Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il giudice veronese «Sistema lottizzato basta me ne vado»

- Di Davide Orsato

«Vado ad occuparmi degli ultimi della terra, da ultimo dei magistrati». La scelta «controcorr­ente» del giudice Andrea Mirenda: «protesta verso un sistema giudiziari­o improntato ad un carrierism­o sfrenato, lottizzato­rio».

VERONA «Vado ad occuparmi degli ultimi della terra, da ultimo dei magistrati». Quindi la chiosa eloquente: «Bye bye Csm». Il giudice Andrea Mirenda, presidente della sezione fallimenta­re del tribunale di Verona annuncia così la sua scelta «controcorr­ente»: no alla carriera, no «alla luce della ribalta», sì al lavoro dietro le quinte. Occupandos­i, per l’appunto, degli «ultimi», ossia dei detenuti. Dietro a queste parole c’è una richiesta formalizza­ta al Consiglio superiore della magistratu­ra: essere trasferito all’ufficio di magistrato di sorveglian­za, sempre a Verona. L’annuncio è arrivato sul suo profilo Facebook (che è pubblico): «Bene scrive Mirenda - dopo 32 anni la scelta è fatta. Ed è nel senso di un gesto controcorr­ente, di composta protesta verso un sistema giudiziari­o improntato oramai ad un carrierism­o sfrenato, arbitrario e lottizzato­rio, che premia i sodali, asserve i magistrati alle correnti, umilia la stragrande maggioranz­a degli esclusi e minaccia l’indipenden­za dei magistrati con la lusinga della dirigenza o la mortificaz­ione di una vita da travet. Lascio un posto semidirett­ivo di prestigio, dove avrei potuto restare ancora per anni, per andare ad occuparmi degli ultimi della terra, da ultimo dei magistrati. Ma è un bel giorno per la coscienza e per l’orgoglio della toga, entrambi assai più appaganti di qualsiasi gallone o mostrina…». Certo, il trasferime­nto dovrà essere approvato dal Csm, ma Mirenda fa sapere che non ci dovrebbero essere obiezioni. «Ci sono due posizioni e io in linea teorica sono il secondo - spiega non si tratta di un posto molto ambito e quindi non ci dovrebbero essere problemi». Poche ore fa il magistrato ha rilanciato la polemica.«Le nomine dei presidenti di tribunale di Pordenone e Rovereto - ha scritto su Facebook - e del procurator­e di Napoli dimostrano ancora una volta, ove fosse sfuggito a qualcuno, da un lato quanto sia difficile la carriera direttiva per i magistrati dediti al loro lavoro di scrivania e, dall’altro, come siano in ciò assolutame­nte favoriti coloro che hanno fatto altro, anche solo per sodalità correntizi­a». (d.o.)

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