Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fondi pubblici, il presidente della coop: «Tutto regolare, quei soldi non sono spariti»
VENEZIA Fondi regionali per progetti mai realizzati. È l’ipotesi della Corte dei conti che ha appena chiuso l’inchiesta nata dalla vicenda di Ca’ della Robinia, la coop che - dopo aver ricevuto 3,4 milioni per realizzare una struttura per disabili a Nervesa della Battaglia l’affittò a un privato per farne una birreria. L’indagine si è poi allargata ad altri due finanziamenti sospetti. Per il primo, che coinvolge l’Ipas di Padova, si contesta un danno erariale da 4,2 milioni: è la cifra ottenuta dalla cooperativa per realizzare un progetto a Monselice. Moreno Lando, il presidente di Ipas, respinge le accuse. «A nostro avviso abbiamo agito correttamente», assicura. «L’idea era di creare un polo della logistica dove far lavorare disabili ed ex detenuti. Ci abbiamo provato, siamo partiti. Poi, nel 2015, è scoppiato il putiferio: la Regione ci ha intimato di restituire il finanziamento perché il nostro progetto prevedeva di occupare più disabili di quanti effettivamente stavano lavorando. Ma dobbiamo tenere conto del momento storico, della crisi. Un progetto di quel tipo aveva bisogno di tempo per concretizzarsi. Ed è proprio quello che non ci hanno lasciato: il tempo». Insomma, secondo Lando l’idea era buona e Ipas ha fatto tutto ciò che poteva per realizzarla. È andata male. Lo stesso sarebbe capitato al secondo finanziamento finito al vaglio della Corte dei conti: una fattoria didattica sulle colline di Pederobba. L’idea era dell’associazione «4 autism» che raggruppa i genitori di bimbi autistici, che con i 152mila euro della Regione avevano acquistato un terreno. Tutto fermo - spiegano - per via della burocrazia. E qui spunta il solito Moreno Lando che con un socio (Diego Dainese) rilevò la «4 autism» e con essa l’intero progetto. A distanza di anni, però, a Pederobba resta solo un campo incolto. «L’idea non stava in piedi spiega - provammo a cambiarla per andare incontro alle esigenze del territorio, ma non fu possibile». Su una cosa, però Lando è netto: «La questione è affidata ai nostri avvocati: vedremo chi ha ragione. Ma sia chiaro che il capitale è garantito: su entrambe le operazioni, Monselice e Pederobba, esistono delle ipoteche. Inoltre ci sono i valori immobiliari e, nel caso del polo logistico, anche i guadagni legati all’impianto fotovoltaico che abbiamo installato. Comunque vada a finire, i cittadini possono stare tranquilli: quei soldi pubblici non sono spariti». (a.p.)