Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sogni e talento il campus dei piccoli geni

Hanno trai 4 e i 17 anni. Una settimana tra scacchi, musica e quiz

- Di Andrea Priante

Nel Trevigiano si è svolto un campus estivo riservato a bimbi «plusdotati»: 33 piccoli geni giunti da tutta Italia con le loro famiglie.

PADERNO DEL GRAPPA (TREVISO) «Cosa farò da grande? Me lo domando spesso…». A tredici anni ci sta, non avere ancora le idee chiare. Anche se le maestre ti hanno consigliat­o di passare direttamen­te dalla prima alla terza elementare, fai parte di un’associazio­ne che riunisce i bambini plusdotati e i test ti attribuisc­ono un quoziente intelletti­vo di 158, quando qualunque dei tuoi compagni di classe raccoglier­ebbe un punteggio tra 85 e 115. Un genio. Ma pur sempre un ragazzino: «Sto valutando due opzioni: il giocatore di basket oppure lo scienziato. Spero di inventare un metodo che mi consenta di abbinare queste due passioni».

Stefano parla così: con un linguaggio da adulto, mai una sbavatura, un’insicurezz­a. E sua madre lo sta a sentire senza preoccupar­si troppo. «Se la sa cavare benissimo da solo», assicura.

Lei e il figlio vengono da Padova. Intorno ci sono altri bambini – dai quattro ai 17 anni - arrivati da ogni parte d’Italia, tutti accompagna­ti dai genitori e tutti accumunati da doti superiori alla media. Una sorta di raduno nazionale dei piccoli geni.

Per la prima volta, il camp estivo di «Step-net» - la Onlus con sedi in tutto il territorio nazionale, che mette in rete le famiglie di bambini «ad alto potenziale» - è stato organizzat­o in Veneto. Una settimana di vacanza conclusa sabato e trascorsa all’interno di una grande struttura sulle colline di Paderno del Grappa. Trentatré i partecipan­ti con un quoziente intelletti­vo di almeno 120 («Ma non ci piace l’idea che la potenziali­tà venga misurata con un numero», precisano i responsabi­li), ai quali si sono aggiunti papà, mamme e fratellini.

Ciascuno ha il proprio talento. Ci sono i prodigi della musica: un bimbo di 9 anni che è appena stato dichiarato idoneo all’ammissione al Conservato­rio di Milano (suona la cornetta inglese), o l’undicenne considerat­o la più giovane promessa del pianoforte. Dell’informatic­a (Filippo a 9 anni ha realizzato un programma di animazione in 3D per spiegare il sistema solare ai suoi compagni di classe), della matematica o del linguaggio. Perché la genialità, spesso, è questione di punti di vista.

All’interno del camp i partecipan­ti trascorron­o le giornate coltivando le loro passioni, seguiti da un team di esperti, educatori e psicologi. Gite sui colli ma anche pomeriggi passati leggendo manuali, o nei laboratori di matematica o giocando a risolvere complicati­ssimi problemi di logica.

Un bambino di 8 anni di Milano corre incontro ai genitori piangendo. «C’è rimasto male spiega la mamma mentre lo consola - perché ha appena battuto il maestro di scacchi e nessuno dei suoi amichetti gli crede…».

È la solitudine dei piccoli geni. «Quando aveva due anni – racconta un papà – i giochi dei suoi coetanei lo annoiavano: erano semplici, scontati. E così si inventava dei passatempi. Ma quando gli altri bambini si avvicinava­no non riuscivano a divertirsi, perché ciò che faceva era troppo complesso».

Difficile trovare un equilibrio quando a tre anni d’età sai già scrivere in corsivo, o a cinque fai addizioni a sei cifre. «Un giorno, credo avesse cinque o sei anni, l’ho trovato in cameretta che discuteva con sua sorella delle criticità della Libia post-Gheddafi», racconta un altro genitore.

Stefano, il genietto padovano, spalanca gli occhioni azzurri: «In questi campus mi diverto perché incontro dei ragazzini che sono come me, che mi capiscono. A scuola è più difficile trovare degli amici: alcuni sono un po’ invidiosi, altri mi prendono in giro».

Eppure è questa «la meglio gioventù», quella che davvero ha le potenziali­tà per cambiare il mondo. «Ma non è detto che un bambino plusdotato si trasformi in un adulto altrettant­o talentuoso», avverte Viviana Castelli, presidente di Step-net. «La loro intelligen­za li rende dei bimbi molto sensibili e con un alto senso della giustizia. Però occorre riconoscer­e le loro doti e stimolarle, metterli nelle condizioni di utilizzarl­e fino in fondo. Altrimenti rischiano di dissipare il talento».

Per questo motivo la Onlus si batte affinché il Ministero organizzi dei corsi per insegnare ai docenti a distinguer­e gli studenti plusdotati, così da fornire loro un piano didattico personaliz­zato. Il rischio? «Nei confronti di uno di questi bambini, le maestre avevano segnalato il sospetto di iperattivi­tà e di deficit di attenzione. In realtà assumeva dei comportame­nti sbagliati solo perché a scuola si annoiava a morte». Oggi, a nove anni, è un genio del computer.

Il tredicenne padovano Cosa farò da grande? Sono indeciso: il giocatore di basket oppure lo scienziato

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy