Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Maria scrive dal carcere di Amburgo «Umiliata, chi mi ridà la vita persa?»

Pronto il ricorso per la scarcerazi­one: «Arrestata al G20 mentre aiutava un’amica»

- Federica Fant © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO Maria scrive con una «montagna di umiliazion­e addosso, che non ti levi più». Scrive dal carcere dove vive e dorme ogni giorno dal 7 luglio scorso, da quando era stata fermata e arrestata durante gli scontri tra manifestan­ti e polizia lungo le strade di Amburgo. Mentre nei palazzi, la diplomazia mondiale discuteva le sorti del mondo attorno ad un tavolo, nel rito laico del G20. È con una lettera dal carcere Billwerder di Amburgo, in Germania, che Maria Rocco, 23 anni di Cesiomaggi­ore, racconta la sua sopravvive­nza, dopo che la vita le si era rovesciata nel tempo di un «amen», quel pomeriggio di inizio luglio. Arrestata - assieme al diciottenn­e feltrino Fabio Vettorel, in cella in un carcere minorile - con l’accusa di aver disturbato l’ordine pubblico durante lo scorso G20.

E affidando le sue parole ad una lettera fatta arrivare agli amici qui nell’entroterra di Belluno, Maria li ringrazia. Poi descrive le sue condizioni: «Sono qui in dieci metri quadrati chiusi da sbarre. Non so come fare ad avere tutta questa fiducia nella giustizia, qui la parola giustizia c’è solo nelle uniformi delle persone che hanno scelto, come scopo di vita, di chiudere a chiave queste porte dove sono rinchiusa». Una sua amica ha pagato 10 mila euro per tornare libera perché cittadina tedesca, «ma le mie settimane di vita, chi me le ridà indietro? si chiede la ragazza -. Scusate lo sfogo. Solo il pensiero che state cercando di tirarmi fuori mi tiene un po’ su. Non avrei mai dovuto cacciarmi in questa situazione, tanto meno con Fabio».

Maria Rocco a Feltre stava facendo un periodo di formazione nello studio dell’avvocato Paolo Serrangeli. Ed è (anche) a lui che si è rivolta. «Sono deluso dai rappresent­ati delle amministra­zioni che ho contattato in questi giorni, da molti non ho avuto alcun riscontro. I sindaci di Belluno e Feltre, Jacopo Massaro e Paolo Perenzin mi hanno almeno ascoltato – ha continuato il legale – ma non è sufficient­e».

Nel frattempo il legale di Maria, Domenico Carponi Schittar, dopo l’udienza che ha convalidat­o l’arresto della giovane, ha già depositato il ricorso per tentare, in tempi brevi, la scarcerazi­one. I particolar­i della linea difensiva li anticipa la petizione nata quasi spontaneam­ente sulla pagina Facebook «Maria e Fabio liberi subito». Nel documento si legge che «il 7 luglio scorso i due ragazzi sono stati arrestati con l’accusa di non essersi allontanat­i da una frangia di manifestan­ti violenti distaccata­si da una manifestaz­ione autorizzat­a di contestazi­one del G20».

I due però non si sarebbero allontanat­i dai manifestan­ti più facinorosi «per prestare soccorso ad una ragazza che, nella fuga, si era procurata una frattura esposta ad una gamba». Per «proteggerl­a dal rischio di essere travolta, si sono fermati. Sono stati così arrestati». Insomma, combattuti tra il fuggire e proteggere la ragazza, Maria e Fabio hanno scelto di soccorrere la compagna.

Una battaglia legale che ha visto il coinvolgim­ento delle più alte autorità venete, su tutte il governator­e Luca Zaia, che si è riservato di valutare il contenuto della petizione.

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Il simbolo Una manifestan­te sale su una camionetta della polizia ad Amburgo, durante il G20, e viene colpita dagli idranti

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