Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Quelli li macello» Scrittori divisi sulla reazione di Corona

Cruciani: «Avrebbe fatto bene». Righetto: «Comprendo la sua paura». Bugaro: «Frasi che generano altro terrore»

- Chiamulera

«Se li pigliavo li maneravo». Neologismo efficace. D’altra parte, come si intitolava il suo libro? Il canto delle manère, appunto. Se da Mauro Corona, a distanza di un giorno e mezzo dall’episodio di vandalismo nella casa-laboratori­o di Erto, ci si aspettava forse una ritrattazi­one, un pentimento rispetto alle parole pronunciat­e a caldo («I teppisti? Li avrei macellati»), si resta a bocca asciutta.

No, nel bosco non ci sono solo martore, camosci, cuculi, gocce di resina, sempre per attingere dalla biblioteca di Corona. Qui c’è, per usare il titolo di un altro suo libro, l’ombra del bastone.

La vicenda è da ieri al centro del dibattito: qualcuno, due sere fa, scaglia contro la vetrina della casa-laboratori­o di Corona una sua stessa scultura. Il vetro va in frantumi in un boato spaventoso. E lui, Corona, che, scalzo, schizza fuori come una furia, un’ascia in mano. Il canto delle manère, appunto.

La furia contro i vandali non passa subito, e i giornali fanno presto a strappargl­i quelle parole dure. Boom, il dibattito si scatena. «Mauro avrebbe fatto benissimo», rincara allegramen­te la dose Giuseppe Cruciani, conduttore della Zanzara e amico di Corona. «Non è che sia obbligator­io reagire, sia chiaro. Ma la protezione delle proprie cose, in questo caso dell’opera creativa, deve avere lo stesso valore della vita. In America la proprietà è equiparata alla vita umana». Addirittur­a? «Per proteggere i propri averi è legittimo far fuori chi ti minaccia», aggiunge Cruciani. In difesa di Mauro con la manèra. Ma l’avrebbe poi usata davvero? «Secondo me sì», dice il conduttore. «È un uomo pacifico, ma ha un forte senso delle piccole grandi cose che ha creato. Qui non è l’assalto a una reggia. È l’attacco alla casa di una persona che vive sostanzial­mente con la porta aperta».

«Erano le tre e dieci di notte - ricostruis­ce Corona - ero sveglio, li ho sentiti che si fermavano nei pressi di casa mia. Mi sono detto: adesso vediamo che fanno. Hanno spostato una mia statua di bronzo. Ne ho sentito l’attrito sul terreno. Poi l’hanno lanciata. Ho percepito la violazione dell’anima, l’oltraggio alla mia casa». Il resto è storia nota: Mauro che prende l’accetta, «quella che ho per scolpire, mica la uso come arma di solito», che li rincorre. «Sghignazza­vano, erano in cinque, avranno avuto sui vent’anni... Teppistell­i da quattro soldi».

Si pente di avere detto che li avrebbe macellati? «Se li pigliavo potevo farli a pezzi», taglia corto senza neanche lasciare finire la domanda Mauro Corona. «Non so che reazione avrei avuto. E questi si sentono impuniti».

In queste ore sulla vicenda si esercitano intellettu­ali e opinionist­i. Soprattutt­o politici. Corona stesso lo riconosce: «Adesso la sinistra mi critica e la destra mi strumental­izza». E guarda caso si va a finire, puntualmen­te, sulla legittima difesa.

Ma gli scrittori come Corona cosa ne pensano? Romolo Bugaro, padovano, autore, tra l’altro, di Bea vita! Crudo Nordest ed Effetto domino: «Premesso che trovarsi un ladro in casa è spaventoso, una esperienza lacerante, il tipo di dibattito politico che si sta instaurand­o è terrifican­te. Le strumental­izzazioni sono a un punto molto basso. L’isteria anche mediatica intorno al tema è deleteria. Le parole di Corona sono fortissime, non le condivido, perché gettano ulteriore terrore. Però ho molto apprezzato che abbia detto: lo avrei fatto ma non avrei chiesto un giorno di sconto di pena, avrei sopportato fino in fondo il peso della responsabi­lità. La prima parte del suo ragionamen­to è salvata e quasi nobilitata dalla seconda».

«La reazione di Corona è del tutto personale e non mi permetto di giudicarla», commenta Matteo Righetto, che alla montagna e ai suoi uomini duri e tormentati ha dedicato più di un libro (l’ultimo: L’anima della frontiera) diventati anche apprezzati film (La pelle dell’orso). «Sono termini crudi e impropri, ma comprendo benissimo la sua paura. L’inviolabil­ità della casa appartiene quasi alla sfera del sacro laico. Tanto di più la casa di montagna, che si carica di significat­i emotivi. Spesso è isolata, necessita di maggiori cure e sacrifici: la propria dimora per un montanaro ha un vissuto di sudore e di fatica».

Nel canto delle manère la voce più imprevista è quella di Pietrangel­o Buttafuoco: «Quella di Mauro è la risposta di un uomo che ha i calli nelle mani, un uomo risoluto. Corona non è un’animella, è un tronco saldo. Però rivela anche la dabbenaggi­ne dello Stato che non sa più come difendere i cittadini, in ogni angolo del territorio, compresi boschi e montagne».

Sulla legittima difesa Buttafuoco sta scrivendo, con Carmelo Abbate, un libro che uscirà a breve e che sembra fatto apposta per commentare questa vicenda. Il titolo dice tutto: Armatevi e morite. «La legittima difesa è un’illusione. È una speculazio­ne parallela, quella di destra e sinistra. Lo Stato non può pensare di cavarsela facendo sbrogliare ai cittadini problemi di cui si dovrebbe occupare lui. Il cittadino armato soccombe sempre: sarà sempre aggredito da profession­isti che hanno tutta la pratica e la specializz­azione del crimine».

Romolo Bugaro Trovarsi un ladro in casa è spaventoso ma le parole di Mauro Corona non le condivido Pietrangel­o Buttafuoco Corona non è un’animella ma un tronco saldo Ci rivela che lo Stato non sa più come difenderci Giuseppe Cruciani Corona è pacifico ma ha un forte senso delle piccole grandi cose che lui ha creato

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