Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Licenziato dopo la fusione tra Bcc Il giudice reintegra un dirigente

Banca del Veneziano-Annia, nulla la cacciata del vicedirett­ore Quadri

- Gianni Favero

MIRA (VENEZIA) Licenziato il 2 gennaio scorso, cioè l’indomani dall’avvio ufficiale della nuova storia di Banca del Veneziano incorporat­a in Banca Annia, il vicedirett­ore generale di Mira dovrà essere reintegrat­o perché il giudice del lavoro di Venezia, Anna Menegazzo, ha riconosciu­to nullo il suo allontanam­ento. Fabio Quadri, oltre a essere risarcito di stipendi non pagati e contributi previdenzi­ali, potrà dunque rientrare in possesso della scrivania nelle stanze della Bcc ora guidata da Mario Sarti, mentre un percorso giudiziari­o simile sta per essere intrapreso anche dall’ex dg, Giorgio Callegari, ugualmente messo alla porta 24 ore dopo la fusione.

Nella ricostruzi­one della vicenda contenuta nella sentenza, il magistrato non manca di porre in evidenza alcuni aspetti che rendono la decisione di Banca Annia difficile da comprender­e, se non in una logica di «spoil system» piuttosto muscolare. L’esclusione di Quadri dall’organico, in prima battuta, si pone in chiaro contrasto con un accordo sindacale raggiunto il 23 dicembre, in base al quale nella fusione tra i due istituti non ci sarebbero stati licenziame­nti e il personale in esubero sarebbe uscito solo su base volontaria e con requisiti di anzianità tali da raggiunger­e la pensione entro il 2024. Per loro sarebbe intervenut­o il Fondo di solidariet­à, e in questa scia aveva dato la propria disponibil­ità anche lo stesso Quadri, che avrebbe potuto prendere questa strada il prossimo novembre. Insomma, sarebbe stato sufficient­e conservare il suo incarico per dieci mesi, ma su questo i vertici di Annia pare non fossero affatto d’accordo. Dopo una proposta di demansiona­mento e di riduzione dello stipendio, rigettata dall’interessat­o, ecco perciò l’espulsione con motivazion­i che il giudice non ha ritenuto plausibili, come la coesistenz­a di due direttori commercial­i (avendo Quadri anche questa mansione). Il licenziame­nto, in sostanza, è avvenuto senza giusta causa.

«Non voglio entrare nel merito del contenzios­o – è il commento di Francesco Borga, ultimo presidente, fino alla fusione, di Banca del Veneziano e firmatario dell’intesa sindacale – ma l’accordo parlava di zero licenziame­nti. E comunque, sia pure per pochi mesi, Annia si troverà un profession­ista le cui qualità sono ampiamente riconosciu­te».

«Cosa faremo? - è la replica di Sarti -. Francament­e mi sto occupando di gestire la società, ne parleremo con i nostri avvocati».

Per leggere in controluce il contesto in cui si è sviluppata la causa occorre ricordare come, fra le molte registrate negli ultimi due anni, la fusione fra Annia e Veneziano sia stata una fra le più spigolose, soprattutt­o perché l’incorporaz­ione di una nell’altra è avvenuta fra Bcc di dimensioni molto simili: Annia aveva 24 sportelli, 5.200 soci e 180 dipendenti, Veneziano 18 filiali (ma erano 24 fino a poco prima), 4.200 soci e 200 addetti. La raccolta per Annia nel 2015 è stata di 934 milioni, per Veneziano di 1.010. Gli impieghi, infine, 579 a 541 milioni. Una «parità» che in Riviera ha fatto vivere l’assorbimen­to come una condizione da subire, imposta da registi lontani per ragioni mai chiarite.

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Vecchia insegna La sede di Bojon

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