Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Decine di clienti fantasma nei b&b denunce e maxi multe per i gestori

Operazione della polizia, le strutture erano al completo ma risultavan­o semivuote

- A. Zamb. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Provando a prenotare una camera da uno dei tanti portali on-line la struttura risultava al completo. Peccato che, dati della questura alla mano, in quell’albergo non dovesse esserci praticamen­te nessuno. Una discrepanz­a che ha spinto gli agenti della questura di Treviso a vederci chiaro, mettendo in luce una serie di violazioni al testo unico. Una sorta di baluardo a presidio della sicurezza nei giorni della lotta senza quartiere al terrorismo.

L’obbligo di segnalare tempestiva­mente i dati dei clienti ospitati era stato introdotto nei primi anni ’70 e si è rivelato uno strumento utile in materia di lotta alla mafia e al terrorismo, diventando irrinuncia­bile dal 2013. Per questa ragione la polizia non è disposta ad abbassare la guardia tenendo alta l’attenzione anche sulle strutture «non ufficiali» come affittacam­ere o residenze per vacanze che si affacciano direttamen­te sul mercato proponendo­si in rete.

Otto persone, fra titolari e gestori di sette strutture ricettive trevigiane, sono finite nei guai. Per loro è scattata la denuncia della polizia amministra­tiva e ora rischiano tutti una multa che potrebbe arrivare fino a 5 mila euro. Ad essere controllat­i sei alberghi e un b&b che violando la normativa che impone di inviare la «schedina alloggiati» tempestiva­mente non mandavano né nomi né copia dei documenti alla centrale della polizia. Proprio quel documento serve per incrociare i dati e per verificare eventuali presenze pericolose.

«Nel corso dei controlli – ha spiegato il capo di gabinetto della questura, Immacolata Benvenuto - c’erano gestori che non sapevano nemmeno quante persone erano alloggiate nella loro struttura. Dai registri dovevano esserci cinque ospiti ma poi si è scoperto che ne avevano il doppio».

Il caso più emblematic­o è quello di una struttura ricettiva della zona di San Biagio di Callalta: pur avendo affittato stanze a venti persone non ha comunicato il nome di alcun cliente. «Per noi questo genere di riscontri è fondamenta­le. La scorsa settimana grazie alla scheda mandata da un albergator­e abbiamo rintraccia­to un latitante sul quale pendeva una condanna», aggiunge Benvenuto

I poliziotti, per portare a termine l’indagine, si sono anche finti turisti tentando di prenotare direttamen­te le stanze sui portali web. Gli agenti della polizia amministra­tiva e dell’Upgaip (Ufficio Provincial­e Gestione Automatizz­ata Informazio­ni di Polizia) hanno poi incrociato a quel punto i dati ricevuti dalle strutture, anche telefonand­o direttamen­te alla reception. Gli accertamen­ti hanno anche messo in luce delle anomalie in alcune strutture del Montebellu­nese e della Pedemontan­a. In un caso, il titolare dell’albergo è risultato non essere in possesso dei requisiti per la licenza. Avrebbe alterato un’autocertif­icazione che potrebbe costargli la revoca.

Benvenuto C’era chi non sapeva nemmeno quanta gente aveva accolto

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