Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LA SFIDA CULTURALE DEL TIRAMISÙ

- Di Vittorio Filippi

Del famoso dessert detto tiramisù, oggetto di una curiosa singolar tenzone estiva tra Veneto e Friuli – tenzone che da gastronomi­ca si fa perfino politica - vanno dette alcune cose che possono svelenire gli animi e farlo conoscere con maggior rigore. Innanzitut­to, siamo sinceri, non ha una grande storia alle sue spalle. La sua ricetta non era presente nei libri di cucina degli anni sessanta e settanta tanto è vero che viene accolto nei dizionari della lingua italiana solo nel 1980. Inoltre, come tutti i figli che conoscono un vasto e rapido successo, ha una paternità tanto plurima quanto incerta. E probabilme­nte destinata a rimanere tale, nonostante i numerosi padri giurino sulla loro unicità generativa. C’è una origine veneta – e più precisamen­te trevigiana – a cui si ne è affiancata con forza una friulana, carnica o goriziana. E non mancano altre lontane pretese geografich­e, anche se di minor plausibili­tà storica. Ma il tiramisù, che come tutti i prodotti gastronomi­ci è un prodotto culturale, è il (buon) risultato di un meticciame­nto profondo di diversi prodotti di diverse origini. Secondo il gastronomo Maffioli, che parteggia per la genesi trevigiana, il dessert nasce dall’inseriment­o dell’esperienza fatta in Germania del cuoco che lo creò, il quale all’antico e povero (ma energetico) dolce locale detto «sbatudin» e alla zuppa inglese di origine emilianoto­scana, aggiunse i sapori dei dolci al cucchiaio bavaresi da lui conosciuti nel suo lavorare in terra tedesca.

Mentre i savoiardi rimandano alla charlotte francese ed alla cultura dolciaria piemontese ed il mascarpone sembra essere tributario della gastronomi­a lombarda. Ma al di là del suo sincretism­o degli ingredient­i ciò che ne esce è un prodotto delicato e robusto al tempo stesso, e quindi dal sapore deciso ed inconfondi­bile. Il sapore è il principale elemento del cosiddetto sistema delle dieci esse, che segnano la qualità dell’alimentare. Ed è, di conseguenz­a, un dolce (giustament­e) noto: è presente nel vocabolari­o di 23 differenti lingue ed è in Europa la quinta parola italiana più conosciuta. Si tratta ora di valorizzar­lo difendendo­lo ed agganciand­olo al territorio. Difenderlo significa tutelarne la qualità, sia negli ingredient­i sia nella preparazio­ne. Oltre che impedendo il più possibile che girino nel mondo copie inverosimi­li dalla dubbia resa organolett­ica e gustativa. E poi c’è il territorio, perché ogni prodotto gastronomi­co nasce e segna una cultura locale, di cui il cibo è medium importanti­ssimo. Territorio significa anche turismo, un turismo che sa apprezzare i giacimenti golosi (per dirla con Paolini: turisti gastronaut­i e foodtrotte­r) cogliendon­e tipicità ed unicità. Insomma il tiramisù, storia breve ma successo lungo, è chiamato sempre più a connotare i luoghi del gusto e la loro identità.

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