Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I migranti, non solo un’emergenza «Creati centinaia di posti di lavoro»
Servizi, insegnanti, sanitari: vola l’indotto generato dall’accoglienza. «E sono tutti trevigiani»
TREVISO Quando si parla di immigrazione, il primo pensiero va all’emergenza e alla gestione dell’accoglienza, che nella Marca ondeggia intorno ai 2.700 richiedenti asilo fra nuovi arrivi e riconoscimenti (e ne sono passati molti di più). Il fenomeno però ha anche un forte impatto occupazionale. «È realistico stimare 400 persone impiegate – afferma Nicola Atalmi, responsabile delle politiche migratorie per la Cgil di Treviso -. Va distinta l’accoglienza diffusa legata al volontariato e alle parrocchie da quella nei Cas, i centri straordinari che vediamo a Casier e in altri siti che hanno assunto generando economia in modo diretto e indiretto, con contratti regolari in un settore che, fuori dalla nostra provincia, ha ancora angoli grigi».
Le attività
L’indotto esterno alle strutture è difficilmente quantificabile ma c’è ed è sensibile: «Un panettiere nelle vicinanze di un centro di accoglienza ci ha detto di aver raddoppiato il fatturato, e vale lo stesso per altre imprese. I profughi hanno bisogno di cibo, vestiti, beni e servizi». Economia circolare. Al lavoro oggi, nelle caserme, ci sono il metronotte che si occupa di sorveglianza e il laureato in storia medievale che fa il responsabile del centro, ma anche tanti disoccupati e iscritti alle liste di mobilità. «Inoltre, grazie all’impegno della Marca – spiega Atalmi – è stata inserita la clausola sociale che prevede, nel momento in cui il gestore perde l’appalto, l’obbligo di mantenere l’occupazione».
Le imprese
La legge delega sul terzo settore sta riaprendo la discussione sulle cooperative e la trasformazione in imprese sociali, con l’accesso a un albo di iscrizione nazionale e regionale, e per i grandi operatori trevigiani, comporterà un miglioramento delle condizioni per i lavoratori e la gestione dell’impresa. Una novità intanto è stata introdotta: Nova Facility per prima, grazie a un All’opera Sopra, attività didattiche in uno dei centri di accoglienza trevigiani. A lato, il cortile dell’ex caserma Serena, la più grande struttura della Marca accordo con la Cgil e la Prefettura, ha applicato il contratto delle coop sociali. «In particolare, ma non solo, perché percepisce soldi pubblici, questo settore ha bisogno di maggiore trasparenza – chiude Atalmi -. Al sindacato interessa il lavoratore ma quando l’economia è pulita e controllata, come qui, si mette in moto un volano interessante».
Parlare di profughi e lavoro, in questi giorni, evidenzia anche un «compleanno» importante, quello dell’ex caserma Serena fra Treviso e Casier, il più grande Cas della Marca, aperta il 17 luglio 2015 come sito temporaneo per dare una risposta all’inizio della grande emergenza, che doveva accogliere 250 persone e per molti giorni fra 2016 e 2017 ha sforato quota 700.
Ebbene, quel 17 luglio nella prima Serena lavoravano in 20 con una novantina di profughi. La gestione, oggi affidata in proroga alla Nova Facility, in due anni è passata a 142 occupati diretti nell’accoglienza fra Treviso e Oderzo dove i profughi sono ospitati all’ex caserma Zanusso, un Cas da oltre 400 persone (più di quanti ipotizzati inizialmente); a questi numeri vanno aggiunti i 40 dipendenti di Cps e i dieci di Ottavian Ristorazione (in cordata con Nova Facility).
I contratti
Ma chi sono questi trevigiani? Intanto, per il 90% i contratti sono a tempo indeterminato. «Sono stati assunti educatori per adulti e bambini, educatori di strada, operatori socio sanitari, logistici e sociali, mediatori, psicologi, assistenti sociali, interpreti, addetti alle pulizie e alle manutenzioni, insegnanti di italiano e di corsi professionali – spiega Gian Lorenzo Marinese, l’amministratore -. In più abbiamo collaborazioni con legali, medici e infermieri». Molte di queste figure erano inoccupate: «Attingendo alle liste di mobilità e in contatto con i servizi sociali dei Comuni, recuperando persone svantaggiate. Sono per il 70% italiani, con una grande presenza femminile. È un settore che ha anche professionalizzato e che continua a fornire una formazione retribuita». E poi c’è l’indotto: «Il 95% degli acquisti viene effettuato sul territorio – chiude Marinese – e tutte le assunzioni sono trevigiane». Il gestore, oltre ad organizzare attività sportive e sociali, si occupa anche della formazione dei richiedenti asilo: di quelli accolti alla Serena, nel 2016 in 85 hanno trovato lavoro.