Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
NO AI CAFONI (MA ANCHE AI TALEBANI)
Vizi privati e pubbliche virtù. Decoro da turista e neotalebanesimo. Comune senso del pudore e trasgressione a tutti i costi. Nella settimana più calda dell’estate, fra temperature luciferine da 40/50 gradi che surriscaldano non solo il clima a livello globale ma anche comportamenti e abitudini, non fanno eccezione Venezia città d’arte e dunque meta naturale di milioni di turisti, il resto del Veneto, sempre più gettonato quanto a presenze o del Paese e del mondo, che pure hanno diritto al business delle vacanze. Ma morale, moralità e moralisti - ammoniva Leo Longanesi sono sempre opinabili. Così c’è la storia(ccia) dei due turisti nudi abbracciati su uno dei pontili che attraversano il Canal Grande. Immortalati in un video virale, francamente i due uomini calamitano solo invettive e contumelie: avrebbero potuto indossare almeno uno slip, un costume. Questo è nudo che offende, a ogni latitudine. Ma nella stessa Venezia si arriva al paradosso, sempre in materia di nudo. Slip ai manichini: li ha dovuti mettere Fiorella Mancini, stilista titolare di una boutique dopo l’esposto presentato da Luigi Corò, presidente del Comitato a difesa del cittadino. Quei manichini - secondo il denunciante - erano troppo nudi. Parliamo di corpi virtuali, di sagome, eppure hanno suscitato proteste.
Ma in questa estate bollente, ci sono anche coppiette che amoreggiamo sulla chiesa di Longarone, nel Bellunese e il prete, per protesta, non suona le campane per una settimana.
Campane di recente suonate a festa invece per sette giorni in un paesino del Sud America: il prete, dopo aver visto a messa decine di ragazze in abiti provocatori, ha elogiato l’aumento dei matrimoni prima al lumicino. Ma Venezia è comunque Venezia. Ecco le crociate (comprensibili) contro i tuffi in Canal Grande, i pic nic improvvisati, i ciclisti sui ponti e lungo le calli, le scene di amori semi-rubati. E’ un vasto campionario di nefandezze. Ma anche qui urge una moratoria. Il rischio è un neotalebanesimo applicato alla vita quotidiana, una ghigliottina morale invocata a furor di popolo da ipocriti e bigotti. Un conto sono due turisti nudi in pieno giorno su un pontile, altra cosa è una coppia che magari a 40 gradi, in piazza san Marco, in fila per visitare l’area museale, si toglie una maglia… per sopravvivere. Ancora. Spuntini e pranzi consumati all’aperto, a ridosso di chiese e musei, non ci sembra siano (misf)atti da codice penale: non tutti i visitatori di Venezia possono permettersi ristoranti a svariate stelle, naturalmente in locali climatizzati. Idem vale per saccopelisti o amanti del sonno sotto le stele: spesso si tratta di immagini da rimuovere volentieri. Ecco perché ci fa tenerezza quell’uomo immortalato mentre dorme nell’atrio del bancomat. Scelta francamente, più passibile di un sorriso che di reprimende. A sua discolpa può sempre replicare: «Mi sono addormentato mentre aspettavo che tornasse a funzionare». Lo sportello sputa-soldi, naturalmente. Il turista è già rinfrancato dalla siesta e dal risparmio di una notte in albergo a Venezia.