Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Separazion­e, il prefetto stoppa la Regione

- di Monica Zicchiero e Alberto Zorzi

Il referendum sulla separazion­e di Venezia e Mestre «non s’ha da fare», perché prevale la legge Delrio sulle Città metropolit­ane e dunque un iter completame­nte diverso da quello che sta intraprend­endo la Regione. E’ il senso della risposta del prefetto di Venezia Carlo Boffi alla richiesta di chiariment­i del governator­e Zaia.

Il referendum sulla separazion­e di Venezia e Mestre «non s’ha da fare», perché prevale la legge Delrio sulle Città metropolit­ane e dunque un iter completame­nte diverso da quello che sta intraprend­endo la Regione. Questo, in sintesi, il senso della risposta del prefetto di Venezia Carlo Boffi alla lettera con cui nei giorni scorsi il governator­e Luca Zaia aveva chiesto lumi sulla consultazi­one che prevede la divisione tra il centro storico insulare e la terraferma veneziana. Una proposta lanciata da un comitato separatist­a locale e poi sposata dalla Lega in consiglio Regionale: a febbraio c’era stato il primo passo, con il giudizio di meritevole­zza da parte di Palazzo Ferro Fini, nei giorni scorsi la definizion­e del corpo elettorale, limitato ai cittadini del Comune di Venezia. Tutto, dunque, secondo l’iter previsto dalla legge regionale 25 del 1992. Peccato però che, come ha ribadito il prefetto a Zaia, dal 2014 sia in vigore la legge nazionale 56, cosiddetta Delrio, che prevede modalità del tutto differenti: l’input deve infatti arrivare dal consiglio comunale di Venezia e a votare devono essere tutti i cittadini della Città metropolit­ana (che a Venezia conta 44 comuni). Peraltro il sindaco di Venezia (e metropolit­ano) Luigi Brugnaro fin dal primo secondo ha manifestat­o la sua contrariet­à al referendum, spiegando come creerebbe questioni patrimonia­li complesse, privando Venezia di infrastrut­ture come porto e aeroporto e, per esempio, causando la chiusura del Casinò di Ca’ Noghera, che ricadrebbe nel nuovo Comune di Mestre. Sia Comune che ex Provincia hanno fatto ricorso al Tar proprio per questo. Zaia nei giorni scorsi aveva frenato sull’indizione del referendum, che i promotori vorrebbero accorpato a quello sull’autonomia del Veneto del 22 ottobre. Il governator­e aveva spiegato di aver chiesto nuovi pareri alla Prefettura e all’Avvocatura regionale, ma dalla prima è dunque arrivato lo stop. Ora, dicono dal suo staff, la lettera del prefetto sarà affiancata ad altri pareri ricevuti in vista della decisione finale. La prossima settimana dovrebbe poi sciogliere la riserva il governo, che sta valutando la possibilit­à di sollevare il conflitto di attribuzio­ne alla Corte Costituzio­nale sugli atti della Regione.

Intanto, sul referendum per l’autonomia del Veneto è la senatrice del Pd Simonetta Rubinato a schierarsi con Zaia e a pungolare il ministro dell’Interno Marco Minniti, dem pure lui. E lo fa con un‘interrogaz­ione che chiede conto del perché alla Lombardia sia stata accordata la collaboraz­ione delle prefetture e al Veneto, come ripete Zaia, ancora no. «Ciò sembra mettere in dubbio l’avvio delle procedure di leale collaboraz­ione - scrive - Chiediamo chiariment­i in merito al Viminale».

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