Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Jesolo, rapinati e sequestrati col figlio. «Aprite la cassaforte»
Titolari della pizzeria minacciati con la pistola
VENEZIA Sequestrati per ore da rapinatori con il volto coperto in una stanza, insieme al figlio di sette anni. Notte di terrore a Jesolo per i proprietari del ristorante Atmosphera. La coppia, insieme al loro bimbo, è stata sorpresa da un gruppo di malviventi. Dopo aver picchiato e minacciato con una pistola il titolare del locale, i rapinatori si sono fatti consegnare centomila euro in contanti. Per scappare, poi, hanno chiuso moglie, marito e figlio in una stanza, portandosi via le chiavi.
JESOLO Il ristorante, ormai, è vuoto. Gli ultimi clienti sono usciti e tutto è stato sistemato e rimesso in ordine per riaprire il mattino seguente. Il titolare si sta occupando delle ultime faccende in cucina prima di rientrare a casa, quando si ritrova accerchiato da due uomini. Uno ha il volto coperto e gli punta contro una pistola, l’altro non si preoccupa di nascondere il viso e lo minaccia con un taser (la pistola elettrica). «Apri la cassaforte», gli intimano. E poi lo aggrediscono. Prendono i soldi, circa 100mila euro, e lo chiudono insieme alla moglie e al figlio di sette anni in uno stanzino, portandosi via anche le chiavi e un cellulare.
Quelli vissuti ieri notte da un ristoratore di Jesolo e dalla sua famiglia sono stati interminabili minuti di terrore. Due banditi hanno messo a segno il colpo perfetto al ristorante «Atmosphera» di via Bafile, in piazza Brescia. Una zona che in questo periodo all’una e 20 del mattino è ancora frequentata dai più giovani in vacanza e si svuota solo più tardi, quando tutti vanno a dormire o sono in discoteca. Eppure, nonostante il viavai, la coppia di rapinatori aveva pianificato tutto nel dettaglio ed è riuscita a non dare nell’occhio, né prima né durante il colpo, né al momento della fuga. Si tratta, secondo la descrizione fornita dal titolare ai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di San Donà, di due uomini che hanno tradito un accento dell’Europa dell’Est.
L’agguato. L’incubo, per la famiglia di ristoratori, comincia poco dopo l’una. I rapinatori attendono all’esterno il momento giusto per entrare in azione, quando sono certi di essere lontani da occhi indiscreti. Raggiungono subito la cucina, dove trovano il proprietario. Lo colpiscono alla tempia e al volto, ferendolo. Lo strattonano e lo costringono ad aprire la cassaforte. Evidentemente sanno che c’è una cassetta di sicurezza e sanno che il bottino può essere cospicuo. È possibile che, nei giorni precedenti, avessero eseguito un sopralluogo, magari per una cena, o che fossero stati informati da qualcuno. Il titolare — che ha preferito non rilasciare dichiarazioni alla stampa — obbedisce e consegna tutti i contanti. Alla scena assistono anche la compagna e il bambino che, però, i rapinatori risparmiano. A loro interessano solo i soldi. Sanno comunque che dal momento in cui metteranno piede fuori dal locale le vittime della rapina chiameranno aiuto e, per prendere tempo, decidono di chiuderla in uno stanzino.
Chiudono la porta a chiave, non prima di essersi fatti consegnare il cellulare dal proprietario. Poi si lasciano alle spalle il ristorante e, con ogni probabilità, salgono a bordo di un’auto che li sta aspettando nelle vicinanze. Non è chiaro se ad attenderli ci fosse un complice. Questo lo stanno verificando i carabinieri della compagnia di San Donà guidati dal capitano Dario Russo, che stanno ricostruendo la vicenda analizzando le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della zona, che potrebbero aver immortalato i rapinatori, e sentendo eventuali testimoni. La famiglia è riuscita a liberarsi e a chiedere aiuto solo più tardi, quando dei banditi ormai si erano già perse le tracce. i militari hanno setacciato a lungo la zona, senza risultato.