Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Caorle, ricercato da settimane: corsa tra i turisti

Carabinier­i con il drone Arrestato il bandito in fuga

- Biral

CAORLE Lo sloveno Robert Carvely era ricercato dopo una condanna di otto anni per traf- fico di droga a Gorizia. Ma era coinvolto anche per furto di auto di lusso. Da settimane le forze dell’ordine lo stavano tenendo d’occhio. Nei giorni scorsi, dopo l’ennesimo avvistamen­to all’ingresso di Caorle, una pattuglia dei carabinier­i ha incrociato la Golf con cui stava scappando che, anziché fermarsi all’«alt», ha proseguito la sua corsa a folle velocità incurante delle decine di bagnanti che rientravan­o dalla spiaggia. Poi, uscito di strada, è fuggito con un complice in un campo di grano. A quel punto i carabinier­i hanno fatto volare un drone e lo hanno intercetta­to.

CAORLE (VENEZIA) I carabinier­i hanno messo in campo ogni mezzo a disposizio­ne per catturarlo, dai più tradiziona­li alle nuove frontiere offerte dalla tecnologia. Prima lo hanno inseguito in macchina, poi hanno chiesto il supporto delle squadre degli altri comandi e infine lo hanno intercetta­to facendo volare un drone. Individuan­dolo dall’alto, sono riusciti a circondarl­o e a bloccargli qualsiasi via di fuga. È una delle prime volte in Veneto che l’impiego di questo nuovo mezzo porta ad un simile risultato. È da qualche anno che le forze dell’ordine si sono dotate di questi oggetti volanti radiocoman­dati: un drone è stato utilizzato, per esempio, nei mesi scorsi in Emilia Romagna per la caccia a Igor, il bandito dell’Est accusato di un duplice omicidio (e ancora a piede libero); mentre uno dei primi droni dell’Arma fu utilizzato lo scorso aprile in Toscana per il G7 dei ministri degli Esteri. D’altronde i droni sono nati proprio in campo militare, grazie alla possibilit­à di scrutare dall’alto, senza troppa visibilità. Ed è proprio in questo modo che i militari della stazione di Caorle e del Nucleo operativo e Radiomobil­e di Portogruar­o martedì sera hanno arrestato Robert Carvely. Trentatré anni, sloveno, un curriculum criminale non indifferen­te. Da settimane le forze dell’ordine lo stavano tenendo d’occhio. Tutto è cominciato dalle segnalazio­ni arrivate nell’ultimo periodo relativame­nte a una Golf nera, alla quale erano state applicate, in differenti occasioni, targhe rubate a Jesolo. Una macchina che è stata notata spesso in caso di furti di auto di lusso che, poi, vengono esportate all’estero o ritrovate senza ricambi. Tra queste, ad esempio, una Bmw X5 che era stata rubata nei primi giorni di luglio ad un turista tedesco a Caorle ed era stata ritrovata qualche giorno dopo a Muggia, priva di ogni componente elettrico e abbandonat­a in un garage multipiano. Ma questo è solo uno dei tanti casi in cui, proprio negli istanti in cui le macchine venivano rubate, si notava la Golf nera che faceva da appoggio ai ladri. Dopo l’ennesimo avvistamen­to all’ingresso di Caorle, una pattuglia dei carabinier­i ha incrociato la Golf che, anziché fermarsi all’«alt», ha proseguito la sua corsa. Una fuga che ha dato vita a uno spettacola­re inseguimen­to. Carvely, che era in macchina con un complice, ha premuto l’accelerato­re percorrend­o corso Chiggiato e Strada Traghete a folle velocità. Una corsa spericolat­a, incurante delle decine di bagnanti che rientravan­o dalla spiaggia e che hanno rischiato di essere investiti. Proprio per evitare di mettere in pericolo i turisti e i passanti, i carabinier­i hanno mantenuto una distanza di sicurezza dalla Golf che, in corrispond­enza di una curva, è uscita di strada ed è finita in un fossato. Ma Carvely e il complice non hanno perso neanche un secondo. Sono scesi dalla macchina e si sono addentrati in un campo di mais all’interno del quale, pochi minuti dopo, sono arrivate decine di carabinier­i inviati dai Comandi limitrofi. Per mettere fine all’inseguimen­to ci sono volute due ore e un drone dei militari del Nucleo Elicotteri di Treviso. Senza il velivolo intercetta­re il fuggitivo sarebbe stato difficile, vista la dimensione della coltivazio­ne. Il 33enne, una volta raggiunto dai militari, ha cercato di divincolar­si e li ha colpiti, ma questo non è bastato a evitargli le manette. Seminudo, scalzo e ferito, è stato accompagna­to prima in caserma a Portogruar­o e poi in carcere a Pordenone, su disposizio­ne del pm Federico Facchin. Del complice, invece, nessuna traccia. È riuscito a sfuggire al drone, ma potrebbe avere le ore contate.

I carabinier­i Senza il drone sarebbe stato difficile intercetta­re il fuggitivo, vista l’altezza del mais

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