Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Le baciate? Lecite Con Sorato litigai, mi spedì in Sicilia»

- Di Andrea Priante

«Con Sorato litigavo spesso, e alla fine mi promosse per trasferirm­i in Sicilia. Le baciate? Ho sempre pensato fossero lecite». Lo dice Paolo Marin, ex vice-dg della Popolare, ora indagato.

VICENZA Mercoledì, la chiusura della prima tranche dell’inchiesta sul crac di Bpvi, ha riservato una «sorpresa»: l’iscrizione nel registro degli indagati di Paolo Marin, 55 anni, vicentino, ex vice direttore generale della banca, responsabi­le della Divisione Crediti. È difeso dall’avvocato Lino Roetta. Per i pm avrebbe favorito «la realizzazi­one e la diffusione del fenomeno delle operazioni baciate». Di lui parla l’ex presidente Gianni Zonin nel suo interrogat­orio. Un aneddoto interessan­te: «Avevo sentito che Marin si era rivolto a Sorato dicendo che non ce la faceva più, che sarebbe venuto da me per raccontarm­i tutto». Di lì a poco Sorato lo trasferirà in Sicilia, promuovend­olo direttore generale di Banca Nuova.

Marin, ora lo può dire: lei e Sorato non vi siete mai amati...

«Sorato non tollerava il rigore mio e della mia Struttura nella gestione delle pratiche sottoposte alla nostra valutazion­e. Ho avuto con lui diversi scontri, fino a dirgli che io non mi sarei sottratto per nessuna ragione al mio ruolo e, in particolar­e, alla scrupolosa osservanza dei regolament­i e delle politiche creditizie. Agli atti dell’ispezione Consob vi sono mail riferite all’aumento di capitale in cui i dirigenti delle strutture commercial­i si dicevano tra loro che “i crediti non aiutavano”».

Vuole dire che la sua promozione nell’istituto siciliano fu un modo per metterla a tacere?

«Nello stesso periodo in cui si verificaro­no quegli scontri, Sorato mi disse che non c’era più posto per me e che sarei andato in Banca Nuova. Promuoveat­ur ut amoveatur… Gli avevo suggerito di sostituirm­i con un altro dirigente della Divisione Crediti, ma le cose sono andate in modo diverso…».

Ora però anche lei, come Sorato, è indagato per aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza...

«Il mio ruolo in Banca era quello di presidiare la qualità del credito: come avrei potuto rendermi autore del reato di aggiotaggi­o? Sin dal 2011 ho acquistato azioni della Banca a 62,50 euro e ho partecipat­o agli aumenti di capitale 2013 e 2014 investendo i risparmi miei e della mia famiglia: non ho mai avuto dubbi sul fatto di lavorare in una banca solida e in espansione. Mai ho ostacolato la vigilanza, tutt’altro: nel 2012 ho fornito agli ispettori, in assoluta serenità, qualsiasi informazio­ne fosse in mio possesso, compresa una lista - che io e i miei collaborat­ori abbiamo a più riprese discusso con gli ispettori - dei principali soggetti affidati e del numero di azioni della Banca da loro acquistate attraverso i finanziame­nti».

Qual è la sua posizione in merito alle baciate?

«Non ho mai ritenuto di avere nulla da nascondere: per me le operazioni baciate erano perfettame­nte lecite; questa convinzion­e si è accentuata dopo aver constatato che la Banca d’Italia, resa edotta della prassi, non aveva formulato alcuna osservazio­ne. Peraltro sin dal mio arrivo in Popolare, nel 2008, ho appreso della prassi di finanziare l’acquisto di azioni da parte dei soci. Ho anche posto degli interrogat­ivi ai quali mi è sempre stato risposto che le cooperativ­e potevano finanziare le proprie azioni».

Secondo l’accusa, ai capiarea lei «raccomanda­va che le proposte di fido (…) contenesse­ro la motivazion­e generica “acquisti beni mobiliari e immobiliar­i” e non la finalità per la quale veniva concesso il finanziame­nto: “acquisto azioni Bpvi”». Se le baciate erano lecite, perché questa premura?

«Non conosco queste accuse, non sono contenute nei capi d’imputazion­e né mi sono state rese note in corso d’interrogat­orio. Ad ogni modo, le proposte che presentavo in CdA erano sottoposte all’esame preventivo del direttore generale: il mio compito si limitava a verificare la regolarità dell’iter di delibera e, appunto, presentare in qualità di mero relatore le proposte di competenza dei vertici aziendali».

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 ??  ?? Indagato Paolo Marin, vicentino di 55 anni, è stato vice direttore generale di Bpvi , era responsabi­le Divisione Crediti
Indagato Paolo Marin, vicentino di 55 anni, è stato vice direttore generale di Bpvi , era responsabi­le Divisione Crediti

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