Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Nubifragi, le bestie nere «Ne localizzia­mo 2 su 10»

- Di Silvia Madiotto

Non sono fenomeni circoscrit­ti i temporali, Le bombe d’acqua sono imprevedib­ili nella loro violenza ma protezione civile e sindaci vengono sempre avvisati. «Quelli veri, che creano danni, si verificano due volte su dieci».

PADOVA Sono bestie nere, i temporali e i nubifragi estivi, le bombe d’acqua che si trascinano dietro distruzion­e e dolore. Sono le bestie nere dei meteorolog­i perché si sa quando arrivano, si sa quando se ne andranno, ma qualificar­li con precisione, sapere dove colpiranno di preciso trasforman­dosi in una calamità, è difficile. Lo spiega Marco Monai, dirigente dell’Arpav e responsabi­le del servizio meteorolog­ico di Abano: «Un temporale è estremamen­te localizzat­o, non può essere previsto in anticipo dove colpirà». Non sono fenomeni circoscrit­ti, si muovono per decine di chilometri e poi si scaricano in un punto preciso. La perturbazi­one che si avvicina al Bellunese ad esempio potrebbe colpire con violenza inaudita Misurina come Alleghe o Cortina. Quando si preannunci­a pericolosa i bollettini dell’Arpav partono dalla sede e raggiungon­o i Comuni perché possano allertare la protezione civile locale, preparare gli uomini a un intervento che però potrebbe essere richiesto come no. «Il fenomeno vero - ammette Monai - quello che poi crea danni, si verifica due volte su dieci e non possiamo conoscerne l’ubicazione, per questo avvisiamo tutti i soggetti coinvolti in zona. Con due giorni di anticipo possiamo avvisare di tenere alta l’attenzione perché ve ne sono le condizioni. I temporali sono le nostre bestie nere». Per le alluvioni è più facile, si lavora su grande scala: le capacità di previsione sono diverse, falsi allarmi o mancati sono molto ridotti. «Non è un clima pazzo, queste cose succedono, c’è da chiedersi se forse siano più frequenti. Di sicuro sappiamo che il clima è cambiato e la temperatur­a è più alta, rispetto a cinquant’anni fa, di un grado e mezzo, ed è molto. Teoricamen­te, un aumento simile significa maggiore energia e sarebbe logico attendersi un aumento degli eventi estremi».

Mentre Monai guarda il cielo Aldino Bondesan, docente del dipartimen­to di Geoscienze dell’Università di Padova, focalizza l’attenzione sulla terra e sull’assenza di una cartografi­a dolomitica che permetta di studiare interventi risolutivi e utili a mettere in sicurezza il territorio: «Dagli anni Trenta manca una carta geologica di base, un piano serio ed esaustivo di rilevament­o del territorio. Non abbiamo bisogno di interventi spot ma di rilievi coerenti e approfondi­ti, moderni». Perché cambia l’aria, cambia la Terra e cambia il Veneto: «Cortina è storicamen­te soggetta a frane lente e veloci, colate di detriti, e questo si innesca quando le precipitaz­ioni sono particolar­mente intense e su tempi brevi che si verificano sempre con maggiore frequenza».

Monai Segnaliamo i fenomeni ai sindaci, devono essere avvisati Bondesan Cortina è soggetta a frane ma non ha una carta recente

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