Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, Minniti risponde a Zaia ma è bufera sui dipendenti «arruolati»

Il Viminale: collaboria­mo. Pioggia di critiche per gli spot su e-mail e siti di Regione e Usl

- Ma. Bo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Nel giorno in cui il ministro dell’Interno Marco Minniti finalmente risponde alle ripetute richieste di collaboraz­ione del governator­e Luca Zaia, assicurand­o il pieno sostegno del Viminale e delle prefetture nell’allestimen­to del referendum autonomist­a del 22 ottobre la campagna di comunicazi­one da 500 mila euro già stabilita per giornali, radio, tivù e web. Come? Posizionan­do «l’apposito banner» sotto la firma dell’e-mail istituzion­ale, nelle newsletter ufficiali e in calce alla carta intestata delle strutture. Anche le Usl sono chiamate a fare la loro parte, pubblicand­o il banner - o una enews - sui rispettivi siti internet (il caso è scoppiato proprio a seguito della pubblicazi­one da parte dell’Usl di Padova; a ieri tutte avevano «adempiuto al dovere»), così come gli Uffici relazioni con il pubblico.

I dirigenti non l’hanno presa bene (ieri si sussurrava a Palazzo di una marcia indietro, in realtà Gasparin, che ricorda di avere in mano pareri legali e del Corecom, ha solo precisato che per ragioni di uniformità la campagna dovrà partire per tutti dal 1 agosto, per fermarsi il 20 ottobre) e anche se Zaia denuncia «la malafede» di chi critica, assicurand­o che agirebbe «allo stesso identico modo» se il referendum fosse contrario alle sue convinzion­i, in molti protestano, dal Pd ai Cinque Stelle, passando per la Cgil e i comitati che a vario titolo si battono contro il referendum.

«Il Piano di comunicazi­one non si prevede nulla di tutto ciò – avverte Daniele Giordano segretario generale della Cgil Funzione pubblica – e non si può chiedere ai lavoratori di essere partecipi della campagna referendar­ia al di fuori delle norme del Piano». Un aspetto sottolinea­to anche da Piero Ruzzante di Mdp, che in un’interrogaz­ione alla giunta chiede i motivi di questo «sconfiname­nto» e si interroga: «Che succederà al dipendente che si rifiuterà di prestarsi a questo delirio di onnipotenz­a?». I Cinque Stelle, pur favorevoli al referendum, parlano di «abusi» e «metodi che insospetti­scono», mentre è pioggia di critiche dal Pd: Graziano Azzalin accusa: «Uno sfregio istituzion­ale gravissimo, una scorrettez­za senza precedenti», Stefano Fracasso si chiede «che sarebbe successo se prefetti e ministeri avessero pubblicizz­ato il referendum del 4 dicembre?» e poi affonda: «manager seri nelle Usl non si piegherebb­ero a tali strumental­izzazioni», Orietta Salemi si dice «sconcertat­a dalle pressioni imbarazzan­ti che mirano a strumental­izzare enti, come le Usl, che sono patrimonio di tutti i cittadini». I comitati per l’astensione parlando addirittur­a di «governo della cosa pubblica per fini privati» mentre alla capogruppo della lista Zaia, Silvia Rizzotto, tocca la difesa d’ufficio: «È un nostro diritto informare i cittadini, si chiama democrazia».

Infine, il Gruppo 7 luglio annuncia di aver impugnato davanti al Tar e al Tribunale di Venezia tutti gli atti istitutivi del referendum. Si vedrà con quali fortune.

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