Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’oncologo: «Aurora sarà un esempio per tutti noi»
PADOVA Per tutti resterà semplicemente la bambina più buona d’Italia. Una leucemia l’ha portata via a soli otto anni, dopo che la piccola ha combattuto con la malattia per troppo tempo. Mercoledì scorso Aurora Maniero si è spenta in un letto nel reparto di Oncomatologia pediatrica dell’azienda ospedaliera di Padova. Il tempo di vedere sposarsi mamma e papà, il suo ultimo desiderio. Quello che non saprà mai è che la madre, dipendente di un noto esercente della zona, per stare accanto alla figlia è stata licenziata per aver superato il numero di congedi di malattia.
Di Aurora si ricorderà il sorriso che non l’ha mai abbandonata nei mesi difficili trascorsi a sperare di guarire. Mamma Valentina e papà Mirko, insieme alla sorella, sono riusciti a farle il regalo più grande. L’ultimo suo desiderio era vedere i due genitori sposati e loro dieci giorni fa si sono messi l’anello al dito, rendendo felice quella figlia tanto generosa. Già, perché Aurora era diventata «famosa» per un gesto compiuto qualche anno fa. In occasione del suo quinto compleanno aveva chiesto ad amici e parenti di riempire un salvadanaio con alcune offerte. Poi, di sua spontanea volontà, aveva donato i soldi all’associazione Team for Children che in tutto questo tempo l’ha seguita e ospitata. Tre anni fa, gli era stato consegnato il «Premio bontà» dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio. In quella circostanza il professor Giuseppe Basso, primario dell’Oncomatologia, era riuscito a scattarsi una foto con la piccola, che ora conserverà come una reliquia all’interno del suo studio. «In quell’immagine la tengo in braccio - racconta il medico Aurora resterà un esempio per noi che quotidianamente seguiamo queste difficili situazioni. È stata una bambina che ha dato molto di più di quello che ha ricevuto. Io l’ho sempre vista sorridente, mai arrabbiata nonostante la malattia e con quel gesto ha dimostrato la sua immensa grandezza. È un privilegio lavorare con bambini come Aurora: coraggiosi, pieni di grinta, ce la mettono tutta. Con lei abbiamo provato ogni tipo di terapia ma purtroppo era affetta da un tumore del sistema nervoso che lascia ai malati una possibilità di sopravvivenza non superiore al 30%. In questi casi ci rendiamo conto di quanto sia importante la ricerca e l’aiuto di chiunque voglia fare una donazione».