Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Latitante dà un falso indirizzo a casa di anziani a Santa Bona
Arrestato, era in fuga dal Kosovo dove ha sparato a un uomo
TREVISO Quando hanno visto la polizia arrivare nella loro casa, nel quartiere di Santa Bona, hanno pensato a un errore. Invece gli agenti cercavano proprio quell’indirizzo perché, in quell’appartamento, insieme a una coppia di anziani avrebbe dovuto vivere anche Cushtrim Gllasovikcu, 29enne kosovaro. Latitante e ricercato in patria perché condannato per aver sparato a un uomo nell’ambito di una faida famigliare. Una notizia che ha sconvolto i due anziani, ignari di tutto.
Quel giovane, dal nome impronunciabile, loro non solo non l’avevamo mai ospitato, ma neppure mai conosciuto. Eppure era proprio il loro indirizzo quello che il 28enne, scappato dal Kosovo nel 2016, aveva indicato nei documenti presentati all’ufficio immigrazione della questura per ottenere il permesso di soggiorno per «motivi di protezione sociale». Una vera e propria richiesta di asilo che Gllasovikcu ha presentato, forse ignaro che, dopo la sua fuga, in Kosovo a suo carico era stata emessa una condanna e un conseguente mandato d’arresto internazionale. Se l’avesse saputo, probabilmente non avrebbe presentato domanda di regolarizzazione. Fornendo pure un indirizzo falso, quello appunto della coppia di anziani che, senza saperlo, sulla carta ha ospitato, per mesi, un latitante.
Pensava evidentemente di farla franca, con la giustizia del suo Paese grazie alle maglie burocratiche del nostro. Ma gli è andata male. I controlli sulle richieste di permesso soggiorno, che siano di protezione o meno, sono infatti ferrei. E per questo gli agenti dell’ufficio immigrazione, capito che poteva trattarsi di un soggetto ricercato, hanno chiesto l’intervento degli ispettori della squadra mobile.
Dai dati forniti dall’Interpol, infatti, risulta che il 28enne avrebbe sparato a un uomo, ferendolo gravemente, per vendetta dopo che questo aveva litigato con suo padre nell’ambito di una sanguinosa faida tra famiglie. Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale. «Accertato che era proprio lui il latitante kosovaro, lo abbiamo cercato all’indirizzo che aveva fornito – spiega il dirigente Claudio Di Paola -, ma abbiamo trovato solo gli anziani che si sono anche molto spaventati quando hanno capito quello che era successo». Ciò che li preoccupa infatti, è il motivo per il quale, tra tanti Gllasovikcu abbia scelto proprio il loro indirizzo. Visto che in quella casa di Santa Bona il 28enne non era mai stato e che risultava irreperibile, gli ispettori lo hanno atteso al varco, all’ufficio immigrazione dove era stato convocato per ricevere i documenti richiesti.
Lì invece del permesso di soggiorno ha trovato le manette e un passaggio diretto al carcere che, per una curiosa coincidenza, si trova proprio a Santa Bona dove aveva falsamente dichiarato di vivere. SAN ZENONE In auto con un vero e proprio kit per un pestaggio, con tanto di spranghe e tirapugni. Nei guai operaio 28enne San Zenone. Il giovane, che era a bordo della sua Fiat Punto insieme a due amici, è incappato in un controllo stradale dei carabinieri di Fonte, intorno all’una di martedì a Ca’ Rainati. I militari hanno intimato l’alt e fatti scendere gli occupanti hanno controllato l’interno del veicolo, scoprendo che sotto il sedile del conducente erano nascoste due spranghe di ferro. Nessuno dei tre ha saputo o voluto spiegare il motivo per il quale erano nell’auto e a quel punto, i carabinieri hanno deciso di procedere anche con la perquisizione personale. Le cose si sono complicate ancora: dalle tasche del 28enne è sbucato anche un tirapugni. Per l’uomo, incensurato e sposato, è scattata una denuncia per porto abusivo di oggetti atti ad offendere. (m.cit.)