Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sulla separazion­e di Sappada spunta il blitz di Bellot: «Subito il voto»

- Marco de’ Francesco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

SAPPADA La senatrice di Fare! Raffaela Bellot promette il colpo di mano. La scena, oggi in Senato. Il motivo è il mancato rispetto, secondo la senatrice, del voto di qualche settimana fa, con il quale «questa Aula ha decretato che Sappada sarebbe stata discussa appena conclusi i lavori sull’Antimafia».

Tecnicamen­te, il disegno di legge 1082 per il distacco del comune dal Veneto e sua aggregazio­ne al Friuli Venezia Giulia avrebbe già dovuto essere esaminato. Poi all’ordine del giorno sono stati infilati i decreti legge; e ora che si dovrebbero trattare i disegni di legge, di Sappada non c’è l’ombra. «Vedremo cosa succederà quando solleverò la questione. C’era un impegno preso dai senatori, e va rispettato. Io credo che sia ora di dire un onesto “sì” o “no” ai Sappadini. Stiamo a vedere». Chi pensa che tutto sarà rinviato a settembre è il senatore di Forza Italia Giovanni Piccoli. «Qui fra disegno di legge sulla concorrenz­a – afferma Piccoli – legge di delegazion­e europea e rendiconto del Senato, mi sa che gli spazi per la piccola Sappada non sono molti. A naso, se se ne riparla, se ne riparla tra un mese».

Sotto-sotto, Piccoli pensa che palazzo Madama farà di tutto per chiudere le due o tre cose importanti e mandare tutti in vacanza. Chi rischia di rimanere con il cerino in mano, tanto per cambiare, sono i sappadini, a questo punto appesi all’iniziativa della Bellot in zona cesarini. «A noi avevano detto che la questione sarebbe stata affrontata entro giovedì – afferma Danilo Quinz, del comitato promotore del referendum per il distacco dal Veneto -; ma ormai non ci fidiamo più di nessuno. L’impression­e è che molti abbiano paura dell’effetto domino che Sappada potrebbe produrre; ma è anche vero che, tra tutti i Comuni referendar­i, siamo gli unici ad avere tutte le carte in regola. Certo, dopo nove anni di tira e molla, siamo un po’ stanchi anche noi. E forse è questo l’effetto che si voleva ottenere».

Il referendum sappadino risale al marzo 2008: quasi un plebiscito per il sì. Poi, il sì dei consigli regionali friulano e veneto, nonché delle commission­i parlamenta­ri competenti. Infine, le sabbie mobili del Senato.

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