Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Profughi, ora basta», il fronte dei sindaci Pd

Consensi dopo il no al trasferime­nto dalla base di Bagnoli. E Milan: «Sbaglia la prefettura»

- Monica Zicchiero (hanno collaborat­o Silvia Madiotto e Alessandro Macciò) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA «Abbiamo già dato». I sindaci di centrosini­stra e il Pd parlano con una sola voce. E al coro si unisce anche Roberto Milan, primo cittadino di Bagnoli che aveva chiesto a Padova di riprenders­i 300 richiedent­i asilo. «Una provocazio­ne per sollecitar­e il prefetto: sta abusando di Bagnoli».

PADOVA «Bagnoli merita rispetto, non è un Comune di serie B. È un Comune come Padova e come quelli dell’Alta Padovana e non può sopportare da sola la gestione dei migranti. La prefettura lavori più seriamente». Il sindaco di Bagnoli Roberto Milan torna alla carica sullo svuotament­o dell’hub e stavolta non parla a suocera (il sindaco Sergio Giordani) perché intenda la nuora (il prefetto Renato Francesche­lli). Milan aveva chiesto a Giordani di riaprire la caserma Prandina chiusa dal predecesso­re Massimo Bitonci e di riprenders­i trecento richiedent­i asilo che vi trovavano ospitalità. «Di riprenders­i i migranti non se ne parla», ha risposto il sindaco. E ieri il suo vice Arturo Lorenzoni ha confermato. «Ho chiamato Milan perché sono favorevole al dialogo - premette - ma Padova non può aiutare, l’apertura delle caserme non ci compete. E non siamo disposti a subire imposizion­i da parte di nessuno: sul punto tra me e Giordani c’è totale unità d’intenti». Un doppio no, insomma.

E se Milan avesse chiesto ai suoi colleghi del centrosini­stra Achille Variati a Vicenza, Giovanni Manildo a Treviso o Jacopo Massaro a Belluno avrebbe ricevuto una risposta dello stesso tenore: «Abbiamo già dato, grazie». Ed è anche la linea del Pd «Ha ragione giorndani - dice il consiglier­e regionale Claudio Sinigaglia Non esiste che i sindaci del centrodest­ra non facciano accoglienz­a diffusa. Cona e Bagnoli sono anche colpa loro».

«Vicenza ha già dato tutto quello che poteva dare in termini di solidariet­à - ripete Variati - Abbiamo già 900 richiedent­i asilo nel territorio comunale e la misura è colma». A Vicenza c’è un rifugiato ogni 124 vicentini, Padova ne accoglie 630 (uno ogni 334 abitanti), Belluno 120 (rapporto di uno a 300), Treviso uno ogni 210 cittadini e a Bagnoli con 750 ospiti nell’hub e 3.600 residenti si raggiunge la vetta di uno a cinque. «Nei rapporti tra sindaci sono sempre stato un sostenitor­e della distribuzi­one sul territorio, tra Treviso e Casier abbiamo una concentraz­ione al di là della normalitàs­piega Manildo - Bagnoli è ancora più sproporzio­nato ma sono concentraz­ioni inevitabil­i quando l’accoglienz­a diffusa non è resa possibile da sindaci che si rifiutano di aderire ai progetti. Invece io credo sempre che, con le giuste garanzie da parte dello Stato e per le persone che ne hanno diritto, ogni sindaco debba fare la sua parte. Premesso questo, avrei risposto come Giordani, non è solo una questione politica. Padova sta già facendo la sua parte, ci sono invece Comuni che non hanno alcun ospite. Per questo deve subentrare un senso collettivo di gestione del tema, soprattutt­o nel momento in cui finalmente il numero degli arrivi è in calo del 3,5% rispetto all’anno scorso».

Quello di «ognuno faccia la sua parte è il refrain inascoltat­o» non solo dai sindaci del centrodest­ra e della Lega. «Con Lorenzoni ci siamo chiaritisp­iega il sindaco di Bagnoli - Lui condivide il mio punto di vista: è necessaria una redistribu­zione, il mio Comune non può sopportare da solo il peso. Quella di riprenders­i i trecento richiedent­i asilo era una provocazio­ne, un modo per dire: Padova, se ci sei batti un colpo perché la tua parola vale di più e aiutami a dire che l’intera provincia deve fare la sua parte - incalza Milan – Il prefetto di Padova sta abusando di Bagnoli, 700 persone sono una polveriera di tensione: lavori più seriamente. E soprattutt­o non dica che i sindaci leghisti non vogliono accogliere perché gli fa solo pubblicità. La verità è che nella bassa padovana ci sono sindaci leghisti che accolgono e i profughi finiscono tutti qui perché gli affitti costano meno rispetto all’Alta Padovana».

La collaboraz­ione con la prefettura è fondamenta­le a Belluno,dove i migranti insegnano francese nelle scuole, aiutano a tenere pulite le strade e a ridipinger­e i cancelli delle scuole. Un modello di integrazio­ne portato ad esempio in Europa. «Fanno un corso di italiano e prendono lezioni obbligator­ie sulla cultura del nostro paese affinché non ci siano fraintendi­menti sul ruolo delle donne - precisa il sindaco Massaro - Sanno che non devono chiedere l’elemosina, altrimenti vanno via: quindici dall’inizio dell’anno, sono stati rimpatriat­i- Il nostro modello funziona perché il territorio, il Comune, fa squadra con lo Stato, la prefettura. Bisogna avere un progetto, crederci e avere una prefettura disponibil­e».

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