Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Derivati ,Vittorio Veneto fa causa a Intesa
I contratti «swap» sottoscritti dalla giunta Scottà. Il Comune: «Nelle carte qualcosa che non va»
VITTORIO VENETO Quando furono sottoscritti, a metà del decennio scorso, il mito della «finanza creativa» era al suo apice e ad essere sedotto dalle decantate potenzialità dei titoli derivati fu anche il Comune di Vittorio Veneto. Oggi, che la somma anticipata allora da Intesa SanPaolo alla giunta a trazione leghista di Giancarlo Scottà, secondo il modulo del contratto «swap», costa all’attuale amministrazione interessi destinati a invertire il beneficio complessivo per le casse pubbliche già dall’inizio del prossimo decennio, in municipio è scattato l’allarme. E la giunta Tonon ha deciso di intentare causa all’istituto di credito.
Semplificando, i due finanziamenti elargiti da Intesa, alla loro scadenza, fra il 2024 ed il 2026, avranno fatto uscire dai forzieri comunali molto più di quanto questi avevano ricevuto dieci anni fa.
Per avere un’idea, con riferimento soltanto al maggiore dei contratti, a fronte dei 6,2 milioni di euro incamerati dal 2006 al 2015, la somma da restituire a Intesa SanPaolo da oggi al 2024 vale 10 milioni e mezzo. Di fronte alla tabella con grafico degli oneri in impennata – dai 538 mila euro già versati lo scorso anno al milione e 658 mila che toccherà pagare nel 2024 - l’attuale amministrazione, di colore diverso dalle precedenti, si è decisa a riguardare bene i contratti. Scoprendo che, almeno secondo l’interpretazione dello studio legale incaricato, vi sarebbe più di qualche irregolarità, sufficiente a dichiarare nullo il rapporto e a revocarne quindi gli effetti.
Si tratta di questioni molto tecniche e complesse e sulle quali Intesa SanPaolo fino ad oggi non avrebbe voluto sentire ragioni. «Sta di fatto – sottolinea l’assessore al Bilancio, Giovanni Napol – che nel nostro, come in molti altri casi, la Corte dei Conti ha acceso un faro. Fino al 2014 la giunta della città era in linea con quella che firmò il contratto con la banca e dunque fu evidentemente preferito non mettere in discussione le scelte. Si sono mangiati l’uovo e pure la gallina, noi dovremmo pagare per le loro imprudenze. Ma in quelle carte c’è qualcosa che non va». Fino a oggi gli avvocati hanno cercato di individuare un punto di accordo con la banca e di chiudere la controversia in modo bonario, con un pari e patta senza ulteriori danni, che aiuterebbe a dimenticare anche le audaci acrobazie finanziarie di chi comandava prima. Ma senza successo. «Questa amministrazione è chiamata a tutelare gli interessi del Comune e perciò – conclude Napol - non abbiamo altra scelta che promuovere un’azione giudiziaria».