Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tra le sentinelle del Cristallo «Così combattiam­o la frana»

Cortina, viaggio fino alla ferita della montagna

- Andrea Priante

CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Silvano Mina è un volontario della protezione civile - sezione Ana - che da giorni si turna con i suoi colleghi per monitorare il percorso della frana che ha invaso il sestriere di Alverà, a Cortina. Le sentinelle sono dislocate lungo il corso del Bigontina, lavorano in coppia giorno e notte, su turni di dieci ore. «Guardo l’acqua cercando di leggerne i segnali: se cresce il livello, se delle pietre ci rotolano dentro... Ogni dettaglio può suggerire che sia in atto un nuovo smottament­o». E mentre scatta una nuova allerta meteo sulle Dolomiti, i volontari sono pronti a dare l’allarme che metterebbe in salvo gli abitanti.

CORTINA D’AMPEZZO «L’altra notte il cielo era giallo. No, dico, giallo! Metteva paura...».

Silvano Mina Plaito ha 63 anni, è il vice coordinato­re della protezione civile AnaCadore ed è una delle sentinelle che da giorni stanno con gli occhi puntati sul corso della colata di massi e fango che si è abbattuta sul sestriere di Alverà, a Cortina d’Ampezzo.

Nella notte di venerdì, una frana si è staccata dal Cristallo incanaland­osi sul Bigontina, il fiumiciatt­olo che attraversa l’abitato. Ed è scivolando sull’acqua che le pietre hanno preso a rotolare a una velocità folle, fino a piombare a valle con una potenza in grado di spazzare via ogni cosa, anche l’auto sulla quale viaggiava l’anestesist­a Carla Catturano, uccisa tra le lamiere trascinate per oltre un chilometro.

Ma passata l’ondata di melma e detriti, è rimasta la paura. Perché sopra Alverà restano massi grandi come camion, in bilico, pronti a rotolare giù. E così, mentre gli operai spezzano le pietre oppure le spostano quel tanto che basta per metterle in sicurezza, la protezione civile ha

Mina L’altra notte il cielo sul Cristallo era giallo, metteva paura

iniziato un interminab­ile monitoragg­io del torrente.

«È dal Bigontina che si vede se arrivano nuovi smottament­i», assicura Mina. Il loro lavoro è fondamenta­le: ai primi segnali di una nuova frana, hanno il compito di dare l’allarme al campo base, dove si trovano i mezzi dei vigili del fuoco dotati di sirene. Nel caso, gli abitanti sono già stati istruiti: devono tapparsi in casa e salire ai piani superiori.

«Siamo dislocati in tre punti: a Rio Gere, a circa 1700 metri di quota; al lago Scin, un centinaio di metri più sotto; e nell’abitato di Alverà», spiega l’alpino. I volontari lavorano in coppia, per mantenere sempre alta l’attenzione in quei turni che arrivano a coprire dieci ore filate.

Silvano Mina è una sentinella del lago. «Soprattutt­o nei primi giorni non dovevamo staccarci dal corso d’acqua. È solo da qui che si possono leggere i segnali di nuove colate: se il livello del Bigontina aumenta, se cambia colore, se tra i flutti si mescolano le pietre, i tronchi...». Funziona così: gli occhi puntati su quell’acqua che, a cin- que giorni dal disastro, resta di un inquietant­e colore grigiastro.

La giornata della sentinella trascorre aspettando qualcosa che si vorrebbe non arrivasse mai. «E anche di notte, quando accendiamo i fari per illuminare il torrente. È quello il turno più difficile: cala la stanchezza e bisogna lottare con se stessi per non perdere la concentraz­ione». A dare una mano c’è la tecnologia: i radar rilevano le perturbazi­oni in arrivo. Perché una bomba d’acqua come quella che si è abbattuta la scorsa settimana, potrebbe provocare nuovi distacchi dalla montagna. E proprio ieri la protezione civile ha diramato l’allerta-meteo: fino alle 8 di domani sono attesi temporali e rovesci in Veneto, con «possibili criticità idrogeolog­iche nell’area dolomitica e pedemontan­a».

Anche per questo motivo, al termine della riunione del Centro operativo comunale che si è tenuta a Cortina, è stato deciso di prolungare almeno fino a oggi il servizio di monitoragg­io «a vista» del fronte franoso. La rimozione dei massi dall’alveo del Bigontina dovrebbe bastare a evitare nuove tragedie, ma per precauzion­e è stato rinviato ancora di qualche ora il ritorno a casa della trentina di sfollati del sestiere. Per loro, la decisione definitiva arriverà questa mattina, nel corso di un incontro in prefettura. «E nel frattempo - conclude Mina - noi non ci muoviamo da qui».

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