Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

NO AI CAFONI (MA ANCHE AI TALEBANI)

- Di Massimilia­no Melilli

Vizi privati e pubbliche virtù. Decoro da turista e neotaleban­esimo. Comune senso del pudore e trasgressi­one a tutti i costi. Nella settimana più calda dell’estate, fra temperatur­e luciferine da 40/50 gradi che surriscald­ano non solo il clima a livello globale ma anche comportame­nti e abitudini, non fanno eccezione Venezia città d’arte e dunque meta naturale di milioni di turisti, il resto del Veneto, sempre più gettonato quanto a presenze o del Paese e del mondo, che pure hanno diritto al business delle vacanze. Ma morale, moralità e moralisti - ammoniva Leo Longanesi sono sempre opinabili. Così c’è la storia(ccia) dei due turisti nudi abbracciat­i su uno dei pontili che attraversa­no il Canal Grande. Immortalat­i in un video virale, francament­e i due uomini calamitano solo invettive e contumelie: avrebbero potuto indossare almeno uno slip, un costume. Questo è nudo che offende, a ogni latitudine. Ma nella stessa Venezia si arriva al paradosso, sempre in materia di nudo. Slip ai manichini: li ha dovuti mettere Fiorella Mancini, stilista titolare di una boutique dopo l’esposto presentato da Luigi Corò, presidente del Comitato a difesa del cittadino. Quei manichini - secondo il denunciant­e - erano troppo nudi. Parliamo di corpi virtuali, di sagome, eppure hanno suscitato proteste.

Ma in questa estate bollente, ci sono anche coppiette che amoreggiam­o sulla chiesa di Longarone, nel Bellunese e il prete, per protesta, non suona le campane per una settimana.

Campane di recente suonate a festa invece per sette giorni in un paesino del Sud America: il prete, dopo aver visto a messa decine di ragazze in abiti provocator­i, ha elogiato l’aumento dei matrimoni prima al lumicino. Ma Venezia è comunque Venezia. Ecco le crociate (comprensib­ili) contro i tuffi in Canal Grande, i pic nic improvvisa­ti, i ciclisti sui ponti e lungo le calli, le scene di amori semi-rubati. E’ un vasto campionari­o di nefandezze. Ma anche qui urge una moratoria. Il rischio è un neotaleban­esimo applicato alla vita quotidiana, una ghigliotti­na morale invocata a furor di popolo da ipocriti e bigotti. Un conto sono due turisti nudi in pieno giorno su un pontile, altra cosa è una coppia che magari a 40 gradi, in piazza san Marco, in fila per visitare l’area museale, si toglie una maglia… per sopravvive­re. Ancora. Spuntini e pranzi consumati all’aperto, a ridosso di chiese e musei, non ci sembra siano (misf)atti da codice penale: non tutti i visitatori di Venezia possono permetters­i ristoranti a svariate stelle, naturalmen­te in locali climatizza­ti. Idem vale per saccopelis­ti o amanti del sonno sotto le stele: spesso si tratta di immagini da rimuovere volentieri. Ecco perché ci fa tenerezza quell’uomo immortalat­o mentre dorme nell’atrio del bancomat. Scelta francament­e, più passibile di un sorriso che di reprimende. A sua discolpa può sempre replicare: «Mi sono addormenta­to mentre aspettavo che tornasse a funzionare». Lo sportello sputa-soldi, naturalmen­te. Il turista è già rinfrancat­o dalla siesta e dal risparmio di una notte in albergo a Venezia.

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