Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’inferno nel camping e il pompiere eroe «Cadevano alberi, così ho salvato una turista»

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CAVALLINO TREPORTI Prima il cielo. «Giallo, un cielo giallo come no ho mai visto». Poi il vento, che parte dal mare ed è sempre più forte. «Si mescola con i lampi e fa un umore che mette paura. E la pioggia con le gocce che arrivano addosso veloci sui corpi seminudi dei bagnanti fanno male che sembrano aghi di spillo».

Inizia così. E i turisti che si trovano sulla spiaggia di Cavallino Treporti capiscono subito che non potrà finire bene. Ecco che si forma il vortice. Cresce sul mare, ha qualche decina di metri dai lettini, e solleva una colonna di goccioline e alghe alta quanto un palazzo. Si dirige subito verso il bagnasciug­a. Impiega pochi secondi e appena tocca la sabbia cambia colore. Ora è giallo come il cielo, e tutto intorno ogni cosa perde i contorni e diventa sfuocata. La torretta dei bagni vola via. Poi tocca alle sdraio e agli ombrelloni: «Il tornado passa, li solleva e poi li scaglia. Proiettili colorati fatti di tela, giocattoli di plastica, materassin­i gonfiabili che scoppiano. Comincia la fuga, chi si trova sulla riva si dirige verso i campeggi per mettersi in salvo ma anche per dare l’allarme ai famigliari che non sospettano nulla. Il camping village «Mediterran­eo» è una bella struttura con piscina, ristoranti e parco giochi.In questi giorni ospita più di tremila persone. Tedeschi, soprattutt­o. Ma anche tanti italiani, svizzeri e olandesi. Molti, a metà pomeriggio stanno sistemando le roulotte, guardano la tivù o bevono birra seduti ai tavolini dei bungalow. Sono in costume perché anche se non c’è il sole fa caldo.

Prima delle grida di chi scappa dalla spiaggia, arriva il ticchettio della pioggia: «Ma non è acqua - assicura Davide Muro, un tedesco che parla bene l’italiano e si trova in villeggiat­ura con moglie e bambini - Sono le pigne che cadono dai rami dei pini marittimi, a centinaia». Basta un attimo e il tornado piomba sul campeggio. Si sposta, ondeggia. E intanto alberi alti venti metri vengono giù con le radici strappate dalla terra. In una roulotte c’è Michael Hierl, tedesco pure lui, con la moglie, una bambina di due anni e il figlio più grande di otto. «Dalla finestra sul tettuccio ho visto le piante oscillare e ho gridato: tutti a terra! Ci siamo sdraiati sul pavimento un attimo prima che ci crollasser­o addosso tre alberi, uno dopo l’altro». La roulotte è distrutta ma lui si libera, esce dalle lamiere e si fa largo trai rami. Ha il tempo di afferrare la figliolett­a e correre verso l’unica struttura che sembra non lasciarsi piegare dalle raffiche: i bagni del campeggio sono in muratura. Lascia la piccola lì. Le dice: «Aspettami, stai tranquilla». Intanto arrivano altre decine di persone che si ammassano fra le docce in quello che sembra essere l’unico luogo veramente sicuro. Michael torna indietro, si infila di nuovo nella roulotte accartocci­ata: «Ho preso mia moglie e l’altro bambino e ho portato fuori pure loro».

Piccoli gesti di eroismo in mezzo all’inferno, come quello di Marco Renosto, un vigile del fuoco trevigiano che al «Mediterran­eo» è arrivato mercoledì per una settimana di vacanza: «Ho visto la bufera sul mare e sono corso al campeggio. Le piante mi cadevano intorno e una di queste ha centrato una turista di 42 anni. Con l’aiuto di un medico ho spezzato i rami fino a liberarla. Abbiamo capito subito che la sua schiena era messa male. Una tavola da surf è diventata la barella e intanto ho chiamato l’elicottero del Suem e acceso un fumogeno per farlo atterrare sulla spiaggia».

E’ questo vigile del fuoco a coordinare le prime fasi dell’emergenza, intorno ci sono bambini che piangono, scene di panico: «Mi sono chiusa dentro e sentivo la roulotte sollevarsi - dice Natascia Ghilardi, una bergamasca in vacanza con la famiglia - Urlavo a mio marito di rientrare ma lui restava fuori per impedire al tendone di volare via e intanto nessuno di noi sapeva dove fosse finita

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