Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nei supermercati stop alla spesa con il cane
Da martedì gli animali domestici non potranno più entrare nei supermercati. Lo dice il ministero della Salute ma la legge non è chiara. Ci sono già i cartelli fuori dai negozi, ma gli animalisti promettono battaglia.
PADOVA Fido non può più entrare al supermercato. Anzi no. Fido può entrare al supermercato ma deve rimanere legato a un palo e lontano dal cibo. Anzi no. Fido può entrare al supermercato ma non nella macelleria o nella pescheria, dove del resto non può entrare neanche il suo padrone.
Qual è l’opzione giusta? Sembrano le frasi dei libri delle vacanze dei bimbi di quinta, e invece sono gli effetti della legge italiana che come spesso accade non è chiara e lascia ampi margini di discrezionalità (e creatività) a chi la deve mettere in pratica. Accade quindi che una direttiva del ministero della Salute del marzo scorso, che recepisce la norma europea sulle regole igieniche nei supermercati vietando agli animali domestici di contaminare gli alimenti, stia alzando un polverone mettendo gli animalisti contro la grande distribuzione.
I supermercati dicono che devono applicare la legge altrimenti arrivano le multe, le associazioni animaliste ritengono che la norma dica un’altra cosa e che non far entrare gli animali nei negozi sia un’interpretazione restrittiva. Il punto è che un supermercato della catena Pam in centro a Padova ha affisso un cartello in cui avvisa la clientela che dal primo agosto le bestiole non potranno più essere ammesse nelle corsie. «Qui da sempre i clienti legano i loro animali all’entrata del negozio, nessuno si è scandalizzato - dice il direttore - è la legge, non abbiamo alternative». «Non è proprio così - dice Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd animalista e ambientalista - i negozi sbagliano a interpretare la norma, la legge non vieta l’entrata nelle corsie».
Intanto però tutte le catene di supermercati, che pur stanno studiando strategie di marketing per accudire le bestiole mentre i padroni fanno la spesa, hanno già affisso i cartelli anti-cani fuori dai negozi. Ma la Lav, lega italiana antivivisezione, e altre associazioni in difesa degli animali, non si arrendono. Tutto ruota attorno a una frase contenuta nel dispositivo del ministero. «Occorre predisporre procedure adeguate (...) per impedire agli animali domestici di accedere ai luoghi dove gli alimenti sono preparati, trattati e conservati». Quindi gli animali non possono entrare nei reparti di confezionamento, secondo gli animalisti, ma nelle corsie ci possono stare eccome. Uno a zero per gli animalisti? non proprio. Dopo i rilievi della Lav il ministero replica: «Laddove i regolamenti dei Comuni e delle Regioni consentano l’accesso degli animali domestici negli spazi aperti al pubblico (...) gli operatori del settore alimentare devono escludere (...) che gli animali entrino in contatto con gli alimenti sia in modo diretto che indiretto». Uno pari per i supermercati. E quindi? il divieto resta, poi si vedrà. Intanto la gente comune trova sempre una soluzione dettata dal buon senso. Sono pochi quelli che si aggirano tra le corsie con i San Bernardo, tutti sanno che un cane può infastidire chi non ha dimestichezza con gli animali. «La mia cagnetta ha sei mesi, non posso legarla al palo, andrò a fare la spesa senza di lei», ha detto ieri senza fare una piega un ragazzo all’entrata del Pam. «La mia Laila è abituata a stare legata, sta qui buona finché non ho finito» dice invece un’anziana signora.
Ma le grane del ministero potrebbero non fermarsi qui. La legge parla di animali domestici. Che fare se qualcuno si presenta all’entrata con un leone? Si paleserebbe un vuoto normativo non da poco.