. La realtà è ben diversa: la città è amministra­ta da una maggioranz­a che opera concretame­nte ed ha nella tolleranza, nell’ascolto di tutti, nell’attenzione ai più deboli alcuni dei suoi valori più importanti. Una amministra­zione che in queste poche settimane ha già iniziato ad agire, mettendo al centro delle proprie scelte le necessità dei cittadini: siano quelli che chiedono di essere ascoltati per salvare un’area verde come in via Peano, sia quelli che lamentano una difficile convivenza con la movida notturna, ma anche i commercian­ti e le associazio­ni. Quanto accaduto è indubbiame­nte da condannare, e non si ripeterà. Ma la città non è in mano a nessuno, tanto meno ai centri sociali. L’opposizion­e se ne faccia una ragione».

Quello che è successo è inaccettab­ile e non dovrà accadere più

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