Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nubifragi, le bestie nere «Ne localizziamo 2 su 10»
Non sono fenomeni circoscritti i temporali, Le bombe d’acqua sono imprevedibili nella loro violenza ma protezione civile e sindaci vengono sempre avvisati. «Quelli veri, che creano danni, si verificano due volte su dieci».
PADOVA Sono bestie nere, i temporali e i nubifragi estivi, le bombe d’acqua che si trascinano dietro distruzione e dolore. Sono le bestie nere dei meteorologi perché si sa quando arrivano, si sa quando se ne andranno, ma qualificarli con precisione, sapere dove colpiranno di preciso trasformandosi in una calamità, è difficile. Lo spiega Marco Monai, dirigente dell’Arpav e responsabile del servizio meteorologico di Abano: «Un temporale è estremamente localizzato, non può essere previsto in anticipo dove colpirà». Non sono fenomeni circoscritti, si muovono per decine di chilometri e poi si scaricano in un punto preciso. La perturbazione che si avvicina al Bellunese ad esempio potrebbe colpire con violenza inaudita Misurina come Alleghe o Cortina. Quando si preannuncia pericolosa i bollettini dell’Arpav partono dalla sede e raggiungono i Comuni perché possano allertare la protezione civile locale, preparare gli uomini a un intervento che però potrebbe essere richiesto come no. «Il fenomeno vero - ammette Monai - quello che poi crea danni, si verifica due volte su dieci e non possiamo conoscerne l’ubicazione, per questo avvisiamo tutti i soggetti coinvolti in zona. Con due giorni di anticipo possiamo avvisare di tenere alta l’attenzione perché ve ne sono le condizioni. I temporali sono le nostre bestie nere». Per le alluvioni è più facile, si lavora su grande scala: le capacità di previsione sono diverse, falsi allarmi o mancati sono molto ridotti. «Non è un clima pazzo, queste cose succedono, c’è da chiedersi se forse siano più frequenti. Di sicuro sappiamo che il clima è cambiato e la temperatura è più alta, rispetto a cinquant’anni fa, di un grado e mezzo, ed è molto. Teoricamente, un aumento simile significa maggiore energia e sarebbe logico attendersi un aumento degli eventi estremi».
Mentre Monai guarda il cielo Aldino Bondesan, docente del dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, focalizza l’attenzione sulla terra e sull’assenza di una cartografia dolomitica che permetta di studiare interventi risolutivi e utili a mettere in sicurezza il territorio: «Dagli anni Trenta manca una carta geologica di base, un piano serio ed esaustivo di rilevamento del territorio. Non abbiamo bisogno di interventi spot ma di rilievi coerenti e approfonditi, moderni». Perché cambia l’aria, cambia la Terra e cambia il Veneto: «Cortina è storicamente soggetta a frane lente e veloci, colate di detriti, e questo si innesca quando le precipitazioni sono particolarmente intense e su tempi brevi che si verificano sempre con maggiore frequenza».
Monai Segnaliamo i fenomeni ai sindaci, devono essere avvisati Bondesan Cortina è soggetta a frane ma non ha una carta recente