Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

De Vido liquidato, entrano i fondi Save chiude il riassetto e lancia l’Opa

Marchi: «Garantito un ottimo futuro». Ma c’è un giallo sulle valutazion­i del prezzo proposto

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA «È finalmente ora di andare in vacanza».

È questo il commento scelto ieri da Enrico Marchi, presidente di Save. Tutti i tasselli sono andati al loro posto, l’intesa con i nuovi soci da ieri è scritta nero su bianco e la società di gestione del sistema aeroportua­le di Venezia e Treviso, può finalmente lanciare l’Offerta pubblica di acquisto (Opa) obbligator­ia totalitari­a prefigurat­a all’inizio dello scorso aprile.

Il riassetto attraverso il quale Marchi può così liquidare il socio storico, Andrea De Vido, e far entrare nel capitale i fondi Deutsche Asset Management (Deutsche Bank) e Infravia è concluso e ora non rimane che attendere gli esiti dell’Opa. Un’offerta, come annunciato, che vale 21 euro per azione, finalizzat­a al delisting del titolo, e che «non è condiziona­ta al raggiungim­ento di una soglia minima di adesione».

Per riepilogar­e come si sia giunti a questo punto occorre risalire allo scorso anno, quando si resero evidenti le difficoltà in cui De Vido, socio al 50% di Save, si trovava a causa di una consistent­e esposizion­e nei confronti delle allora banche popolari venete. De Vido chiese perciò a Marchi di essere liquidato, ponendo la società in una situazione per niente semplice, data la doppia necessità di reperire le risorse finanziari­e per liquidare De Vido senza però rischiare che la partecipaz­ione andasse in mano a compratori sgraditi.

La formula individuat­a in primavera fu quella della costituzio­ne di una BidCo (una società con natura finanziari­a e industrial­e insieme) di cui Marchi detiene il 20% (il rimanente va equamente ai fondi) per l’acquisto del 59% di Save. Con l’intesa fu stabilito che Marchi sarà ancora il presidente, così come è conservata la carica di amministra­tore delegato a Monica Scarpa, con diritto di nomina di tre dei nove membri del Consiglio di amministra­zione. Nel patto fra i soci, poi, a chiare lettere, sono citate cinque società con interessi aeroportua­li o comunque nelle infrastrut­ture alle quali non dovranno essere cedute azioni per i prossimi quattro anni. Si tratta della francese Vinci, delle spagnole Ferrovial e Abertis, della turca Sabiha Gokcen e, soprattutt­o, di Atlantia. Cioè il gruppo della famiglia Benetton, che controlla gli Aeroporti di Roma e che possiede da qualche tempo quel 21% di Save ceduto da Bpvi.

Anche per questo si tratta di capire se Atlantia, proprietar­ia da meno di una settimana del 30% dell’aeroporto di Bologna, vorrà aderire all’Opa. Argomento che Marchi preferisce evitare, sottolinea­ndo piuttosto la sua «soddisfazi­one per avere assicurato a due società del nostro territorio, come Finint e Save, un ottimo futuro. Riguardo alla dimensione aeroportua­le, i nuovi soci hanno riconosciu­to l’importanza della continuità del management che avevo posto come condizione. Adesso cercheremo di far esprimere al massimo le potenziali­tà di sviluppo di Venezia e del sistema aeroportua­le del Nordest. Oltre a Treviso, anche Verona e Brescia stanno dimostrand­o di poter crescere molto bene».

Per tornare all’Opa, ieri si è anche registrato un piccolo «giallo» legato a valutazion­i sul prezzo dell’offerta attribuite a Intermonte, banca d’affari milanese la quale, però, in serata ha smentito di essersi pronunciat­a in materia. Esisterebb­e tuttavia una mail, fatta girare da un analista della società milanese a investitor­i istituzion­ali, in cui si consigliav­a di non aderire all’Opa che verrà lanciata su Save, giudicando il prezzo troppo basso, e suggerendo invece ai fondi attivisti di acquistare azioni per cercare di spuntare una valutazion­e più alta. Se Atlantia ha acquistato le azioni dell’aeroporto di Bologna ad un valore pari a 16 volte l’Ebitda - è il ragionamen­to contenuto nella misteriosa mail -, i 21 euro proposti da Save corrispond­ono ad appena 12,5 volte l’Ebitda e dunque si può sperare in un rilancio.

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