Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sogni e talento il campus dei piccoli geni
Hanno trai 4 e i 17 anni. Una settimana tra scacchi, musica e quiz
Nel Trevigiano si è svolto un campus estivo riservato a bimbi «plusdotati»: 33 piccoli geni giunti da tutta Italia con le loro famiglie.
PADERNO DEL GRAPPA (TREVISO) «Cosa farò da grande? Me lo domando spesso…». A tredici anni ci sta, non avere ancora le idee chiare. Anche se le maestre ti hanno consigliato di passare direttamente dalla prima alla terza elementare, fai parte di un’associazione che riunisce i bambini plusdotati e i test ti attribuiscono un quoziente intellettivo di 158, quando qualunque dei tuoi compagni di classe raccoglierebbe un punteggio tra 85 e 115. Un genio. Ma pur sempre un ragazzino: «Sto valutando due opzioni: il giocatore di basket oppure lo scienziato. Spero di inventare un metodo che mi consenta di abbinare queste due passioni».
Stefano parla così: con un linguaggio da adulto, mai una sbavatura, un’insicurezza. E sua madre lo sta a sentire senza preoccuparsi troppo. «Se la sa cavare benissimo da solo», assicura.
Lei e il figlio vengono da Padova. Intorno ci sono altri bambini – dai quattro ai 17 anni - arrivati da ogni parte d’Italia, tutti accompagnati dai genitori e tutti accumunati da doti superiori alla media. Una sorta di raduno nazionale dei piccoli geni.
Per la prima volta, il camp estivo di «Step-net» - la Onlus con sedi in tutto il territorio nazionale, che mette in rete le famiglie di bambini «ad alto potenziale» - è stato organizzato in Veneto. Una settimana di vacanza conclusa sabato e trascorsa all’interno di una grande struttura sulle colline di Paderno del Grappa. Trentatré i partecipanti con un quoziente intellettivo di almeno 120 («Ma non ci piace l’idea che la potenzialità venga misurata con un numero», precisano i responsabili), ai quali si sono aggiunti papà, mamme e fratellini.
Ciascuno ha il proprio talento. Ci sono i prodigi della musica: un bimbo di 9 anni che è appena stato dichiarato idoneo all’ammissione al Conservatorio di Milano (suona la cornetta inglese), o l’undicenne considerato la più giovane promessa del pianoforte. Dell’informatica (Filippo a 9 anni ha realizzato un programma di animazione in 3D per spiegare il sistema solare ai suoi compagni di classe), della matematica o del linguaggio. Perché la genialità, spesso, è questione di punti di vista.
All’interno del camp i partecipanti trascorrono le giornate coltivando le loro passioni, seguiti da un team di esperti, educatori e psicologi. Gite sui colli ma anche pomeriggi passati leggendo manuali, o nei laboratori di matematica o giocando a risolvere complicatissimi problemi di logica.
Un bambino di 8 anni di Milano corre incontro ai genitori piangendo. «C’è rimasto male spiega la mamma mentre lo consola - perché ha appena battuto il maestro di scacchi e nessuno dei suoi amichetti gli crede…».
È la solitudine dei piccoli geni. «Quando aveva due anni – racconta un papà – i giochi dei suoi coetanei lo annoiavano: erano semplici, scontati. E così si inventava dei passatempi. Ma quando gli altri bambini si avvicinavano non riuscivano a divertirsi, perché ciò che faceva era troppo complesso».
Difficile trovare un equilibrio quando a tre anni d’età sai già scrivere in corsivo, o a cinque fai addizioni a sei cifre. «Un giorno, credo avesse cinque o sei anni, l’ho trovato in cameretta che discuteva con sua sorella delle criticità della Libia post-Gheddafi», racconta un altro genitore.
Stefano, il genietto padovano, spalanca gli occhioni azzurri: «In questi campus mi diverto perché incontro dei ragazzini che sono come me, che mi capiscono. A scuola è più difficile trovare degli amici: alcuni sono un po’ invidiosi, altri mi prendono in giro».
Eppure è questa «la meglio gioventù», quella che davvero ha le potenzialità per cambiare il mondo. «Ma non è detto che un bambino plusdotato si trasformi in un adulto altrettanto talentuoso», avverte Viviana Castelli, presidente di Step-net. «La loro intelligenza li rende dei bimbi molto sensibili e con un alto senso della giustizia. Però occorre riconoscere le loro doti e stimolarle, metterli nelle condizioni di utilizzarle fino in fondo. Altrimenti rischiano di dissipare il talento».
Per questo motivo la Onlus si batte affinché il Ministero organizzi dei corsi per insegnare ai docenti a distinguere gli studenti plusdotati, così da fornire loro un piano didattico personalizzato. Il rischio? «Nei confronti di uno di questi bambini, le maestre avevano segnalato il sospetto di iperattività e di deficit di attenzione. In realtà assumeva dei comportamenti sbagliati solo perché a scuola si annoiava a morte». Oggi, a nove anni, è un genio del computer.
Il tredicenne padovano Cosa farò da grande? Sono indeciso: il giocatore di basket oppure lo scienziato