Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Profughi, ora basta», il fronte dei sindaci Pd
Consensi dopo il no al trasferimento dalla base di Bagnoli. E Milan: «Sbaglia la prefettura»
PADOVA «Abbiamo già dato». I sindaci di centrosinistra e il Pd parlano con una sola voce. E al coro si unisce anche Roberto Milan, primo cittadino di Bagnoli che aveva chiesto a Padova di riprendersi 300 richiedenti asilo. «Una provocazione per sollecitare il prefetto: sta abusando di Bagnoli».
PADOVA «Bagnoli merita rispetto, non è un Comune di serie B. È un Comune come Padova e come quelli dell’Alta Padovana e non può sopportare da sola la gestione dei migranti. La prefettura lavori più seriamente». Il sindaco di Bagnoli Roberto Milan torna alla carica sullo svuotamento dell’hub e stavolta non parla a suocera (il sindaco Sergio Giordani) perché intenda la nuora (il prefetto Renato Franceschelli). Milan aveva chiesto a Giordani di riaprire la caserma Prandina chiusa dal predecessore Massimo Bitonci e di riprendersi trecento richiedenti asilo che vi trovavano ospitalità. «Di riprendersi i migranti non se ne parla», ha risposto il sindaco. E ieri il suo vice Arturo Lorenzoni ha confermato. «Ho chiamato Milan perché sono favorevole al dialogo - premette - ma Padova non può aiutare, l’apertura delle caserme non ci compete. E non siamo disposti a subire imposizioni da parte di nessuno: sul punto tra me e Giordani c’è totale unità d’intenti». Un doppio no, insomma.
E se Milan avesse chiesto ai suoi colleghi del centrosinistra Achille Variati a Vicenza, Giovanni Manildo a Treviso o Jacopo Massaro a Belluno avrebbe ricevuto una risposta dello stesso tenore: «Abbiamo già dato, grazie». Ed è anche la linea del Pd «Ha ragione giorndani - dice il consigliere regionale Claudio Sinigaglia Non esiste che i sindaci del centrodestra non facciano accoglienza diffusa. Cona e Bagnoli sono anche colpa loro».
«Vicenza ha già dato tutto quello che poteva dare in termini di solidarietà - ripete Variati - Abbiamo già 900 richiedenti asilo nel territorio comunale e la misura è colma». A Vicenza c’è un rifugiato ogni 124 vicentini, Padova ne accoglie 630 (uno ogni 334 abitanti), Belluno 120 (rapporto di uno a 300), Treviso uno ogni 210 cittadini e a Bagnoli con 750 ospiti nell’hub e 3.600 residenti si raggiunge la vetta di uno a cinque. «Nei rapporti tra sindaci sono sempre stato un sostenitore della distribuzione sul territorio, tra Treviso e Casier abbiamo una concentrazione al di là della normalitàspiega Manildo - Bagnoli è ancora più sproporzionato ma sono concentrazioni inevitabili quando l’accoglienza diffusa non è resa possibile da sindaci che si rifiutano di aderire ai progetti. Invece io credo sempre che, con le giuste garanzie da parte dello Stato e per le persone che ne hanno diritto, ogni sindaco debba fare la sua parte. Premesso questo, avrei risposto come Giordani, non è solo una questione politica. Padova sta già facendo la sua parte, ci sono invece Comuni che non hanno alcun ospite. Per questo deve subentrare un senso collettivo di gestione del tema, soprattutto nel momento in cui finalmente il numero degli arrivi è in calo del 3,5% rispetto all’anno scorso».
Quello di «ognuno faccia la sua parte è il refrain inascoltato» non solo dai sindaci del centrodestra e della Lega. «Con Lorenzoni ci siamo chiaritispiega il sindaco di Bagnoli - Lui condivide il mio punto di vista: è necessaria una redistribuzione, il mio Comune non può sopportare da solo il peso. Quella di riprendersi i trecento richiedenti asilo era una provocazione, un modo per dire: Padova, se ci sei batti un colpo perché la tua parola vale di più e aiutami a dire che l’intera provincia deve fare la sua parte - incalza Milan – Il prefetto di Padova sta abusando di Bagnoli, 700 persone sono una polveriera di tensione: lavori più seriamente. E soprattutto non dica che i sindaci leghisti non vogliono accogliere perché gli fa solo pubblicità. La verità è che nella bassa padovana ci sono sindaci leghisti che accolgono e i profughi finiscono tutti qui perché gli affitti costano meno rispetto all’Alta Padovana».
La collaborazione con la prefettura è fondamentale a Belluno,dove i migranti insegnano francese nelle scuole, aiutano a tenere pulite le strade e a ridipingere i cancelli delle scuole. Un modello di integrazione portato ad esempio in Europa. «Fanno un corso di italiano e prendono lezioni obbligatorie sulla cultura del nostro paese affinché non ci siano fraintendimenti sul ruolo delle donne - precisa il sindaco Massaro - Sanno che non devono chiedere l’elemosina, altrimenti vanno via: quindici dall’inizio dell’anno, sono stati rimpatriati- Il nostro modello funziona perché il territorio, il Comune, fa squadra con lo Stato, la prefettura. Bisogna avere un progetto, crederci e avere una prefettura disponibile».