Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Droni per monitorare i fiumi di montagna»
Droni a monitorare torrenti e corsi d’acqua e prevenire frane come quella di sabato. La proposta è di Antonio Galgaro, geofisico dell’Università di Padova. «I droni registrano la situazione e indicano dove servono manutenzioni».
PADOVA Sulla frana di Acquabona nel Bellunese ha elaborato il suo dottorato di ricerca in Engineering geology (geologia ingegneristica, quasi mai usato in italiano) e ora il «ricercatore confermato» di Geofisica all’Università di Padova, Antonio Galgaro, un curriculum internazionale e un elenco di progetti di studio da far arrossire chiunque, ha un’idea che potrebbe rivoluzionare il modello di gestione dell’emergenza in montagna.
«È un sistema a basso costo e aiuta a monitorare e pianificare le manutenzioni mirate».
Di cosa si tratta?
«Droni con fotocamera sorvolano rii, canali, torrenti e fiumi, le foto permettono di costruire un’immagine in 3D: ripetendo i sorvoli si capiscono i volumi d’acqua e se c’è materiale da asportare e che provoca sbarramenti».
I droni avrebbero potuto prevenire la frana di Cortina?
«Sì avrebbero potuto contribuire, registrando la situazione si sarebbero potute programmare manutenzioni mirate che è appunto l’idea dell’intero progetto».
Sembra quasi troppo facile per essere vero.
«In effetti, è vero ma la proposta che stiamo avanzando come studiosi è quella di ottimizzare l’esistente e intervenire in modo efficace, efficente e pure economico, di questi tempi è essenziale».
Da sempre però sentiamo annunci di progetti da milioni di euro per vasche di contenimento delle acque piovane come anche di cantieri strutturali per ridurre il rischio di frane, tutti inutili?
«(ride) Vede la natura non va ostacolata bensì accompagnata».
Accompagnare la natura equivale ad accettare lo status quo e tamponare il rischio?
«Il problema è che la montagna si muove, è viva e le opere definitive non ne tengono conto. Inoltre, impongono troppi costi e spese davvero esorbitanti a fronte della loro efficacia e utilità: oggi quello che sarebbe davvero importante fare è limitare il materiale che si accumula nei corsi d’acqua e scende a valle creando tappi».
Le rifaccio la domanda: le vasche di laminazione e contenimento servono?
«In pianura sì, in montagna sono poco utili, calmierano ma non risolvono il problema. Ho visto come sono intervenuti in altri paesi e, onestamente, la soluzione dei droni e delle manutenzioni mirate sembra la più efficace».
Un esempio di come viene affrontato il problema delle frane all’estero?
«In Giappone ho visto griglie sui corsi d’acqua per limitare le colate ma, senza manutenzioni costanti, funzionano una volta, poi rischiano di fare peggio: fanno da trampolino».
Sulle Dolomiti le griglie non andrebbero bene?
«Con tutti i corsi d’acqua che ci sono, servirebbe un piccolo esercito sempre al lavoro per ripulirle».
I droni sembrano più semplici da gestire
«Esattamente. Associati ai radar meteo potrebbero evitare il peggio. All’arrivo del preallarme meteo, il sorvolo e se necessario si pulisce dove c’è urgenza, come poteva essere per il Bigontina».