Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Ammazzavo i gatti ma erano altri tempi ora sono pentito»

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VENEZIA «Copar i gati, co le matonele, sbusarghe i oci coi feri de le ombrele, sigar in campo e far le bande, poi far la guera coi bastoni e con le fionde».

Oggi non sono in molti a conoscere Alberto d’Amico, eppure chi ha compiuto i 50 anni ricorda che il cantautore veneziano, oggi 74enne proiettato su nuove avventure cubane, è stato il canzoniere popolare veneto tra i più conosciuti negli anni ‘70 e ‘80. «Copar i gati» è una canzone del 1988, parla dell’infanzia veneziana di D’Amico e non lascia molto spazio all’interpreta­zione: racconta di come passava il tempo quando aveva 10-12 anni.Prima delle domande la premessa è d’obbligo. La sensibilit­à nei confronti degli animali fa parte di una cultura relativame­nte recente, quasi moderna. D’Amico «copar i gati» è un testo molto forte, a rileggerlo

con gli occhi di oggi, com’è nata quella canzone?

«Devo premettere che sono pentito di aver ammazzato tutti i gatti che ho ucciso, sono gesti orribili che ovviamente sono lontani dalla persona che sono ora, ma dobbiamo ritornare indietro nel tempo erano gli anni ‘50, eravamo ragazzini allo stato brado, che passavano pomeriggi interi a far niente,

soprattutt­o d’estate, non c’era la television­e, non c’era nemmeno il pallone, è ovvio che adesso non lo rifarei più, ma al tempo uccidere i gatti era non dico normale, ma comune, sopratutto tra i ragazzini, so bene che con la cultura di adesso quelle parole sono atroci, io stesso sono pentito, ma erano altri tempi. Perché questo accaniment­o nei confronti dei gatti?

«Perché il gatto è anarchico, fa quello che vuole, non esegue un ordine, non è affettuoso o gentile quando vogliamo noi, ha un che di magico, ha quei due occhi che ti guardano e che sembra ti scrutino dentro, era un animale inquietant­e, per quello ce la prendevamo con loro, poi siamo cresciuti, lo ripeto, mi pento molto di averli ammazzati, so che queste sono cose orribili».

Cosa direbbe ai ragazzini che hanno torturato e ucciso il gattino di San Zenone degli Ezzelini?

«Credo vadano responsabi­lizzati, bisogna spiegare loro bene il gesto orribile che hanno fatto, ma non sono dei criminali, non vanno trattati loro come i gatti, è chiaro che hanno dei problemi da risolvere»

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Il cantautore Alberto D’Amico

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