Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Giù le insegne. «Tornano i clienti»
Rimossi i loghi di Bpvi e Veneto Banca. Il sindacato: «Con Intesa cambio di rotta nella fiducia»
Le gru col braccio mobile sono comparse in mattinata in via Framarin a Vicenza, in piazza Dall’Armi e via Feltrina a Montebelluna e in contemporanea nelle tre sedi simbolo di Bpvi e Veneto Banca gli operai hanno smantellato le vecchie insegne. I sindacati: «È la fine di un progetto nel quale si era creduto ma anche di un incubo. E infatti stanno tornando anche i risparmiatori».
MONTEBELLUNA Banche venete, via le insegne e tornano i clienti. Il primo effetto della conversione definitiva al Senato del decreto salva banche lo ha visto chi ieri mattina passava nei pressi della sede storica di Veneto Banca in piazza Dall’Armi a Montebelluna o del centro servizi di via Feltrina Sud. Issati sul braccio mobile della gru, gli operai stavano smantellando le storiche insegne e i totem. In via Battaglione Framarin a Vicenza, identica scena: una ad una sono state tolte le lettere dal color ottone di Banca Popolare di Vicenza che incorniciavano l’ingresso della sede centrale. Le due banche ufficialmente non esistono più, sono in liquidazione coatta amministrativa e la parte buona - dipendenti, filiali, correntisti e debitori solvibili - è passata a Banca Intesa. Ammainate le insegne delle sedi simbolo delle ex popolari, Intesa ha da tempo messo logo e colori di bandiera propri sulle vetrine delle 900 filiali acquisite, una sistemazione di marchio provvisoria perché dal prossimo anno 600 saranno chiuse.
«La fine di un incubo. Ma vedere quel marchio gettato a terra, alla mercé dei bisogni dei cani è stato molto doloroso per i colleghi di Bpvi - ammette Sara Barberotti, segretaria nazionale del sindacato dei bancari First Cisl - Simbolicamente la fine, time out. Grande amarezza perché i dipendenti erano affezionati al nome della banca che ha contribuito a creare il sogno del Nordest. Però è la fine dell’incubo della perdita del posto di lavoro per responsabilità altrui e anche il clima nella clientela è nettamente migliorato e chi era scappato da Bpvi ora sta tornando». Intesa è uno dei principali gruppi bancari europei che dà garanzie di solidità e la netta sensazione di non essere più un correntista di un ex popolare fallita è arrivata da qualche giorno, da quando è stata tolta la commissione di due euro per i prelievi con la propria carta Bpvi o Vb allo sportello bancomat della nuova proprietà. «Non solo. C’è anche un lento rientro dei clienti e della raccolta dei risparmi, un palpabile cambio di rotta e di ritorno della fiducia», assicura Massimiliano Paglini, segretario First Cisl per Veneto Banca.
Il sentiment positivo c’è anche tra i dipendenti che dopo la conversione definitiva del decreto hanno la certezza del lavoro e della piena operatività. O del prepensionamento con sette anni pagati all’80% dal fondo di solidarietà, prospettiva possibile per 1.050 persone. Il termine per la domanda scade il 18 settembre ma i più non hanno perso tempo. «L’adesione pare sia massiccia», riferisce Paglini. Dopo il via libera del Senato, Intesa entra nel vivo della due diligence sui debitori per distinguere i solvibili (la cui linea di credito resta aperta) da coloro che non riusciranno a pagare (che invece saranno «girati» a Sga). A fine settembre, chiarito quanto personale andrà via e quali debitori resteranno, azienda e sindacati avvieranno la trattativa per l’armonizzazione dei contratti. I sindacati chiederanno che Intesa sposti in Veneto una direzione generale e candidano le sedi di via Vicenza e Montebelluna che ieri hanno perso le insegne. Per l’armonizzazione dei sistemi informatici e il business plan bisognerà invece attendere febbraio.