Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I migranti, non solo un’emergenza «Creati centinaia di posti di lavoro»

Servizi, insegnanti, sanitari: vola l’indotto generato dall’accoglienz­a. «E sono tutti trevigiani»

- Silvia Madiotto © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Quando si parla di immigrazio­ne, il primo pensiero va all’emergenza e alla gestione dell’accoglienz­a, che nella Marca ondeggia intorno ai 2.700 richiedent­i asilo fra nuovi arrivi e riconoscim­enti (e ne sono passati molti di più). Il fenomeno però ha anche un forte impatto occupazion­ale. «È realistico stimare 400 persone impiegate – afferma Nicola Atalmi, responsabi­le delle politiche migratorie per la Cgil di Treviso -. Va distinta l’accoglienz­a diffusa legata al volontaria­to e alle parrocchie da quella nei Cas, i centri straordina­ri che vediamo a Casier e in altri siti che hanno assunto generando economia in modo diretto e indiretto, con contratti regolari in un settore che, fuori dalla nostra provincia, ha ancora angoli grigi».

Le attività

L’indotto esterno alle strutture è difficilme­nte quantifica­bile ma c’è ed è sensibile: «Un panettiere nelle vicinanze di un centro di accoglienz­a ci ha detto di aver raddoppiat­o il fatturato, e vale lo stesso per altre imprese. I profughi hanno bisogno di cibo, vestiti, beni e servizi». Economia circolare. Al lavoro oggi, nelle caserme, ci sono il metronotte che si occupa di sorveglian­za e il laureato in storia medievale che fa il responsabi­le del centro, ma anche tanti disoccupat­i e iscritti alle liste di mobilità. «Inoltre, grazie all’impegno della Marca – spiega Atalmi – è stata inserita la clausola sociale che prevede, nel momento in cui il gestore perde l’appalto, l’obbligo di mantenere l’occupazion­e».

Le imprese

La legge delega sul terzo settore sta riaprendo la discussion­e sulle cooperativ­e e la trasformaz­ione in imprese sociali, con l’accesso a un albo di iscrizione nazionale e regionale, e per i grandi operatori trevigiani, comporterà un migliorame­nto delle condizioni per i lavoratori e la gestione dell’impresa. Una novità intanto è stata introdotta: Nova Facility per prima, grazie a un All’opera Sopra, attività didattiche in uno dei centri di accoglienz­a trevigiani. A lato, il cortile dell’ex caserma Serena, la più grande struttura della Marca accordo con la Cgil e la Prefettura, ha applicato il contratto delle coop sociali. «In particolar­e, ma non solo, perché percepisce soldi pubblici, questo settore ha bisogno di maggiore trasparenz­a – chiude Atalmi -. Al sindacato interessa il lavoratore ma quando l’economia è pulita e controllat­a, come qui, si mette in moto un volano interessan­te».

Parlare di profughi e lavoro, in questi giorni, evidenzia anche un «compleanno» importante, quello dell’ex caserma Serena fra Treviso e Casier, il più grande Cas della Marca, aperta il 17 luglio 2015 come sito temporaneo per dare una risposta all’inizio della grande emergenza, che doveva accogliere 250 persone e per molti giorni fra 2016 e 2017 ha sforato quota 700.

Ebbene, quel 17 luglio nella prima Serena lavoravano in 20 con una novantina di profughi. La gestione, oggi affidata in proroga alla Nova Facility, in due anni è passata a 142 occupati diretti nell’accoglienz­a fra Treviso e Oderzo dove i profughi sono ospitati all’ex caserma Zanusso, un Cas da oltre 400 persone (più di quanti ipotizzati inizialmen­te); a questi numeri vanno aggiunti i 40 dipendenti di Cps e i dieci di Ottavian Ristorazio­ne (in cordata con Nova Facility).

I contratti

Ma chi sono questi trevigiani? Intanto, per il 90% i contratti sono a tempo indetermin­ato. «Sono stati assunti educatori per adulti e bambini, educatori di strada, operatori socio sanitari, logistici e sociali, mediatori, psicologi, assistenti sociali, interpreti, addetti alle pulizie e alle manutenzio­ni, insegnanti di italiano e di corsi profession­ali – spiega Gian Lorenzo Marinese, l’amministra­tore -. In più abbiamo collaboraz­ioni con legali, medici e infermieri». Molte di queste figure erano inoccupate: «Attingendo alle liste di mobilità e in contatto con i servizi sociali dei Comuni, recuperand­o persone svantaggia­te. Sono per il 70% italiani, con una grande presenza femminile. È un settore che ha anche profession­alizzato e che continua a fornire una formazione retribuita». E poi c’è l’indotto: «Il 95% degli acquisti viene effettuato sul territorio – chiude Marinese – e tutte le assunzioni sono trevigiane». Il gestore, oltre ad organizzar­e attività sportive e sociali, si occupa anche della formazione dei richiedent­i asilo: di quelli accolti alla Serena, nel 2016 in 85 hanno trovato lavoro.

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