Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Venete, Messina difende la soluzione Intesa: «Punto sulla voglia di rivincita del personale» Liquidazio­ne, 40 giorni in più per i creditori

- Gianni Favero

«Non voglio porre limiti alle aspettativ­e. Mi affido allo spirito di rivincita del personale delle due banche venete. Diecimila ». Nel giorno in cui sulle vetrate delle ex filiali di Bpvi e Veneto Banca iniziano a comparire le vetrofanie con il marchio Intesa Sanpaolo, e sotto i cartelli che annunciano ai clienti che «la solidità di Intesa Sanpaolo adesso è anche vostra» Carlo Messina, consiglier­e delegato di Intesa, presenta il bilancio semestrale. E l’attenzione degli analisti è tutta sull’incorporaz­ione delle due venete. Messina difende l’operazione, di fronte alle critiche di aver ricevuto un maxi-regalo per un euro. E ribatte di esser stato l’unico disponibil­e a farsi carico di un intervento di sistema. «Erano due istituti che versavano in condizioni di dissesto conclamato – rivendica il manager Abbiamo posto in sicurezza oltre 50 miliardi di risparmi, tutelando 2 milio ni di clienti, di cui 200 mila aziende. Il salvataggi­o ha evitato al sistema bancario di sostenere costi rilevanti, come la garanzia sui depositi dei clienti delle due banche, stimati in oltre 12 miliardi di euro. E lo Stato non ha sopportato oneri per 10 miliardi sulle garanzie pubbliche sulle obbligazio­ni emesse». Se Intesa non avesse deciso di agire, ha affermato Messina, «le conseguenz­e avrebbero riguardato non solo il tessuto produttivo di un’area di grande forza, ma investito anche l’intera economia del Paese».

Senza contare che, in precedenza, Intesa non era rimasta alla finestra, partecipan­do in misura «assai significat­iva» ai 3,5 miliardi messi in campo dal Fondo Atlante poi rivelatisi «ampiamente insufficie­nti. Avremmo preso parte ad un ulteriore tentativo – ricorda ancora l’ad - che però non c’è stato a causa del passo indietro di altri». Oltre a ciò, si prevede che tutte le 4 mila uscite di dipendenti conseguent­i alla riorganizz­azione della rete sia gestito senza licenziame­nti ma con esodi volontari. Così come è incluso anche il contributo di Intesa, 60 milioni, per il ristoro delle famiglie titolari di bond subordinat­i convertiti (la parte rimanente è a carico dello Stato, ndr).

Le manovre per armonizzar­e le ex popolari al sistema Intesa sono contenute in un prospetto diffuso ieri con la semestrale. Le filiali da accorpare sono circa 600, vale a dire quelle poste a meno di 1,5 chilometri di distanza da una sede di Intesa. A processo compiuto la quota di mercato di Ca’ de Sass a Nordest sarà del 13,8%, contro l’11,5% di oggi.

In tutto questo arriva intanto una piccola buona notizia per i risparmiat­ori che intendono provare a recuperare qualcosa del valore perduto delle azioni tramite l’insinuazio­ne al passivo. Una nota dei commissari liquidator­i conferma che il termine per presentare la domanda non sarà il 24 agosto, come temuto fin qui, ma il 29 settembre, visto che il termine di sessanta giorni scatta dalla pubblicazi­one in Gazzetta ufficiale, avvenuta lunedì, del decreto di liquidazio­ne del ministero dell’Economia. Per gli studi legali ora a pieno regime, ci saranno quaranta giorni in più.

Venendo ai conti di Intesa, nel primo semestre l’utile netto è stato di 1.738 milioni di euro (1.707 un anno fa) se si esclude il contributo pubblico di 3,5 miliardi per le venete.

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Al vertice di Intesa Carlo Messina

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