Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
NAPOLI E LE DUE FACCE
Probabilmente la causa dev’essere l’iniziale del nome: V come Valentina o Valeria. Forse è il sortilegio di Napoli: unico. Magari è tutta colpa della letteratura e di Anna Maria Ortese, l’autrice de «Il mare non bagna Napoli»: «Questa città i forestieri la amano con occhi e cuori diversi dai nostri». Fatto sta che già il 26 agosto 2015, Valentina, professionista toscana di 36 anni, collaboratrice farmaceutica da Torino a Torre Annunziata per due anni, salutò Napoli con un post strappalacrime su Facebook che asfaltò chilometri di luoghi comuni: «Napoli puzza? Puzza di sfogliatelle, di panni stesi al sole, di pizza sfornata a ripetizione, di salsedine, di limoni, di gelsomino. Napoli è troppo caotica?. Napoli è risate, ogni giorno è una commedia». Oggi è il turno di Valeria. Ironia della sorte, la sua storia pare uno scioglilingua partenopeo. Come la livella di Totò. Perchè la protagonista del remake semi-reale di «Benvenuti al Sud», di cognome fa Genova, è trevigiana, ha una laurea in Filosofia ma tanto pragmatismo, ha vissuto a Londra e da ieri è neo idolo dei napoletani. Anche lei si è trasferita due anni fa con marito e figlia all’ombra del Vesuvio. Ora è in attesa di ritrasferirsi: a Roma. La sua lettera su Facebook è virale: «Amo Napoli e la difenderò sempre, diventerò sua ambasciatrice». Risultato: oltre 30mila «like», migliaia fra sms e spettatori delle sue dirette postate. Davanti ad una figlia del Veneto che per sua stessa ammissione non ha più «la cantilena veneta», (de)cade persino il monito della nonna: «Vai a Napoli? Attenta alle pallottole volanti».
VENEZIA «Quanto siamo idioti noi del Nord a vivere di pregiudizi, guardando Napoli come il covo dello schifo, della criminalità e delle nefandezze. Siamo piccoli, molto piccoli». E ancora: «E’ bellissima anche Treviso, non è una pecora nera, però c’è la Lega. Porto qui pure Gentilini e Salvini, così li facciamo ricredere». Stralci della lettera d’amore scritta da Valeria Genova a Napoli su Facebook, il primo, e di una delle sue tante dirette sullo stesso social, il secondo. Un affresco nel quale però i leghisti veneti non si riconoscono. A partire dal governatore Luca Zaia: «Tanti vogliono bene a Napoli. E io sono stato quel ministro dell’Agricoltura che elevò al rango di Specialità territoriale garantita la pizza napoletana. Il massimo riconoscimento a livello europeo, che fu vissuto dalla città del sole come un fatto storico, epocale. I pizzaioli napoletani mi dedicarono una statuetta del presepe nel mercatino di San Gregorio Armeno. Il rispetto per Napoli e per i napoletani non possono tuttavia offuscare la preoccupazione e l’ansia per una mala gestione che colpisce direttamente tanti, troppi abitanti di quella città».
E poi, sottolinea Paola Goisis, ex parlamentare e bossiana di ferro, «anche il Nord soffre, ma è sempre in secondo piano sul fronte degli aiuti statali». E precisa: «Per esempio, se avessero voluto riconoscerci l’autonomia lo avrebbero fatto tanto tempo fa, non ci sarebbe bisogno del referendum del 22 ottobre, che alla fine è una provocazione. Pensare che poi cambierà tutto, per il Veneto, è un’utopia. La solidarietà e l’umanità della gente del Sud sono innegabili, le conosciamo tutti, ma non possono far dimenticare la grande sofferenza del Nord, che continua a mandare soldi al Meridione benché afflitto dalla crisi economica e dal peso degli extracomunitari. C’è gente che continua ad ammazzarsi perché non ce la fa ad arrivare a fine mese, non ha la casa, assegnata invece ai nuovi arrivati, né lavoro. Tanti cittadini non hanno nemmeno i soldi per curarsi — insiste Goisis — ci sono anziani costretti ad andare a raccattare avanzi di cibo fuori dai supermercati. Ma qui la gente non protesta abbastanza, non scende in piazza spesso come altrove. C’è un altro Dna».
Trova la presa di posizione di Valeria un po’ anacronistica Massimo Bitonci, presidente regionale del Carroccio: «Ognuno può scrivere ciò che vuole, però negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti l’evoluzione del partito: certe espressioni sono state completamente cancellate o ridotte a battute di spirito, che esistono da una parte e dall’altra. Non c’è nessuna separazione con i meridionali, nel Veneto una grossa fetta di popolazione arriva dal Sud e si è stabilmente inserita a tutti i livelli: all’università, nella sanità, nelle forze dell’ordine, nell’esercito. Anche il messaggio insito nel referendum per l’autonomia è chiaro: veneto è chi vive e lavora in questa regione, ne accetta le regole di vita e sociali. Io non sento i pregiudizi di cui parla Valeria. Sì, il Sud è gravato dal fenomeno della mafia, che però ha allungato i suoi tentacoli al Nord e quindi è una battaglia che unisce, non divide, perché va combattuta insieme». Sceglie toni patriottici Giancarlo Gentilini: «Sono pronto a incontrare, ad abbracciare Valeria e a dirle: sei una mia fan. Ma mi ha chiamato in causa a sproposito, perché ho sempre ammirato la gente del Sud non gestita dalla mafia, amo il popolo vero e serio, che lavora e si comporta bene come la razza Piave. Nel 1944, a guerra appena finita, ho salvato due palermitani delle Brigate Nere. Il mio amore per tutti i cittadini d’Italia è sempre stato questo, senza differenze. E infatti per 22 anni il Comune di Treviso è stato meta di molti meridionali, che volevano conoscere me, il sindaco-sceriffo del Nord. Io amo il popolo italiano più di Valeria — ribadisce — amo il tricolore e sotto c’è posto per tutti. Anche se sono arrivato solo fino a Roma...».
Esclude preconcetti pure Fabrizio Boron, presidente della commissione Sanità in Regione: «Napoli è meravigliosa, come tanti altri posti d’Italia, ma che diventi tema politico per criticare la Lega è controproducente. Fa ottenere alla giovane trevigiana il risultato contrario di quello voluto, cioè attrarre buoni pensieri sulla città del sole. Sono fiero di essere veneto ma ciò non significa essere contro qualcuno. In Veneto lavorano migliaia di persone del Sud e non mi risulta che qualcuna sia scappata perché qui abbia trovato l’inferno. Anzi — aggiunge Boron — si sono stabilite in questa terra ed è la risposta più forte all’accusa di un Nord prevenuto. Per la Lega il pregiudizio è sbagliato. Se vogliamo l’indipendenza ed essere padroni a casa nostra non è per andare in antitesi a qualcuno ma per valorizzare la nostra identità e il nostro senso di appartenenza. Gli stereotipi esistono: vogliamo parlare del veneto che nelle fiction fa sempre la parte dello scemo o dell’ignorante?». (m.n.m.)