Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Faida fra due famiglie: sfrattati per sentenza
Botte e minacce nel palazzo, il giudice caccia papà e figlio
ALTIVOLE Liti, insulti, botte, dispetti e ritorsioni. È una faida tra famiglie diventata stalking quella che ha portato ad allontanare dal proprio appartamento padre e figlio.
Succede a San Vito di Altivole, protagoniste due famiglie romene. Tra le quali non scorre buon sangue. Per nulla. E dopo l’ennesimo litigio e la nuova denuncia, per un 58enne e per il figlio 27enne, entrambi artigiani falegnami, è scattato il provvedimento del giudice, che li ha obbligati a lasciare la propria casa e vieta loro avvicinarsi a meno di 500 metri dalle parti offese. Ossia dalla famiglia rivale, loro dirimpettaia.
La guerra tra i due nuclei familiari è iniziata oltre un anno fa. Il motivo scatenante? I due cani, un «chow chow» e un meticcio, di proprietà di padre e figlio che, secondo le parti offese, disturberebbero in condominio. Così sarebbero iniziate le prime liti. Presto degenerate in un crescendo di recriminazioni dall’una all’altra parte. Con le intere famiglie coinvolte nelle baruffe condominiali in un parapiglia generale. E presto dalle parole si sarebbe arrivati alle minacce. Minacce di morte molto esplicite con vari «ti uccido» e «ti taglio la gola». E così sono iniziate anche le denunce e le corse dei carabinieri nella palazzina, nel tentativo di mettere pace e ripristinare almeno un barlume di serenità nel condominio.
Due gli episodi più gravi, accaduti nel luglio dello scorso anno e nel giugno scorso, quando tra le due famiglie erano volate botte da orbi. A testimoniarlo sono i certificati medici attestanti le lesioni. Proprio questo ha fatto scattare l’ennesima denuncia da parte della famiglia che oggi si dichiara parte offesa, denuncia dalla quale è scaturita la decisione del pubblico ministero Gabriella Cama di chiedere una misura cautelare per il 59enne e per il figlio. Entrambi accusati di stalking. Le continue vessazioni nei confronti della famiglia rivale avrebbero infatti le caratteristiche degli atti persecutori.
La richiesta è stata accolta dal gip Bruno Casciarri, che ha imposto a entrambi l’allontanamento dalla propria abitazione e il divieto di avvicinarsi alle parti offese. Sostanzialmente, uno «sfratto». Ai due non è rimasto altro da fare che chiedere ospitalità ai parenti e lasciare il loro appartamento. Ieri padre e figlio, difesi dall’avvocato Luca Dorella, sono comparsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia e si sono difesi, respingendo le accuse e rilanciando: «Siamo noi le vittime», hanno raccontato. Spiegando che, nella lite di giugno, i vicini avrebbero non solo picchiato loro due ma anche malmenato la moglie incinta del figlio.
L’avvocato Dorella, in virtù delle dichiarazioni rese dai suoi assistiti, ha chiesto la revoca o la modifica della misura cautelare e il giudice si è riservato. Un problema di cattivo vicinato diventato una vera e propria faida tra due famiglie, nessuna delle quali è disposta a cedere.