Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Stati vegetativi la cura costa fino a 150 mila euro l’anno
VENEZIA Hanno bisogno di tutto, di macchinari e cannule per respirare e per controllare le funzioni biologiche e vitali, di sondini per l’alimentazione, di sostegno per l’igiene e la cura di un corpo che non si muove e non risponde ad alcuna sollecitazione esterna. Ma anche i loro cari, le mamme e papà, i figli, i fratelli e i nonni hanno bisogno di aiuto e per sostenerli ci sono equipe di psicologi.
La condizione di «non vita» - per usare le parole del papà di Elisa, la quarantaseienne che da quasi dodici anni è in stato vegetativo e da due si trova presso Santa Maria dei Battuti a Mestre, in un’ala della casa di riposo che può ospitare quattro persone - ha bisogno di tante, tantissime, attenzioni e sostegni. E i costi non sono indifferenti.
Un recente studio, commissionato dal ministero della Salute e coordinato dalla dottoressa Matilde Leonardi, ha fotografato la situazione di undici regioni italiane (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria e Veneto) e ha calcolato che ogni anno, solo in questi territori, vengono spesi quasi 47 milioni e mezzo di euro tra la cosiddetta fase acuta di ospedalizzazione, transiti in reparti di riabilitazione e assistenza nel lungo periodo di chi si trova in stato vegetativo, che sia esso persistente, permanente o (ma i casi sono pochissimi) temporaneo. Analizzando i capitoli di spesa, si scopre che dei 47 milioni, quasi 26 sono destinati alle tante «Elise» d’Italia, a quegli uomini e donne per cui, ormai, non c’è più nulla da fare sul fronte squisitamente clinico.
Calcolatrice alla mano, il progetto ministeriale «Incarico» ci spiega che per gli assistiti la spesa si attesta sui 147 mila l’euro l’anno tra fase acuta e di dismissione. Una cifra che scende a 64 mila euro nei reparti come quello di Santa Maria dei Battuti. Si tratta per lo più di fondi regionali: lo Stato mette all’incirca il 20 per cento del fabbisogno finanziario.
Non sono però molte le strutture dotate di personale medico, infermieristico e socio-sanitario e di quella strumentazione necessaria alla cura di chi, da certificazione delle Usl, non si risveglierà mai più. In Veneto i posti letto sono 180, gli ultimi 16 creati nel 2015 e altri 18 pronti ma ancora non utilizzati, a Vicenza.
I letti tuttavia non bastano, tante sono le domande di accoglienza in centri specializzati dopo incidenti stradali, com’è successo a Elisa, o dopo un ictus (è il caso della compagna di stanza della donna mestrina) o altre gravi patologie tant’è che moltissime famiglie attrezzano la propria casa per potersi prendere cura del parente ammalato: succede nel 71,4 per cento dei casi in Veneto contro il 44,4 dell’Emilia Romagna e il 33,3 del Piemonte.
In ogni provincia esistono reparti come quello di Mestre e i posti letto nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) sono 81 di cui 46 nel Padovano, 16 nel Trevigiano, 10 nel Vicentino, 5 nel Veronese e 4 nel Veneziano. Gli altri 99 posti letto sono divisi tra unità di recupero postospedaliere e altre residenze accreditate.
È da poco più di un decennio che le Rsa si occupano di stati vegetativi, da quando cioè la Regione Veneto ha recepito le direttive statali che segnalavano come gli ospedali non fossero la sede adeguata per questo tipo di cura e che, tra l’altro, i costi risultavano troppo elevati.
Nell’ultimo anno, alcuni consiglieri regionali hanno iniziato ad interessarsi del problema, a mappare le strutture e cercare di capire se sono sufficienti a coprire la domanda. «Al di là del caso di Elisa e delle questioni etiche che si aprono quando si affronta il problema della vita in stato vegetativo - spiega Bruno Pigozzo, consigliere del Pd -, per far fronte a casi così dolorosi e dare le migliori risposte possibili alle famiglie è necessario investire in nuovi posti letto e centri attrezzati, oggi c’è molta carenza e per questo sollecitiamo la Regione a farsene carico».
A gennaio, l’assessore alla Programmazione sanitaria Luca Coletto ha fatto sapere che le Usl di Belluno, Vicenza e Verona stanno lavorando per realizzare altri 42 posti letto, 10 tra Feltre e Belluno, 12 nel Vicentino e il resto in territorio scaligero. In Veneto, attualmente, la spesa pubblica è di 11 milioni e mezzo e, quando i nuovi posti saranno pronti, arriverà a quasi 14 milioni di euro l’anno.