Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nuove opere anti alluvione per 242 milioni «Bacini inutili contro la siccità»
VENEZIA Opere realizzate per 298 milioni di euro. Ed altre programmate o già progettate per 242 milioni. È il bilancio, tracciato ieri dall’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, del Piano per la sicurezza idraulica varato dalla Regione dopo la Grande Alluvione del 2011. «Come si vede dalle cifre - ha detto Bottacin - in questi anni abbiamo investito moltissimo su questo fronte, ma si tratta di opere poco visibili, che penso sia opportuno portare a conoscenza dei cittadini». Il punto di partenza è il mastodontico «Piano D’Alpaos» da 2,7 miliardi, «soldi che ovviamente non ci sono tutti e subito, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare - ha spiegato l’assessore - e mi riferisco soprattutto alla rete secondaria, quella che va più in sofferenza quando si verificano, ormai con sempre maggior frequenza, le “bombe d’acqua”». In questo ambito, Geni civili e servizio forestale hanno portato a termine in questi anni 115 interventi, dalla riparazione di opere danneggiate al troppo spesso sottovalutato taglio della vegetazione negli alvei, passando per la «rinaturalizzazione» dei corsi d’acqua. Poi ci sono gli interventi strutturali, come il bacino di Caldogno (41 milioni), quello di Trissino (25 milioni), di Colombaretta (11 milioni). «Presto avvieremo i lavori del bacino sul Muson, per un importo di 18 milioni, di San Lorenzo, e sono altri 5 milioni, e a monte di Viale Diaz, a Vicenza, per 18 milioni». Nell’occasione è stata discussa anche la possibilità che questi invasi, creati per sopportare le possibili piene dei corsi d’acqua limitrofi mettendo così al riparo i centri abitati vicini, possano essere utilizzati come «serbatoi» per i periodi di siccità, come quello stiamo attraversando: «In alcuni casi questo è possibile, penso al bacino di Meda, nel Vicentino, a quello di Ravedis in Friuli o quello del lago di Corlo, nel Bellunese. Ma non sempre si può fare. La maggior parte dei bacini di laminazione - ha spiegato Bottacin - deve infatti essere lasciata vuota, proprio perché questi devono essere pronti ad accogliere le possibili piene, sempre imprevedibili. Altri, invece, hanno problemi legati al suolo e alle falde sottostanti. In ogni caso, l’acqua può essere gestita con oculatezza anche col sistema attuale, basta vedere il livello del Piave, interamente “nostro” e quello dell’Adige, che invece dipende dai serbatoi trentini». Infine, la Regione intende creare un «catasto» delle opere idrauliche: dal Dopoguerra a oggi, tra cantieri chiusi e progetti, ne sono state censite ben 16 mila. per l’autonomia invita tutti i dirigenti e i dipendenti della Regione, comprese le Usl e gli Uffici relazioni con il pubblico a pubblicizzare la consultazione del 22 ottobre. Il banner dev’essere inserito nelle email, nella carta intestata e nei siti istituzionali (nella foto quello dell’Usl di Padova) («I dirigenti regionali, assieme al prefetto di Venezia e ai suoi funzionari, sono già all’opera sulle procedure e gli adempimenti indispensabili per il corretto svolgimento della consultazione» fa sapere Zaia, mentre la senatrice dem Simonetta Rubinato sottolinea come «nessuno a questo punto possa mettere in dubbio la leale collaborazione istituzionale del governo»), a Palazzo Balbi esplode la grana dei dirigenti e dei dipendenti «arruolati» loro malgrado nella causa autonomista.
Il caso nasce dalla circolare, diramata lunedì dal direttore dell’Area Programmazione e Sviluppo Strategico Maurizio Gasparin, che invita dirigenti e dipendenti dell’ente a pubblicizzare il referendum, rinforzando