Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Legge «salva suicidi» a due imprendito­ri condonato un milione

San Donà, caso di scuola in mano a pool di avvocati: «Una decina sulla stessa strada»

- Di Pierfrance­sco Carcassi

VENEZIA Un milione e trecentomi­la euro di debiti. Un vicolo cieco per un imprendito­re che non è in grado di pagarli e non può accedere al fallimento o a un concordato e che poi, con le spalle al muro, si trova alla mercé dei creditori. A tanto ammontavan­o i debiti di una coppia di 50enni di San Donà di Piave che grazie alla cosiddetta legge «Salva suicidi» così soprannomi­nata dagli esiti a volte funesti delle circostanz­e per cui è stata pensata hanno trovato una via d’uscita e la speranza di poter tornare a vivere una vita normale: il giudice ha condonato loro oltre un milione di debiti, disponendo che estinguano solo il rimanente - cioè poco meno di 300 mila euro – attraverso un versamento di mille euro al mese a testa per quattro anni e il ricavato della vendita della propria casa, pari a circa 170 mila euro.

Lui, imprendito­re nel settore dell’edilizia, martoriato dalla crisi, lei, che negli anni aveva prestato garanzie per coprire il marito, si erano trovati in difficoltà causate dal mancato pagamento di alcuni lavori eseguiti dalla ditta, come in molte altre situazioni. Alla fine dell’estate 2016 i coniugi rischiavan­o di subire il pignoramen­to della casa, dopo che i creditori avevano iniziato le procedure in materia. Poi attraverso legali specializz­ati hanno presentato ricorso contro i procedimen­ti dei creditori e hanno iniziato la procedura per chiedere l’applicazio­ne della legge sulla crisi da sovra indebitame­nto (la legge 3 del 2012, attiva dal 2015).

Il mese successivo il giudice di Venezia ha nominato un Organismo di composizio­ne della crisi (Occ), un gruppo di incaricati – di solito commercial­isti – perché stendesse in accordo con i legali un piano di ristruttur­azione del debito, cioè una strategia per coprire l’ammontare della cifra da pagare, da presentare ai creditori: il criterio guida era permettere alla famiglia sandonates­e di mantenere una vita dignitosa, calcolata sulla base delle spese e degli stipendi mensili della coppia.

Dopo la sospension­e delle esecuzioni in corso, a luglio il giudice ha dato l’ok al provvedime­nto per autorizzar­e la liquidazio­ne, approvando il piano e nominando un liquidator­e, oltre a stabilire che la figlia della coppia trovi «nel più breve tempo possibile un lavoro e di contribuir­e al mantenimen­to della famiglia».

Una svolta radicale per la situazione dei due sandonates­i che ora vedono emergere una speranza di tornare a respirare una volta liquidato quanto stabilito dal tribunale. «Di fatto si tratta di una soluzione che cerca di spalmare le risorse disponibil­i nella maniera migliore possibile tra i vari creditori ed evitare che si verifichi unna situazione in cui un creditore si prende tutto e gli altri invece rimangono a bocca asciutta, con il rischio che poi gli immobili pignorati vengano messi all’asta e vengano venduti per un valore esiguo» spiega Monica Pagano, uno degli avvocati che ha curato la situazione della coppia.

Anche se la legge «salva suicidi» è attiva da un paio d’anni, sono ancora pochi gli imprendito­ri sovra indebitati che vi fanno ricorso anche se sono in aumento: «Ci sono grosso modo una decina di casi simili in Veneto su cui siamo al lavoro al momento – spiega l’avvocato Danilo Griffo, dell’altro studio che ha curato il procedimen­to – I casi però sono decisament­e in aumento e prevediamo di incrementa­re molto il ricorso a queste procedure. Siamo specializz­ati in queste situazioni e le trattiamo in tutta Italia: ci sono stati sottoposti due casi identici a Brescia».

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