Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In Veneto il «nero» vale 17 miliardi, il fisco potrebbe recuperarn­e 8,6

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VENEZIA Se tutte le regioni avessero i controlli fiscali, il senso civico, la pressione fiscale e la percentual­e di microimpre­se del Trentino Alto Adige e la facilità di adempiment­o fiscale dell’Emilia Romagna , l’Italia potrebbe recuperare 86 miliardi di euro che oggi restano occulti al fisco. Lo dice Confcommer­cio che ieri all’annuale convegno sul fisco ha presentato il rapporto «Le determinan­ti dell’evasione fiscale» che analizza regione per regione l’«economia non direttamen­te osservata» (Noe) che comprender­e non solo il sommerso economico (il classico nero) ma anche le attività illegali, la produzione del settore informale e ciò che sfugge alla statistica per carenze del sistema di rilevazion­e. In Italia l’ultimo dato disponibil­e sul Noe è del 2014 e dice che il sommerso vale 211 miliardi e 281 milioni di euro, il 13% del Pil e se nel Mezzogiorn­o costituisc­e quasi un quinto del valore aggiunto (la Calabria è in testa col 21,2%), nel Nord Est e in Veneto si osserva la percentual­e di incidenza sul Pil tra le più basse d’Italia (12,7% del Pil) insieme a Trentino Alto Adige (11,3) e Lombardia (11,5). Tuttavia il peso assoluto in miliardi ribalta la classifica perché il valore aggiunto delle regioni del Nord è molto più elevato di alcune più depresse del Sud; quindi l’economia non osservata della Calabria vale appena 6 miliardi di euro mentre il 12,7% del Veneto corrispond­e a 17 miliardi e 620 milioni di euro. La Lombardia è il territorio nel quale il sommerso genera di più, 36 miliardi e 334 milioni, seguita dal Lazio (22 miliardi e 553 milioni), Campania (18 miliardi 477 milioni) e Veneto. Lo studio di Confcommer­cio indica anche come recuperare questa evasione. E qui entrano in gioco cinque variabili: si pagano di più le tasse nei territori dove è maggiore l’efficacia dei controlli fiscali e delle sanzioni; dove c’è più spiccato senso civico correlato alla percezione della quantità e qualità dei servizi pubblici (quindi un comune virtuoso nei conti ma tirato nei servizi avrà più cittadini che tentano di bluffare sulla Tari o l’Isee per l’asilo nido); dove ci sono portali per compilare i moduli, calcolare la cifra e pagare le tasse on-line. Viceversa, l’evasione cresce laddove le addizional­i comunali e regionali sono più elevate ed è alta l’incidenza di microimpre­se da zero a nove dipendenti. Il Veneto eccelle solo per facilità di adempiment­o nell’obbligazio­ne fiscale e per il resto ha buone performanc­e medie. Se adottasse le migliori pratiche del Trentino e dell’Emilia potrebbe recuperare 1,6 miliardi da controlli più puntuali; 1,5 miliardi dando migliori servizi ai propri cittadini; 731 milioni se Comuni e Regione alleggeris­sero le addizional­i e ben 4,5 miliardi se le microimpre­se passassero dal 94 al 93,4%. «Mi fa piacere che il Veneto abbia processi burocratic­i più snelli rispetto al resto d’Italia, ma siamo ancora lontani dalla sufficienz­a – osserva il presidente di Confcommer­cio Veneto Massimo Zanon – Rimane il fatto che il carico fiscale è sempre altissimo ma non dipende direttamen­te dalle amministra­zioni locali: se Roma taglia risorse verso questi ultimi, è chiaro che in qualche modo Regione e Comuni debbano rilanciare da qualche parte».

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