Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Siccità, olivi in «coma vegetativo»

Caduta precoce dei frutti, il Veneto ha perso il 30 % del raccolto. «Ma sarà migliore»

- Zicchiero

VENEZIA Le fioriture a fine maggio avevano fatto ben sperare ma tra giugno e luglio le olive hanno cominciato a seccarsi e a cadere. E il Veneto ha perso il 30% del raccolto a causa della precoce caduta dei frutti. L’associazio­ne produttori del Triveneto sta cercando di mettere in piedi una task force di ricercator­i che studi le cause. «Dal 2012 è comparso il fenomeno della cascola ma quest’anno il danno è maggiore - spiegano Per colpa della siccità perdiamo 10mila quintali di olio».

VENEZIA Foglie asfittiche, olive di appena tre centimetri che diventano marroni e cadono prima del tempo. La grande sete della terra ha distrutto il 30% del raccolto di olive in Veneto, addirittur­a il 60% nell’area della Pedemontan­a del Grappa. In Puglia lo chiamano «coma vegetativo», un riposo stagionale della pianta che non è la normale stasi nella quale entrano gli alberi quando fa troppo caldo: più che al sonno di una pianta stanca, somiglia all’esauriment­o di un ciclo vitale. «In Veneto i settemila olivocolto­ri produrrann­o qualcosa come diecimila quintali di olio in meno rispetto ai soliti 22mila», prevede Enzo Gambin, direttore dell’Aipo-Associazio­ne Produttori Oleari del Triveneto. Un dimezzamen­to che causerà una perdita stimata tra i9 e i 13 milioni di euro. La buona notizia è che i 12-13mila quintali prodotti saranno «di ottima qualità» perché il caldo fa sviluppare frutto e nocciolo.

Quella cattiva è che gli olivi sono stressati dalla siccità e i frutti sono caduti dai rami in anticipo, a luglio invece che a ottobre. Piccoli, rinsecchit­i e di colore marrone: inservibil­i. L’associazio­ne si è rivolta ai centri di ricerca universita­ri per effettuare una lunga serie di indagini e analisi per capire l’origine del fenomeno che ha cominciato a manifestar­si nel 2012. «Non ne siamo venuti davvero a capo, l’ipotesi più valida resta quella del cambiament­o climatico e della siccità», ipotizza Gambin. L’Aipo si sta impegnando ad ottenere finanziame­nti europei per formare una task-force di tecnici e ricercator­i che chiarisca le cause scatenanti della caduta anticipata. Che mai prima d’ora è stata così evidente.

La bella fioritura a fine maggio aveva fatto ben sperare ma dopo due tre giorni parte dei boccioli prima tondeggian­ti si sgonfiava, ingialliva e seccava. Era il primo segnale che gli olivi si preparavan­o a difendersi da una fase di stress: riducendo i fiori – e quindi i frutti - gli alberi adeguano lo sforzo riprodutti­vo alle risorse disponibil­i di nutrienti e acqua. Interi rami privi di olive dicevano che non si trattava della solita selezione naturale dell’olivo. E infatti, con la siccità sempre più grave e le temperatur­e in aumento, anche i frutti di tre, quattro centimetri che avevano fino ad allora resistito, a giugno e luglio hanno cominciato a seccarsi e a cadere. È quella che in gergo si chiama «cascola», precoce caduta delle bacche. Il 30% dei frutti perduti non aveva neanche il nocciolo.

«Dal 2012 studiamo questo fenomeno - continua il direttore dell’Aipo - L’olivo resiste molto alla siccità ma se è prolungata, i germogli cessano di crescere e cadono le foglie». L’albero, insomma, cerca di resistere alla carenza d’acqua consumando quella contenuta nelle piccole olive in crescita e si libera delle foglie per poter sopravvive­re: l ’ olivo entra in «stress da carenza idrica». Non accade solo in Veneto, dagli alberi delle taggiasche della Liguria ai raccolti di Puglia e Toscana, tutti gli olivi d’Italia sono in «coma vegetativo».

«Sono in atto cambiament­i climatici e anche le piante si devono adattare - spiega Gambin Scompaiono alcune malattie e ne compaiono di nuove. Il prodotto migliora ma per massimizza­re il risultato dobbiamo adattare anche le tecniche agronomich­e a queste nuove condizioni: trattament­i fitosanita­ri biologici, rotazione delle colture e anche irrigazion­i con nuovi criteri, visto che abbiamo ancora quelle di soccorso che risalgono all’Ottocento e dissipano tantissima acqua. Bisogna ricorrere a impianti di microirrig­azioni o a goccia». La trasformaz­ione richiede un investimen­to, per questo l’associazio­ne chiede attenzione da parte del Governo. Alla Regione Veneto l’associazio­ne ha invitato una dettagliat­a relazione. «La Regione ci supporta - riconosce Gambin - Del resto l’assessore Giuseppe Pan è un agronomo e sa bene in quale difficoltà è il settore a causa della siccità».

Gambin Diecimila quintali di olio in meno ma sarà migliore Aggiriamo il cambio del clima

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Raccolto all’asciutto Sopra, un momento della raccolta delle olive che si effettua ad ottobre A sinistra, le giovani olive che seccano prima ancora di maturare e cadono precocemen­te

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