Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Federica 8 ore sotto interrogat­orio «Tutti avevano accesso alla morfina»

La difesa: «Non sono stata io, ma i miei sospetti non li dico». Minacce in carcere e su Facebook

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Avvocato Massimo Martini VERONA Si è difesa con le unghie e con i denti. Durante le otto ore di interrogat­orio di garanzia in carcere, l’infermiera Federica Vecchini ha risposto in maniera «serrata, ragionata, sempre con perizia», secondo quanto riferisce il suo legale Massimo Martini, alle domande del giudice per le indagini preliminar­i Livia Magri.

Di fatto, la donna accusata di aver somministr­ato della morfina per via orale a un neonato (causandogl­i un arresto cardioresp­iratorio), ha negato ogni accusa e ogni coinvolgim­ento nella vicenda.

La «pistola fumante» in mano agli inquirenti è che la donna era stata vista, la sera tra il 19 e il 20 marzo scorso, con il piccolo in braccio nel tentativo di calmarlo. Al rientro della collega, che si era assentata per qualche minuto, il neonato succhiava un ciuccio che prima non aveva. Su quel ciuccio, ipotizza l’accusa, sarebbe stata messa qualche goccia di morfina per farlo stare tranquillo. Ipotesi assolutame­nte contestata dal legale della donna.

«La caratteris­tica di questi farmaci - ha chiarito l’avvocato Martini - è quella di entrare in circolo in brevissimo tempo dall’assunzione. Ebbene, dagli atti emerge che l’ultimo contatto tra la mia assistita e il bambino sia avvenuto alle 21 e 15. Si tratta di un fatto evidente a tutti i presenti perché i box dei neonati sono a vetri: l’arresto cardioresp­iratorio, invece, si è verificato a mezzanotte. A parte quel momento, l’infermiera non ha più avuto in gestione il bambino, il cui box si trovava a una ventina di metri da quello di cui lei è responsabi­le».

Ma un altro particolar­e è emerso dall’interrogat­orio di Federica Vecchini e riguarda l’organizzaz­ione interna di quello che era il reparto di neonatolog­ia dell’ospedale di Borgo Roma, oggi chiuso e confluito nell’Ospedale del Bambino di Borgo Trento. Secondo quanto riferito, per l’utilizzo della morfina per via endovenosa esisteva un registro di carico e scarico della sostanza. Ma in caso di utilizzo della sostanza per via orale non esisterebb­e registro, tanto che la morfina sarebbe sempliceme­nte conservata in frigo, quindi a disposizio­ne di tutti. Tuttavia, l’infermiera ha preferito non rivelare i suoi sospetti su eventuali colleghi e, su questo punto in particolar­e, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.

«Per il momento - ha spiegato il suo legale - la nostra priorità è quella di chiarire ogni aspetto di questa vicenda per fare in modo che lasci il carcere al più presto. Adesso non siamo interessat­i ad affrontare altri temi. L’obiettivo è quello che la signora possa tornare a casa o, almeno, essere affidata a una struttura idonea, perché il carcere per lei non lo è. Ho presentato istanza in tal senso al giudice Magri, visto che per la mia assistita ci sono rischi concreti».

L’infermiera, infatti, avrebbe già ricevuto minacce all’interno della mura della casa circondari­ale di Montorio. E decine e decine di insulti, spesso violenti da «devi stare in car-

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La difesa
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L’infermiera Federica Vecchini lavorava in ospedale da 18 anni

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