Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Se risultasse colpevole va punita con severità»

- Samuele Nottegar © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VERONA Il Collegio Ipasvi (infermieri profession­ali) di Verona fa sapere di essere pronto ad assumere le misure del caso e di sua competenza, non appena i fatti saranno accertati nelle singole responsabi­lità. Misure che vanno dalla sospension­e alla eventuale radiazione dall’albo dell’infermiera. Un’azione - fanno sapere - «basata sulle verifiche e sostanziat­a con i provvedime­nti necessari e con la massima severità per la tutela della profession­e e degli assistiti». Il presidente Franco Vallicella fa sapere che «Gli infermieri sono sconcertat­i della vicenda e dei suoi risvolti e i reati ipotizzati non fanno parte né della loro cultura né della loro profession­alità». (b.c.) cere» a «meriti la tortura», sono piovuti anche sulla sua pagina Facebook.

Rimane il punto della diagnosi salvavita che l’infermiera mise in pratica e attraverso la quale riuscì a salvare il bambino. In quei minuti concitati, in cui l’equipe medica non riusciva a trovare una soluzione al blocco cardio respirator­io, fu lei a suggerire il Naloxone, un farmaco inibitore degli oppiacei. Una diagnosi troppo precisa e, proprio per questo, sospetta. Da lì è partita l’indagine interna che poi è sfociata in quella della Procura.

Ma Vecchini ha tentato di chiarire anche questo particolar­e. «La sua diagnosi - riferisce il legale - è il frutto della sua precedente esperienza nel reparto di psichiatri­a. Lì avrebbe imparato a riconoscer­e i sintomi dell’intossicaz­ione da oppiacei, esattament­e gli stessi sintomi che aveva notato il bambino. Vorrei ricordare che adesso è in carcere per aver salvato un neonato».

In realtà, Vecchini si trova in carcere con le pesanti accuse di lesioni gravi e cessione di sostanze stupefacen­ti. Anche se il suo legale racconta che, nel corso dell’indagine interna, all’infermiera fu suggerito (mistero da parte di chi) di assumersi responsabi­lità colpose sulla vicenda. In pratica, le sarebbe stato chiesto di ammettere di aver commesso un errore. Tutte dichiarazi­oni al vaglio del giudice Magri che, nei prossimi giorni, dovrà decidere anche se concedere alla donna gli arresti domiciliar­i.

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